FILM IN TV – Amore di perdizione, di Manoel de Oliveira

Da una classica storia d’amore, De Oliveira dissangua la narrazione da qualsiasi romanticismo per creare un oggetto puro e inclassificabile. Da stanotte su Fuori Orario, ore 1.55, Rai 3

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Le onde del mare come dita cobalto d’innamorati, intrecciate per sempre.  L’oceano nero che ingoia i corpi degli amanti insieme al fascio di lettere, cuore del film che viene salvato in extremis dall’oblio dell’acqua. A vederlo oggi, non si può che pensare al libro destinato, non a caso, a galleggiare in eterno che apre O Velho do Restelo.  Ma se quest’ultimo è la pagina esplosa, marcia, frammento infinito di film impossibili, Amor de Perdição è trascrizione fedele, testarda e inarrestabile.

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Una storia d’amore impossibile tra i giovani Simão e Teresa, appartenenti a famiglie rivali, a cui si aggiunge l’amore muto di Mariana, giovane serva che, sebbene innamorata del ragazzo, sia il centro del rapporto epistolare dei due.  Il testo di Camilo Castelo Branco, già fonte di numerosi film, è riportato integralmente, recitato dalla voce narrante dello stesso De Oliveira, di fronte alla quale gli stessi personaggi interrompono le loro azioni. La parola salvata dall’acqua domina sulla messa in scena, impianto teatrale che spinge ai limiti il linguaggio televisivo e cinematografico, mettendone in risalto i limiti per distruggerli. Un’immagine che sembra rinchiusa nei set soffocanti, nelle luci fioche (o completamente assenti, le scene notturne sono immerse in un buio profondo e raro), nei fondali dipinti, nella fissità della macchina da presa e degli attori. Eppure c’è sempre spazio per un movimento inaspettato, un carrello verso l’esterno, un fascio di luce che illumina un volto (la doratura cangiante sul viso di Mariana in una delle ultime scene), uno specchio che moltiplichi i punti di vista e confonda lo sguardo. Un processo di espansione che porta l’immagine a gonfiarsi, ad andare oltre se stessa, a rivoltarsi in silenzio contro la parola. Da uno degli esempi più classici di storia

Amore di Perdizione, di Manoel de Oliveirad’amore, De Oliveira asciuga ogni enfasi, dissangua la narrazione da qualsiasi romanticismo per creare un oggetto puro e inclassificabile, che ribolle ugualmente di follia pur apparendo freddo. In quasi cinque ore di durata, gli spunti narrativi sembrano esaurirsi nella loro stessa dilatazione, e anche i personaggi cessano di esistere come invenzioni narrative per bruciare e farsi cenere davanti ai nostri occhi, illusi di incrociarsi con essi attraverso i numerosi sguardi in macchina. Ma ogni sguardo si getta oltre lo schermo, già indirizzato verso la fine. L’andamento inesorabile, tra le squallide mura nude delle prigioni e tra le stanze soffocate di ricchezza, è indirizzato verso la morte, sempre evocata, verso cui si scagliano i personaggi, che vive nelle loro parole ma sfugge alla messa in scena.

E tutto si muove per arrivare a quel finale, quell’unico momento di contatto fisico, il bacio di Mariana al cadavere di Simão, fino poi a quell’acqua nera, a quel tuffo disperato che la porta ad abbracciare fino alla morte il corpo del suo amato, per sempre. Il teatro del set di De Oliveira, che egli esplora e sfrutta con continue soluzioni visive che sfidano e accorciano la distanza tra testo e fotogramma, allarga i suoi orizzonti oltre i confini storici e geografici, per parlare la lingua dell’amore inesorabile e incomprensibile.

Titolo Originale: Amor de Perdição
Interpreti: Antonio Sequeira Lopes, Cristina Hauser, Elsa Wallencamp, Antonio Costa, Ricardo Pais, João César Monteiro
Regia: Manoel de Oliveira
Origine: Portogallo, 1978
Durata: 287’

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