FILM IN TV – Dick Tracy, di Warren Beatty

warren beatty in dick tracy

Opera pop travestita da noir, Dick Tracy di Warren Beatty è un film in anticipo sui tempi, che getta le basi per quello che poi diventerà il cinecomic vero e proprio. Un lavoro sulle maschere e la messinscena, ma anche una riflessione sulla contaminazione tra i vari linguaggi, prima che questa diventasse tendenza. Sabato 13 dicembre, Rai Movie, ore 17:55.

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warren beatty in dick tracyOggi l’uscita nelle sale di un titolo come Dick Tracy non suonerebbe certo come una novità, considerando l’influenza ormai raggiunta dai fumetti ad Hollywood; nel 1990 invece il film di Warren Beatty affrontava pioneristicamente un genere che avrebbe dovuto attendere anni, almeno altri dieci, prima di diventare di diritto una delle costanti all’interno della produzione cinematografica attuale. Il cinecomic, prima del cinecomic. Un anno dopo il Batman di Tim Burton (dal quale eredita il compositore Danny Elfman) Beatty mette in gioco la propria immagine di star per trasformare in pellicola l’opera di Chester Gould, vera e propria pietra miliare del fumetto americano. Nato negli anni Trenta, quando le bande di gangster imperversavano per le strade delle grandi metropoli statunitensi, il personaggio di Gould incarnava il prototipo dell’uomo di legge senza paura: poliziotto tutto d’un pezzo, impossibile da corrompere e dal grilletto facile contro i criminali, Dick Tracy rimane ancora oggi saldamente ancorato nell’immaginario collettivo, grazie anche al rapporto di dipendenza con molto cinema noir dell’epoca.  

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Protagonista di serial televisivi, sceneggiati radio e di una serie di quattro film della RKO (Dick Tracy Amazing Adventure, tra il 1945 e il 1947), il fumetto cadde nel dimenticatoio in concomitanza con l’avvento dei supereroi di casa Marvel e DC, prima appunto di questo revival in grande stile targato Touchstone Pictures: produzione magniloquente per quello che può a tutti gli effetti considerarsi un blockbuster vero e proprio, Dick Tracy lavora sul rapporto tra fumetto e cinema, iniziando una contaminazione dei vari linguaggi della quale si ricorderà, ben quindici anni più tardi, Robert Rodriguez per il suo Sin City. La fotografia di Vittorio Storaro utilizza solamente colori primari nel tentativo – vincente – di ricreare le atmosfere e i cromatismi delle tavole di Gould, mentre Beatty dimostra una consapevolezza registica notevole (nonché assai moderna) nel saper mescolare coerentemente i diversi registri linguistici.

 

Ne nasce un film atipico e bizzarro, in netto anticipo sui tempi; grazie all’utilizzo degli sfondi, combinato ad un uso sapiente del blue screen, Dick Tracy è un’opera pop travestita da noir, cosa che fece storcere il naso non poco ai puristi del genere e ai sostenitori integerrimi della coerenza narrativa. In meri termini di trama, infatti, tutto è ridotto ai minimi termini: buoni contro cattivi, senza sfumature di sorta, per una vicenda tutto sommato convenzionale e piuttosto prevedibile. Quello che è passato in secondo piano, invece, è la metodologia attraverso la quale il film ha lavorato sull’immaginario, chiamando a raccolta un cast ricchissimo e composito per deformarlo e nasconderlo sotto il bellissimo make up (premio Oscar) di  John Caglione Jr. e Doug Drexler: da Al Pacino a Dustin Hoffman, passando per Paul Sorvino, James Caan e William Forsythe, tutti rivestono i ruoli di personaggi dall’aspetto grottesco e orrorifico, esattamente come nel fumetto. Ed è così quindi che tutto si trasforma in un’opera di maschere e di messinscena, dove i buoni vincono e i cattivi perdono, perché così deve essere, rifiutando consapevolmente a priori qualsiasi approfondimento psicologico. Un film sul quale ritornare con uno spirito nuovo ed esente da pregiudizi, perché solamente così vi si potranno trovare i semi di molte tendenze del presente.

 

Titolo originale: id.

Regia: Warren Beatty

Interpreti: Warren Beatty, Madonna, Al Pacino, James Caan, Paul Sorvino, William Forsythe, Dick Van Dycke, Kathy Bates

Durata: 103'

Origine: USA, 1990

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