FESTIVAL DI ROMA 2014 – Un cinema fanciullo. Masterclass con Stephen Daldry

Stephen Daldry sul set di Trash
Piera Detassis e Costanza Quatriglio hanno moderato l'incontro con il regista britannico autore di Billy Elliot e del recentissimo Trash, presentato nella sezione Gala. Il tema principale è stato il suo lavoro con i bambini e l'approccio usato con i giovani attori brasiliani del suo ultimo film

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Undici minuti di scene tratte da Billy Elliot, The Hours e il trailer dell'ultimo Trash per introdurre il pubblico alla masterclass con il regista britannico Stephen Daldry. Un incontro che ha avuto per filo conduttore il tema dell'infanzia e soprattutto il metodo usato da Daldry con i giovani attori brasiliani di Trash e che è stato moderato da Piera Detassis e dalla documentarista Costanza Quatriglio.

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Alcuni giornali italiani oggi ti definiscono il maestro dei racconti sull'adolescenza. Che ne pensi?

Dipende dai punti di vista. Alcuni dicono questo e altri cose del tutto diverse come ad esempio che la mia specialità sia quella di lavorare con le attrici e di uccidere le protagoniste in ogni film. Il mio punto di partenza resta la storia che voglio raccontare. Se mi interessa la storia tutto il resto viene secondariamente.

Ci spieghi la scelta di ambientare Trash in Brasile quando nel libro la location era immaginaria?

Il film è tratto da un libro di Mulligan Andy che è stato un insegnante in Brasile, India e Filippine. Quando abbiamo deciso di fare il film ci sembrava che il Brasile potesse essere la location adatta sia per la questione delle favellas sia perchè è un paese con una forte tradizione di attori non professionisti. Ci siamo trovati bene. Non ci sono state particolari difficoltà, anche perchè abbiamo avuto massimo rispetto per le comunità che raccontavamo e con le quali abbiamo interagito. C'è stato qualche piccolo problema a un certo punto con dei miliziani che lottavano tra loro ma nulla che abbia recato seri danni alla lavorazione. L'idea che molti hanno di Rio come città pericolosa è complessivamente sbagliata a mio parere. E' una città che mi ha colpito per il suo ottimismo. 

Che lavoro hai fatto con i ragazzi che hanno recitato nel film?

Il casting, come sempre succede, è stato molto lungo. Devi prenderti tutto il tempo che serve per trovare quella scintilla necessaria che ti fa dire che quel bambino è la scelta giusta. Serve molta pazienza prima di scovare i ragazzi con la giusta preparazione emotiva, l'immaginazione e la determinazione per affrontare quello che nei provini ancora non sanno e cioè che lavorare in un set è molto complicato e i tempi sono spesso assai lunghi. Si trattava oltretutto di ragazzi che venivano da favellas diverse. Non si erano mai visti prima e non avevano uno stile di vita disciplinato. Vivevano senza orari, con abitudini diverse dalle nostre e per loro adattarsi alla vita del set non è stato facile. Come con tutti gli attori non professionisti la cosa più difficile da spiegare è il perchè si debba ripetere una scena più di una volta. Si finiva spesso con il girare ogni scena in modo diverso e con loro ogni ciak era differente. Nel complesso la lavorazione è stata divertente ma fuori dalle regole. Non giravamo mai in sequenza e non essendo abituati a fare cinema per i ragazzi non era facile capire la linea narrativa delle riprese.Il loro contributo è stato comunque essenziale per la riuscita del film. Ascoltavamo quello che avevano da dire sulla storia e sulla realtà della loro vita in quel contesto sociale e in base alle loro osservazioni potevamo anche modificare la storia. Da un punto di vista linguistico comunicavamo in portoghese, visto che è l'unica lingua che conoscevano. Io con loro non ho voluto imporre un mio punto di vista ma permettere a loro di esprimersi liberamente e raccontare loro stessi. In Trash ero in modalità ascolto.

 

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