Strani e complessivamente sottostimati gli anni Ottanta di Martin Scorsese. Inaugurati da quello che è forse il film conclusivo del periodo d’oro della New Hollywood, ovvero Toro scatenato (1980), uno dei film più belli e celebrati del regista italoamericano, e conclusosi con il provocatorio e personalissimo L’ultima tentazione di Cristo (1989), vedono Scorsese impegnato a realizzare una serie di progetti di medio budget che cercano una strada faticosa ma originale tra cinema d’autore e prodotto commerciale. Si va infatti dalla black commedy sul mondo della televisione Re per una notte a Il colore dei soldi, sequel de Lo spaccone interpretato da Paul Newman e Tom Cruise (senza dimenticare le regie per spot pubblicitari e video musicali, tra cui a esempio il celeberrimo Bad di Michael Jackson). In mezzo al decennio Fuori orario (1985), che il Festival di Cannes scelse di premiare con la Miglior Regia, ricopre il ruolo di originale divagazione acida su temi scorsesiani immediatamente riconoscibili: la città come inferno dantesco, la figura del protagonista intesa come personaggio cristologico, il mondo trasfigurato in un iperrealismo cromatico carico di dominanti rosse e luci al neon, la donna vista come mistero erotico minaccioso e mai appagante.

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Il programmatore Paul Hackett una sera incontra in un coffèe bar la bella Marcy. La lettura che il ragazzo sta facendo, Tropico del cancro di Henry Miller, diventa argomento di conversazione e Paul riesce ad avere il numero di telefono della donna. Tornato a casa decide di chiamarla per un’uscita notturna. Per lui è solo l’inizio di una via crucis dentro New York che lo porterà a imbattersi in casalinghe depresse, suicidi, omosessuali, locali punk e gang di quartiere. L’incubo metropolitano di Scorsese scorre via con una velocità forse mai più replicata nel cinema dell’autore newyorkese. Una macchina da presa estremamente mobile segue le escursioni notturne di Paul Hackett in un film dove la violenza dei classici scorsesiani trova riscontro in un mondo ossessivo e instabile e in una neanche troppo velata critica allo yuppismo rampante del decennio in questione. Se Griffin Dunne è in parte e ha l’ingrato di sobbarcarsi tutto in una notte i sensi di colpa cattolici di un giovane De Niro medio-borghese, spetta soprattutto alla sorprendente Rosanna Arquette la prova attoriale più fascinosa e “schizzata” di Fuori orario, fotografato a basso costo dal maestro tedesco Michael Balhaus, qui dopo la collaborazione con Fassbinder alla sua prima esperienza con Scorsese.

Titolo originale: After Hours
Regia: Martin Scorsese
Interpreti: Griffin Dunne, Rosanna Arquette, Linda Fiorentino, Vera Bloom
Durata: 95'
Origine: USA, 1985
Martedì 6 novembre ore 17.45/02.45 Sky Cult
 

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