Fidarsi del Mifed

Per quanto segnata dalla situazione internazionale, la 68.ma edizione del mercato internazionale del cinema e dell'audiovisivo, svoltasi alla Fiera di Milano dal 28 ottobre all'1 novembre scorsi) si è conclusa con un esito tutto sommato positivo

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Esito contraddetto e contraddittorio per il 68.mo Mifed (dal 28 ottobre all'1 novembre scorsi), il prestigioso mercato internazionale del cinema e dell'audiovisivo che ogni autunno sposta sulla Fiera di Milano il baricentro dell'intero sistema cinematografico mondiale. Da una parte ci sono certi fatti e certe parole, che dicono di una condizione oggettiva di crisi, un po' legata alla situazione contingente del "dopo 11 settembre", un po' dovuta a quel fisiologico ridimensionamento che il Mifed ha subito negli ultimi anni: per dirne una, quest'anno la Miramax a Milano non c'era, anche se sino alla vigilia figurava ufficialmente tra gli espositori, titolare, nella mappa del Mifed, degli uffici A128, poi misteriosamente svaniti nella disposizione degli stand…; per dirne un'altra, si potrebbe citare l'affermazione quanto mai significativa rilasciata a "Moving Pictures" da un importante "compratore" inglese alla vigilia dell'apertura dell'evento milanese: "Per i prossimi tre o quattro mesi, adotteremo un approccio molto cauto al mercato: dobbiamo mettere da parte i nostri soldi"… Chiamasi recessione!
E di fronte a questa c'è poco da fare per un mercato come il Mifed, i cui problemi oggettivi rientrano comunque in un progressivo riassetto (per non dire ridimensionamento) del panorama globale dei mercati dell'audiovisivo a livello mondiale. I problemi del Mifed, infatti, non sono legati esclusivamente alla proditoria concorrenza diretta portata – a dire il vero poco correttamente – dagli inglesi del "London Screening" (dal 22 al 26 ottobre): a sentire sia i compratori che i venditori, la Milano del Mifed, con le sue 28 sale e gli ampi spazi espositivi concentrati in un'area ben definita, continua ad essere di gran lunga preferibile alla più dispendiosa e dispersiva Londra. Il punto è che, a livello mondiale, con le nuove tecnologie e i nuovi sistemi di comunicazione, un po' tutti i grandi mercati rischiano di diventare obsoleti, tanto che nel giro che conta non manca chi auspicherebbe la loro soppressione, ad eccezione dell'American Film Market (Los Angeles, nella seconda metà di febbraio) e del Marché di Cannes (a maggio, naturalmente, in concomitanza con festival della Croisette).
Dall'altra parte, però, ci sono i dati che hanno chiuso questa 68.ma edizione del Mifed, tutt'altro che sconfortanti, soprattutto in considerazione del momento critico e delle poco tranquillizzanti prospettive della vigilia: l'ufficio stampa del Mifed comunica infatti che la flessione dei partecipanti al mercato milanese d'autunno del 2001 è pari solo al 15% (3749, provenienti da 65 paesi, rispetto ai 4410 dello scorso anno). Una flessione che ha riguardato, per ovvi motivi, soprattutto le compagnie statunitensi e, in misura minore, quelle asiatiche. D'altro canto, nelle 28 sale della Fiera è stato proiettato un numero di film superiore a quello dello scorso anno: 465 titoli (di cui ben 309 anteprime di mercato), contro i 455 dell'edizione 2000, il che significa che la media è stata di circa 90 film al giorno proiettati nelle cinque giornate milanesi: altro che festival!
Ma, dire questo è dire poco o niente. perché in un mercato sono gli affari a contare. Sicché, per capire lo stato di salute del Mifed bisogna rifarsi ai dati sulle vendite e sulle acquisizioni, che ovviamente sono ufficiosi ma tendenzialmente attendibili. A sentire gli addetti ai lavori, circola una certa soddisfazione: "Pur essendo un momento, difficile con buoni titoli si riesce comunque a fare business", ha detto un venditore americano, al quale ha fatto eco un inglese che ha sottolineato come al Mifed ci sia sempre "la giusta miscela di buyers"… Ma, venendo ai contratti e ai contatti, per quanto riguarda gli italiani, "L'ultimo bacio" di Gabriele Muccino è stato venduto alla Buena Vista International, che lo distribuirà in Francia e America Latina; "Alla rivoluzione sulla due cavalli" è stato invece acquistato per Canada, Francia e Spagna, mentre ha suscitato interesse tra i compratori la notizia che Gabriele Salvatores dirigerà la versione cinematografica del romanzo di Niccolò Ammaniti "Io non ho paura". Interesse anche per "Luce dei miei occhi" di Piccioni e soprattutto per "Senso 45", il film che Tinto Brass sta finendo di girare. La Eagle Pictures, sempre più lanciata e potente, ha annunciato il suo programma 2002/'03, presentando soprattutto due titoli in fase di pre-produzione: l'adattamento cinematografico di "Vino, patate e mele rosse", il nuovo romanzo di Joanne Harris (Garzanti ed.), già autrice del libro dal quale è stato tratto "Chocolat"; e "The White Rose", ambientato nella Germania nazista, che sarà diretto da Joel Schumacher. La Lucky Red di Andrea Occhipinti, attraverso la sua società di produzione Eyescreen, ha chiuso una serie di accordi molto interessanti per la coproduzione internazionale di film come "Magdalene", dramma irlandese diretto da Peter Mullan, e "No News from God", interpretato da Penelope Cruz. La Sharada, società di distribuzione guidata da Vieri Razzini, ha invece acquistato dalla francese Wild Bunch il nuovo film di Philippe Garrel "Sauvage Innocence", che era in concorso a Venezia, mentre la lanciatissima Nexo di Ernesto Di Sarro ha acquisito "Reines d'un jour" di Marion Vernoux. Ma uno degli accordi più importanti del Mifed 2001, almeno sul piano strategico, è stata di sicuro l'alleanza stretta tra otto distributori indipendenti europei (la Lucky Red per l'Italia) per un programma comune di acquisizioni e investimenti produttivi, con l'intento di avere un maggior peso contrattuale di fronte ai colossi mondiali dell'audiovisivo.

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