FESTIVAL DI ROMA 2014 – Incontro con Park Chan-wook

park chan wook

Dopo aver salutato il pubblico, con la divertita promessa che questa volta non si sarebbe sicuramente annoiato, il maestro sudcoreano Park Chan-wook ha presentato il suo ultimo lavoro, A Rose Reborn, un cortometraggio prodotto da Luca Guadagnino per il gruppo Zegna. 

 

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park chan wookDopo aver salutato il pubblico, con la divertita promessa che questa volta non si sarebbe sicuramente annoiato, il maestro sudcoreano Park Chan-wook ha presentato il suo ultimo lavoro, A Rose Reborn, un cortometraggio prodotto da Luca Guadagnino per il gruppo Zegna

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Protagonista è un imprenditore britannico che ha sviluppato una nuova tecnologia molto utile all'ambiente verso cui un acquirente miliardario è molto interessato.
 
 
 
Possiamo dire che i grandi autori sono sempre uguali a se stessi senza però ripetersi mai. Questo film è sorprendente perchè reinventa il tuo cinema ma la visione del mondo che emerge è diversa rispetto a ciò che hai fatto fino ad ora. Com'è nata la collaborazione col gruppo Zegna e come hai sviluppato il discorso estetico dell'alta modo in modo così originale e al servizio del marchio?
Inizialmente volevo fare un film con rapimenti però le persone intorno a me mi avevano detto che non era possibile. Il mondo dell'alta moda è per me sconosciuto, però ho avuto una telefonata con Stefano Pilati, abbiamo parlato di Zegna e di questo mondo e sono riuscito ad avvertirlo. Eravamo d'accordo sulla necessità di rappresentare una nuova era, un élite che avesse una nuova forma e un nuovo aspetto dove trionfasse l'immagine dell'uomo bello. Mi hanno lasciato completamente libero. 
 
 
In questo film si può leggere un proseguimento della tua visione della società, presente anche nella trilogia della vendetta, secondo cui l'uomo è tendenzialmente buono ma la società lo costringe a fare il male. Qui la società fa esprimere il meglio dell'uomo?
Il protagonista, Steven, è un uomo che vive imprigionato nel proprio mondo, conosce solo la sua tecnologia e il suo mondo. È di un ceto sociale alto e colto. Mr Lu è un po' la guida grazie a cui Steven riesce a uscire dal suo piccolo mondo chiuso, inizia a comunicare e incontrare tante persone. Lu desidera usare il proprio potere e denaro per creare un mondo migliore. Insieme fanno la promessa di farlo. Paragonando questo film ad altri miei è sicuramente molto positivo, rivela la bontà nascosta nell'animo di ciascuno di noi.
 
 
Nella tradizione italiana, dallo stil novo in poi, il bello è al centro di un ideale di trasformazione del mondo: la bellezza che guida al cielo, che salva. Hai colto questo carattere tipico della cultura italiana. Nel film si racconta un viaggio in cui i protagonisti sono entrambi trasformati ma nessuno è arrivato da una parte, si sono conosciuti grazie al bello. 
Ho dovuto fare questo film collegato a una famosa fashion house, quindi doveva necessariamente avere a che fare con il concetto estetico. Ho espresso l'importanza dell'estetica per me, l'importanza dell'estetica e dell'eleganza. Ciò comprende anche lo sforzo del tentativo di capire l'altro. Il film si basa su momenti di circolarità, dalla forma tondeggiante dell'uovo che comincia a Londra con un famoso nuovo edificio, passa per la circolarità del volto del manichino, per la lampada della miniera e alla fine con l'uovo che dà nuovamente vita alla rosa. Ho sottolineato la bellezza di questa rotondità. Solitamente ero stato abituato a considerare un completo da uomo (giacca e pantaloni) come qualcosa che dovesse avere due pezzi dello stesso tessuto oppure due pezzi completamente diversi. Prima di girare ho visto un filmato su un fashion show e ho visto tanti modelli con vestiti completamente diversi, sembravano quasi combinazioni sbagliate che però ho sentito estremamente belle. Da questo è partita la mia idea. Nella mia mente ho pensato all'incipit di questo film composto dai due uomini che si scambiano a vicenda i vestiti che indossano. È alla fine c'è addirittura lo scambio della cravatta. In quella scena c'è un'inquadratura che guarda Steven dalla testa ai piedi, come se fosse rinato, di una elegante bellezza che prima non aveva.
 
 
Ultimamente la produzione coreana si è avvicinata molto a quella americana. Cosa ne pensa e quali sono i vantaggi e gli svantaggi di partecipare a una produzione americana?
Non solo io, in molti abbiamo avuto qualche esperienza con gli americani o in lingua inglese. In questo processo ho imparato molto ma mi sono anche trovato a pensare che alcune cose del sistema coreano siano migliori. Comunque la strada della collaborazione penso che sia la strada del futuro. Per quanto riguarda gli svantaggi posso dire che la preproduzione in Corea prende troppo tempo, negli Usa è la postproduzione ad essere troppo lunga. 
 
 
Ha girato anche in Italia, c'è qualcosa che l'ha colpita e che potrebbe utilizzare magari per un prossimo film?

Nel film ci sono scene dal Waioming e da Londra ma la maggior parte sono state girate a Milano. Durante la lavorazione ho incontrato professionisti davvero bravi, siamo stati come una famiglia, mi piacerebbe tornare a girare un lungo. 

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