Indiana Jones e l’ultima crociata, di Steven Spielberg

Con il terzo capitolo della saga George Lucas e Steven Spielberg tornano alla limpidezza neoclassico-mozartiana de I Predatori dell’arca perduta, recuperandone ironia e autoreferenzialità

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Dopo la cupa deriva semi-horror (peraltro non disprezzabile) di Indiana Jones e il tempio maledetto, con il terzo capitolo George Lucas e Steven Spielberg tornano alla limpidezza neoclassico-mozartiana de I Predatori dell’arca perduta, recuperandone ironia, autoreferenzialità, erranze geografiche, location e personaggi secondari, e ancora, su tutti, il nemico nazista.

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L’inizio in flashback di Indiana Jones e l’ultima crociata, con il giovanissimo e compianto River Phoenix nei panni del giovane Indy, è folgorante. Nel 1912, ancora boy scout, il ragazzo si imbatte in un gruppo di avventurieri mercenari a cui sottrae la preziosa Croce di Coronado. Durante la fuga in treno, Indiana si trova subito a dover fronteggiare in rapida successione varie peripezie che illuminano lo spettatore cinefilo sulle origini e sulle caratteristiche del personaggio, già entrato nel 1989 (anno di uscita del film in sala) nell’immaginario collettivo: l’ostinazione e la spericolatezza, la misteriosa cicatrice sul mento, la fobia dei serpenti, la passione per frusta, cappello e giacca di cuoio. Con l’entrata in scena di Harrison Ford, l’azione si sposta poi inevitabilmente al 1938, rientrando ben presto nei canoni prestabiliti della serie, tra inseguimenti veneziani, battaglie nel deserto, fughe da castelli in fiamme e dirigibili-trappola, fino a un epilogo biblico dal consueto profilo spielberghianamente morale.

Per quanto privo dell’originalià dei predatori, non mancano nell’ultima crociata per salvare il Santo Graal dalle mani di Hitler sorprendenti variazioni sul tema: Elsa Schneider, la donna “di turno” amata da Jones, è in realtà una cinica spia che fa il doppiogioco, la cui ambizione la porterà inevitabilmente al fallimento, mentre si rivela memorabile l’innesto di un gigionesco Sean Connery, nel ruolo di Henry Jones, l’anziano padre dell’eroe, personaggio che arricchisce la serie di quella componente edipica da sempre ossessione della ditta Lucas-Spielberg.

Titolo originale: Indiana Jones and the Last Crusade
Regia: Steven Spielberg
Interpreti: Harrison Ford, Sean Connery, River Phoenix, Denholm Elliot, Alison Doody, John Rhys-Davies
Durata: 127′
Origine: USA, 1989
Genere: avventura

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3.5 (2 voti)
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