FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLA FANTASCIENZA 2006- "Nelle labirintiche profondità dell'oceano, dove hanno origine i sogni"

Le proiezioni del Festival Internazionale della Fantascienza si susseguono senza sosta, alternandosi nelle tre sale messe a disposizione dal Cinecity Mulktiplex, alll'interno del centro commerciale Torri d'Europa. Scienceplusfiction vive di regole proprie, pronte a cambiare ad ogni film, ad ogni storia

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È una lenta immersione, che si lascia alle spalle i rumori della caotica quotidianità. Fuori dal tempo, in ovattati ambienti visivi, saturi di silenzi nuovi, a cui si sovrappongono forme inumane. Altra dimensione, altre sensazioni, altro mondo. Scienceplusfiction vive di regole proprie, pronte a cambiare ad ogni film, ad ogni storia. Non ci sono istruzioni, ma una scala da scendere, fino in fondo, senza esitazioni, più giù, nelle profondità dell'oceano, dove hanno origine i sogni. Basta lasciarsi sorprendere dalla varietà delle proposte ed adattarsi alla nuova atmosfera, ricca di immaginazione. Si respira il freddo polare e l'oscurità di notti infinite, orfane del giorno. Si viaggia nello spazio o tra le pagine di un libro. Ma soprattutto si seguono i labirinti della mente che, sola, può dipingere orizzonti diversi.

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Dal primo pomeriggio fino a tarda notte. Le proiezioni del Festival Internazionale della Fantascienza si susseguono senza sosta, alternandosi nelle tre sale messe a disposizione dal Cinecity Mulktiplex, alll'interno del centro commerciale Torri d'Europa. Due giornate, quelle del 23 e 24 novembre, nelle quali si sono concentrate prime nazionali e internazionali, oltre che la maggior parte dei film in concorso. Pur essendo molto diverse tra loro, quattro delle pellicole in gara nella sezione Neon, sono accomunate dalla presenza/assenza di un silenzio dilagante, che aiuta lo spettatore a superare la barriera da sempre autoimposta, che separa la realtà dal mondo immaginario.


"Frostbiten" si lascia avvolgere dai silenzi sotto zero di un piccolo paesino della Lapponia, dove madre e figlia si trovano loro malgrado a far fronte ad un'inaspettata invasione di vampiri. Il film di Anders Banke, al suo primo lungometraggio, è pervaso da un'ironia e un umorismo che lo avvicinano alla horror comedy di fattura USA, pur conservando delle caratteristiche proprie. In bilico tra risate e momenti di alta tensione, "Frostbiten" affonda le radici nella leggenda, reinterpretandola. Non più luoghi lontani nello spazio e nel tempo, ma un nuovo mito, quello della seconda guerra mondiale, alla quale far risalire l'origine della creatura notturna dai denti aguzzi. Più di una trovata rende il film godibile e originale, seppur troppo debole nel finale.

Per "Subject Two" ancora neve, una dei pochi testimoni degli esperimenti che il dottor Franklin Vick porta avnti indisturbato, solitario inquilino di una baita di montagna. Un film a basso costo per Philip Chidel, girato in 16 giorni, con una troupe di sole 9 persone. Inquadrature che imprigionano i corpi, tagli netti, precisione assoluta, la stessa che il dottor Vick applica nello scegliere le sue vittime, ormai creature non più umane, costrette ad un limbo angosciante di morte e resurrezione senza fine. "Subject Two" lascia il segno, grazie all'amore con il quale è stato girato, che fa trapelare la passione per il cinema da ogni immagine.


Cambio di scena per "Interkosmos", mokumentary dalle venature musicali, che illustra con dovizia di particolari la missione spaziale della Germania Est degli anni '70. Qui i silenzi sono quelli dell'illimitato universo, che irrompe nel mezzo di conversazioni tra astronauti al limite dell'assurdo. Un documentario ben strutturato, nel quale spesso fa capolino la voce fuori campo, che regala autenticità alle foto in  bianco e nero, oltre che alll'intero filmato. Serissimi pionieri dello spazio sciolgono i muscoli a tempo di musica e gli anni '70 invadono lo schermo di suoni e colori. Peccato scoprire che si tratta solo delle proiezioni sul grande schermo delle fantasie di Jim Finn.


Per "Wicked Flower" della giovane Torico il silenzio è quello in cui vivono i Neet, ragazzi disoccupati, che vivono da soli a spese dei genitori. Il silenzio della solitudine, rotta solo da una breve telefonata, o dalle sonorità di un gioco elettronico, riempie la stanza di Miroku. Tutto sembra cambiare quando il ragazzo si iscrive ad un gioco, nel quale affronterà strani enigmi e bambole robotiche, alla scoperta del senso della vita, oltre che di sé stesso. Eccessivamente spezzettato però, il film si perde nel suo rincorrere un punto di vista alternativo, mascherandosi fino alla fine, senza mostrare mai il suo vero volto.


Tra le anteprime di Neon, fa il suo ingresso trionfale in sala "El Labirinto del Fauno", triste favola rischiarata in parte dal potere dell'immaginazione, alla quale Guillermo Del Toro dedica l'intero film. Un folto pubblico si è lasciato conquistare dalle imprese di Ofelia e del suo amico fauno, che non lasciano speranze di salvezza, se non in un'altra vita.


Accoglienza molto calorosa per l'arrivo di Terry Gilliam, che ha ricevuto ieri il premio alla carriera Urania d'argento. Al termine della proiezione del suo ultimo film "Tideland", che ha già raccolto migliaia di critiche in tutto il mondo, a causa di una visione del mondo considerata dai più immorale, il regista si è divertito a parlare con il pubblico, maneggiando un improbabile microfono pieno di suoni e luci colorate.


Dell'horror si nutrono invece "Trapped Ashes", film a episodi in cui le paure i desideri più nascosti dei personaggi prendono corpo nei sogni più cupi e "Ghost Son", che segna il ritorno in sala, seppur in modo poco convincente, di Lamberto Bava.


Il viaggio attraverso le meraviglie di Scienceplusfiction continua: c'è ancora tempo per sognare.


 


 


 

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