FILM IN TV: "Indovina chi viene a cena?" di Stanley Kramer

Tra Oscar mancati e attribuiti, un classico purtroppo ancora attuale su quella malattia sociale che si chiama razzismo… Un altro film da catalogare in quelli che consumiamo piacevolmente nel rilanciato atto di vederli e rivederli. Come un paio di calde, comode e lise pantofole dalle quali non vorresti separarti mai. Lunedì 3 ottobre ore 16.30 su Rete 4

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L'avranno scritto anche in aramaico, ma noi siamo come la reincarnazione di San Tommaso, non ci fidiamo e allora lo ripetiamo per chi non lo sapesse ancora: Indovina chi viene a cena è uno dei più grandi scandali, in malafede o buona fede poco importa, nella storia del cinema. Non solo e non tanto nella coevità della sua uscita nelle sale per gli scottanti temi, trattati un anno prima del Sessantotto, di unione matrimoniale tra razze diverse e del razzismo per estensione (e interrogandosi su di essi li "scavalca", lanciando defintivamente il primo divo nero di Hollywood, il talentuoso Sidney Poitier, assieme al contemporaneo La calda notte dell'ispettore Tibbs), scottanti in particolare perché calati nel bigottismo radicato in un popolo giovane come quello statunitense (anche noi europei in quel periodo, comunque, non eravamo da meno in quanto a chiusure mentali…), ma per la sua densità di film-chiave, snodo e spunto cruciale per riflettere sul valore e le contraddizioni del maggior premio cinematografico al mondo: l'Oscar. Naturalmente non parliamo di quello, peraltro meritatissimo, consegnato alla Hepburn (che ha il pregio di contribuire a cristallizzarla, ufficializzandola più avanti coi record imbattuti di 4 statuette e 12 nomination, in quest'ultimo caso ex-aequo con la Streep, come una delle più straordinarie attrici nella storia del cinema) ma di quello mancato a Tracy. Non occorre farsi ingannare o trascinare da nostalgie e commozioni del senno di poi (Tracy morì, per un attacco cardiaco, 10 giorni dopo la fine delle riprese e la Hepburn non volle mai vedere il film), dal fatto che fossero la coppia più bella fuori (quell'enigmatica storia dell'amore di tutta una vita…) e dentro lo schermo (come dimenticare, pescando a caso, i loro magnifici duetti nello spumeggiante gioiello La segretaria quasi privata, tra l'altro d'importanza capitale per essere tra i primi film a parlare del rapporto uomo-tecnologie computeristiche, seppur in chiave di commedia brillante).

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E' sufficiente guardare cosa avviene sullo schermo ogni volta che è abitato dalla sua presenza: certezze, incertezze, pregiudizi, dolcezze infinite, logoranti rabbie morali che cercano invano di liberarsi nell'aggressività fisica. Giocando con la senectute del personaggio e la destabilizzante regressività di un direttore di giornale progressista, in realtà, Tracy mostra, attraverso la sua prodigiosa e proverbiale recitazione che pulsa con letargia dinamica nell'underplaying, il pieno della maturità e della saggezza dell'essere umano, ovvero la Crisi nella sua forma più estrema, quando la finitezza e la parzialità cognitiva ti travolgono col peso di decenni di vita consumati alle spalle. L'immenso attore del Wisconsin riesce a rappresentare (nonostante quell'abilissima ruffianeria di fondo della sceneggiatura academizzata di William Rose, che è anche un ulteriore, "perverso" elemento di fascinazione gestito magnificamente dalla sapienza registica di Kramer) l'Uomo nella sua complessità e problematicità come poche altre volte è accaduto nelle arti, confondendo continuamente le carte dell'umanità e disumanità connaturata in esso e quindi anche in lui, attore-uomo/uomo-attore. Allora perché nessun Oscar? Non lo sapremo mai, intanto però abbiamo imparato qualcosa di più sulla fallibilità mentre ci scorre davanti un altro film da catalogare in quelli che, al di là delle qualità intrinseche, consumiamo sempre piacevolmente nel rilanciato atto di vederli e rivederli. Come un paio di calde, comode e lise pantofole dalle quali non vorresti separarti mai…


 


INDOVINA CHI VIENE A CENA? di Stanley Kramer Con Spencer Tracy, Katherine Hepburn, Sidney Poitier, Katharine Houghton, Cecil Kellaway
Usa, 1967 (107') Lunedì 3 ottobre, ore 16.30 Rete 4

La_stagione_2005/2006

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