FILM IN TV – Che fine ha fatto Baby Jane?, di Robert Aldrich

Cocktail perfetto tra vita reale e mondo dell’immaginario dove Il mélo-horror si distribuisce in un crescendo rossiniano. Dall’omonimo romanzo di Henry Farrell. Stasera, ore 21.20, TV 2000

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“I’ve written a letter to Daddy

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His address is Heaven above

I’ve written “Dear Daddy, we miss you

And wish you were with us to love”

Canzone scritta da Bob Merill e Frank De Vol per il film

 

Il gotico americano ha il suo trionfo cinematografico con Psycho di Alfred Hitchcock: agli inizi degli anni ’60 l’american dream si sta lentamente dissolvendo per lasciare il posto a una rappresentazione distorta e metaforica delle angosce di una società in trasformazione. Sulla scia di questo successo e memore della lezione di Viale del tramonto di Billy Wilder, Robert Aldrich adatta l’omonimo romanzo di Henry Farrell e firma una delle sue opere più riuscite fondando il genere del geriatric-horror. L’idea portante è quella di riunire due vecchie glorie come Bette Davis e Joan Crawford e trasportare sullo schermo le liti e la decadenza della vita reale: nel loro rapporto sado-masochistico vi è un continuo scambio dei ruoli di carnefice e di vittima. La scena primaria è inserita prima dei titoli di testa e detta il ritmo a tutto il film: la bambina Baby Jane è l’attrazione di uno spettacolo organizzato dal padre sotto gli occhi gelosi della sorella Blanche mentre la madre rimane più distante in un ruolo passivo-aggressivo. Una famiglia così disfunzionale non può che causare un danno psicologico permanente sulle due bambine, caricando sulle loro spalle frustrazioni e nevrosi. Ma a livello più profondo Jane e Blanche raffigurano un claustrofobico senso di inadeguatezza che è quello di un paese paranoico, che ha visto il funerale dei padri fondatori, che è divorato dall’ansia del successo ed è regredito allo stadio infantile. Jane (fenomenale Bette Davis, nominata all’oscar come migliore attrice per questa interpretazione) da bambina prodigio diventa con il passare degli anni una bambola pesantemente truccata (Dario Argento se ne ricorderà per la Clara Calamai di Profondo rosso), incartapecorita nell’odio verso la sorella Blanche (superba Joan Crawford) stella del cinema degli anni ’30, adesso costretta sulla sedia a rotelle.

che-fine-ha-fatto-baby-jane-bette-davis-joan-crawfordRobert Aldrich inserisce gli spezzoni dei film interpretati dalle due dive (Sadie McKee per Joan Crawford e Parachute Jumper e Ex Lady per Bette Davis) e si inventa un cocktail perfetto tra vita reale e mondo dell’immaginario. La paralisi fisica ed esistenziale proietta le due sorelle nel passato, alla ricerca del momento magico, l’amore conteso del padre prematuramente scomparso. Da questa assenza origina la follia: Baby Jane osserva la bambola che ne riproduce le fattezze e ricanta “I have written a letter to Daddy”, regredendo in un bozzolo di seta psicotico; Blanche ingaggia un duello di celebrità con la sorella e porta a livello di coscienza la pulsione vendicativa. I piani sono separati: a quello superiore sta Blanche, masochista, segregata e umiliata, alla ricerca di qualcosa (un telefono, un bigliettino di carta) o qualcuno (la cameriera Elvira) per comunicare all’esterno; a quello inferiore Jane, sadica, vestita come un bambola degli anni 20, che sfrutta il momento dei pasti per organizzare macabri scherzi. L’arrivo di un pianista fallito (Victor Buono) con madre castrante al seguito (una degenerazione grottesca del rapporto Norman Bates-mamma) fa precipitare rapidamente gli eventi e spezza l’instabile equilibrio della casa-prigione, in cui anche i vestiti moltiplicano il senso di claustrofobia e di terrore (il film vincerà l’oscar 1963 per i migliori costumi). Ci sono scene dove il “carnage” psicologico si colora di disperata malinconia: Jane che si osserva allo specchio, raggrinzita dietro spessi strati di cerone, Blanche che si ammira in un film alla televisione e rimpiange i giorni dei trionfi cinematografici; le due sorelle che si detestano ma poi cercano di imitarsi nei vizi alimentari (l’alcol, i cioccolatini) spostando l’oggetto del desiderio.

che-fine-ha-fatto-baby-janeIl mélo-horror si distribuisce in un crescendo rossiniano in cui il gioco al massacro culmina nell’imprevedibile colpo di scena. Nei momenti di maggiore tensione vi è un uso hitchcockiano del montaggio alternato, come nella scena in cui Blanche abbandona la carrozzina e striscia giù per le scale verso il telefono (la scena sarà ripresa da Andrew Niccol in Gattaca). Ma il tocco sovversivo di Aldrich si nota ancor di più nelle figure di contorno: il pianista mammone disposto a tutto per i soldi, le vicine tele-dipendenti che spiano morbosamente le due sorelle, la cameriera nera che subisce il razzismo di Jane, tutti questi personaggi sono parte di uno sfondo inevitabilmente degradato. E la fuga finale sulla spiaggia (è quella di Malibù, come nel finale di Un Bacio e Una Pistola) non è che l’ approdo inevitabile per l’ultima recita, quei 15 minuti di celebrità che fanno vendere l’anima al diavolo e perdere definitivamente la ragione. What Ever Happened to Baby Jane? diventa così non solo una interrogazione retorica sul destino di una vecchia-bimba-prodigio caduta in disgrazia, ma il sunset boulevard dei sogni e delle speranze di una nazione.

Titolo originale: What Ever Happened to Baby Jane?

Regia: Robert Aldrich

Interpreti: Bette Davis, Joan Crawford, Victor Buono, Anna Lee

Durata: 133′

Origine: Usa 1962

Genere: drammatico

Stasera, ore 21.20, TV 2000

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