Edward mani di forbice, di Tim Burton

Fiaba crudele o sbagliata, emarginazione di un fare Cinema che nasce dal rapporto mostro-uomo. È Kisch, Pop, Trash, Gotic, Punk, l’essenza del cinema di Burton con uno sguardo già personalissimo.

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Le fiabe sono sempre crudeli (dicono che facciano bene cosi). E le fiabe pensate per gli adulti sono ancora più crudeli, perché nutrite con la consapevolezza che gli adulti hanno della vita. Ma Edward non è cattivo, Edward è solo sbagliato. La sua vicenda si inserisce nella concezione che Burton ha della società: un insieme compatto di individui omologati, appagati dalla propria zuccherosa mediocrità, impauriti da una natura dissimile dalla loro. Pare che ci sia molto di autobiografico in questo film del regista americano, che dopo le difficoltà incontrate con il primo Batman, torna a parlare un po’ di se, di quella sensazione di prigionia e solitudine provata durante un’infanzia conformista passata nei salotti di Burbank, (ri)specchiandosi nelle lame di uno strambo ragazzo dai contorni gotici, metafora della propria evidente diversità.

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Una notte, un’anziana signora racconta alla nipotina la storia che spiega l’origine della neve. Comincia così a narrare la storia di Edward, ed è come sfogliare un libro, leggere le prime righe e vedere le pagine trasformarsi in immagini. Burton veste i panni dell’affabulatore, del cantastorie, dell’alter ego di un giovane (un Johnny Depp all’inizio della sua carriera da attore feticcio burtoniano) apparentemente normale, se non fosse per il pallore pronunciato, il volto pieno di graffi, le forbici al posto delle mani. Creazione di uno scienziato (Vincent Price), morto poco prima di portarlo a compimento. Adottato dalla rappresentante di cosmetici Peggy Boggs (Dianne Wiest), che lo accoglie in casa come nuovo membro della famiglia, Edward inizia a confrontarsi con il resto del mondo, nonostante l’evidente contrasto tra il suo oscuro ed intimidatorio aspetto, e l’eterogeneità di colori pastello, oggetti e persone del paese. La sua natura viene affrontata attraverso due differenti azioni: da una parte, il divertito accoglimento delle sue strane capacità; dall’altro, un processo di “normalizzazione”, inevitabilmente fallimentare nel momento in cui l’entusiasmo iniziale per la novità, andrà contraddicendosi in incomprensioni e incidenti, originate dalla natura dissimile del protagonista. Chi lo guarda come un mostro, chi ne fa un fenomeno da baraccone, chi lo esibisce come un accessorio di moda. Tutti cercano di inquadrarlo in qualche modo, ma nessuno riesce a vedere nella diversità di Edward una possibilità di superare i limiti imposti dalle convenzioni sociali.

Edward non viene capito, Edward è l’alieno, è l’intruso dei giochi a quiz, l’elemento di disturbo nella consueta quotidianità periferica della comunità, e per questo, dopo la curiosità, fa paura, e rivela la natura egoista e intollerante delle persone. Periferia come metafora dell’uomo, Edward come simbolo di una dissomiglianza innalzata a posizione di visibilità ma, negativamente, messa nella condizione di minoranza. Ma Edward mani di forbice è anche e soprattutto una storia d’amore. Kim (Winona Ryder), la figlia adolescente di Peggy, è l’unica ad amare Edward, a non voler tentare di cambiarlo, a vederne il nascosto. Ed allora la sequenza della danza della giovane sotto la pioggia di neve, nata dalle “mani” del protagonista, è l’apice dell’amore tra i due, più dell’abbraccio struggente che Kim chiede al ragazzo, lui che non può toccare senza distruggere. La danza sotto l’angelo è il culmine del loro amore: Edward e Kim, due anime innamorate, divise da pochi metri, separate, ma mai del tutto abbandonate.

Si è quindi di fronte ad una stereotipata visione di un sobborgo a stelle e strisce, e della tipica famiglia americana che lo abita. Estremizzata in un grottesco gioco al fare tutto uguale, ove chi non si uniforma non viene riconosciuto nemmeno come individuo. Ma anche ad un racconto senza tempo sull’amicizia, musicalmente alternato da sentimenti resi udibili da intermezzi frammentati ma allo stesso tempo continui. È lo spirito più autentico di Tim Burton, un uomo che a furia di raccontare le sue storie, è diventato le sue storie.

Titolo originale: Edward Scissorhands
Regia: Tim Burton
Interpreti: Johnny Depp, Winona Ryder, Dianne Wiest, Alan Arkin, Vincent Price, Katy Baker
Durata: 105′
Origine: USA, 1990
Genere: fantasy

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.6

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4.33 (9 voti)
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