FESTIVAL DI ROMA 2014 – Incontro con Luis Ortega e Ailin Salas per Lulu

Lulu

Il regista e sceneggiatore argentino Luis Ortega e l'attrice Ailin Salas hanno presentato oggi in conferenza stampa il film Lulu, nella sezione Cinema d'Oggi, un film che riecheggia la Nouvelle Vague nel suo assalto violento e divertito alla città di Buenos Aires. 

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LuluIl regista e sceneggiatore argentino Luis Ortega e l'attrice Ailin Salas hanno presentato oggi in conferenza stampa il film Lulu, nella sezione Cinema d'Oggi. 

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Come mai questo finale così diverso dal resto del film? Arriva inaspettatamente e non sembra coerente con il comportamento dei personaggi.
Luis Ortega: Questo film parla di libertà, libertà compulsiva, e la compulsione non è lineare. La libertà dovrebbe riempire, ma non basta mai. Inoltre, dentro di me convivono sensazioni poco ottimiste, che ovviamente derivano dalla realtà che ci circonda. Ho voluto rappresentare la bellezza e la disperazione, che porta poi all’annichilimento della persona. Il film inizia come un divertimento, ma si trasforma poi in ben altro.

Sebbene tu rappresenti una situazione di disperazione, i tuoi personaggi godono a vivere per strada, rubano per divertimento, per eccitazione. Era importante per te ridurre in questo modo il livello drammatico?
Luis Ortega: Le persone che più mi affascinano sono quelle che decidono di vivere per strada, non quelle che vi sono costrette. Non mi interessa rappresentare la realtà, a quello ci ha già pensato il neorealismo. Le situazioni realistiche vanno bene per i giornali, non per me. Mi attrae chi vive in strada per scelta, chi ha provato di tutto nella vita e ha poi deciso di lasciare tutto, vivendo in uno stato quasi buddhista nel caos delle città contemporanee. Non è una questione di romanticismo.

 

 

Il suo sguardo su Buenos Aires mi ha ricordato per certi versi La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino: piazze, monumenti e bellezza architettonica che non coincide certo con i sobborghi più poveri della città.
Luis Ortega: La mia intenzione era quella di mostrare coloro che vivono per strada in mezzo alla parte ricca della città, ai luoghi belli. Ma questo non c’entra niente con il film di Sorrentino. Qui la gente spara alle macchine che passano, e non si vede l’ombra della polizia. Ciò che volevo raggiungere era un realismo poetico per così dire. In ogni caso, nel mio film non c’è niente di grande. È un film semplice, non ho ambizioni estetiche, non ho usato luci artificiali, è tutto frutto della luce diurna.

 

Per certi versi il suo film ricorda la prima Nouvelle Vague, i primi Truffaut e Godard, o anche Les amants du pont-Neuf, di Carax, cioè prendere la città e assaltarla con la macchina da presa, e popolarla con l’energia dei personaggi. Erano questi i suoi riferimenti?
Luis Ortega: No, non uso riferimenti, non voglio ancorarmi a un regista o un genere, ma non posso negare l’influenza che questi film hanno avuto sulla mia formazione.

 

Trovo interessante il fatto che non si spieghi mai il passato del protagonista, mentre molto tempo viene dedicato a quello di lei e della sua psicologia, specialmente nelle scene dove si vede esplicitamente la sua famiglia.
Ailin Salas: Sì, ho amato girare quella scena. Ha contato molto anche l’intuizione e l’atmosfera: abbiamo infatti girato in un appartamento dove era da poco morta una signora, ed è un’atmosfera che completa i personaggi. Si capisce perché il mio personaggio voglia vivere da sola, si avverte il disagio della morte che proviene dalla figura paterna.
Luis Ortega: Per quanto riguarda lui, volevo che l’impressione fosse quella di un essere venuto al mondo senza antenati e predecessori, senza passato e senza ragioni. Certo, la storia ha passato varie fasi di sceneggiatura, all’inizio si sarebbe dovuto vedere anche il suo passato, ma ho preferito rendere così l’idea della sua alienazione. È un personaggio che non ha un posto di appartenenza, e a quell’età non si sa davvero chi si è o da dove si venga, si è solo posseduti dalla propria voracità.

 

In questo periodo si vedono molti film argentini ai Festival di tutto il mondo. Si sente vicino agli altri, o parte di un movimento?
Luis Ortega: Credo che nessun regista argentino si senta in rapporto con i suoi colleghi, e questo discorso vale anche per me. L’unico cineasta a cui devo molto è Leonardo Fabio, ma è un regista del passato, non della mia generazione.

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