FILM IN TV: "Jurassic Park" di Steven Spielberg

Spielberg ha la coerenza e l'ironia necessaria per condurre il gioco della clonazione dei mostri preistorici costruendo lo spettacolo attraverso grandioso l'impiego degli effetti speciali, ma l'altro aspetto del film è quello della responsabilità della scienza, riflessione che è sempre di estrema attualità.

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Jurassic Park (1993) rappresenta per Spielberg l'ultima occasione per dimostrare la vivacità di quella vena fantastico-giocosa che aveva accompagnato i suoi primi film. È l'ultima opera, a guardare la sua ricca filmografia, nel quale il senso dell'avventura, classicamente inteso, è il motore primario che regge il film dall'inizio alla fine. Successivamente, Spielberg avrebbe abbandonato la narrazione della pura avventura per dedicarsi ad un cinema più meditato e interiore in cui lo spettacolo sarebbe stato delegato ad un'idea di straordinarietà dell'animo umano, prima della cupa riflessione sugli esiti di Monaco '72.

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Tratto dall'omonimo romanzo di  Michael Crichton, Jurassic Park è un film di pura spettacolarità. E non c'è neppure bisogno di sottolineare le capacità di fare spettacolo di uno come Spielberg attraverso il "gigantesco" e l'uso sapiente di ogni risorsa che le vicende di Jurassic Park offrono. Spielberg ha la coerenza e l'ironia necessaria per condurre il gioco della clonazione dei mostri preistorici e lo scatenarsi della loro furia costruendo, attraverso il grandioso impiego della  stratificazione di effetti speciali, una macchina che non è solo spettacolo, ma è quasi autogeneratrice di spettacolo, almeno nella misura in cui la sua capacità di attirare folle e capitali è stato uno degli effetti trainanti di un merchandising scatenato, anch'esso di vita propria. Tanto efficace che attraverso l'illusione di fare parte dello spettacolo e soprattutto dalle attese ma anche dalle conferme spettacolari del film, è riuscito a diffondere una passione per gli animali preistorici di cui, ancora oggi, si risentono gli effetti. In questo senso il film, latamente inteso, è di per sé una macchina capace di autoriprodurre, nel macroquotidiano, il senso di quella straordinaria avventura che fa rinascere e rivivere i mostri del passato che materializzano le paure che la scienza del presente propone. Proprio questo ulteriore profilo ci permette di guardare il film sotto un'altra luce, sotto un aspetto che oggi appare ancora più attuale. Il tema è quello della responsabilità della scienza e soprattutto se (e se si dove siano collocate) questa abbia o meno dei limiti che siano invalicabili. Il film, in questo senso, grazie alla sua globale diffusione, non è da escludere che abbia dato il proprio apporto alla dibattito, per lo meno come spunto per un avvio della discussione.  Appare del tutto inutile riaprire qui i temi della disputa, altri e ciascuno di noi/voi lo proseguirà nei luoghi opportuni.


Qui basterà sottolineare che la riflessione non è moderna, è anzi ciclica nel suo perpetuo rinnovarsi e, anche qui, autorigenerarsi, ed è per questo che è sempre di estrema, contingente, attualità. Lo spettacolo la scienza l'avrebbe dato tre anni dopo il film, ma Dolly non è Jurassic Park 2 e quel volto enigmatico riflette tutta la nostra richiesta di futuro, ma sempre nel rispetto di ogni diritto e di ogni dignità.  

Jurassic park
Regia: Steven Spielberg
Interpreti: Sam Neill, Laura Dern, Jeff GOldblum, Richard Attenborough
Durata: 125'
Origine: USA 1992

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