FILM IN TV: "King of New York" di Abel Ferrara

Una coproduzione italoamericana ha dato l'opportunità a Ferrara di dirigere il suo film più patinato ed elegante. Fotografato magnificamente da Bojan Bazelli, che esalta una New York perennemente notturna e tagliata da una luce blu dai contorni lisergici. Venerdì 17/2 ore 2:45 Rete 4.

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Uno dei gangster-movie più belli del decennio questo King of New York di Abel Ferrara. Il regista ha un'ossessione profonda e radicata per la sua città, New York, una passione oscura per la metropoli che è stata teatro delle sue storie sin dagli esordi cinematografici con Driller Killer e L'angelo della vendetta.

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King of New York narra le vicende di Frank White (Christopher Walken),  temuto gangster che dopo aver scontato una condanna in prigione, torna in libertà e "al lavoro", eliminando uno ad uno i suoi rivali per lo spaccio degli stupefacenti. Ma tra sparatorie e omicidi trova anche il tempo per costruire – con i proventi della droga – un ospedale in una zona malfamata della città.


Una coproduzione italoamericana ha dato l'opportunità a Ferrara di dirigere il suo film più patinato ed elegante. Fotografato magnificamente da Bojan Bazelli, che esalta una New York perennemente notturna e tagliata da una luce blu dai contorni lisergici e sceneggiato da Nicholas St. John (alter ego "spirituale" di Ferrara), il lungometraggio si distingue per un cast che definire da delirio è poca cosa: da David Caruso (l'attore feticcio del primo Ferrara) a Laurence Fishburne, da Victor Argo a Wesley Snipes, per non parlare dell'esordiente Steve Buscemi che fa emergere le proprie qualità del personaggio per certi versi caricaturale che tanto piace a Tarantino ed ai fratelli Coen.


Il lungometraggio di Ferrara non lesina certo la violenza: le sparatorie sono filmate con stile spettacolare (John Woo ha fatto scuola) e gli omicidi si contano a decine. La spettacolarità però non va a discapito della drammaticità della vicenda narrata. Gli inseguimenti in macchina non hanno nulla da invidiare a quelli visti in Vivere e morire a Los Angeles e Jade di William Friedkin.

Come in altri film futuri (Il cattivo tenente, The addiction e The funeral) Ferrara mette in scena il tentativo di redenzione del protagonista. La catarsi però non avviene in modo radicale, come per esempio in Harvey Keitel ne Il cattivo tenente. In quel frangente, il poliziotto corrotto e tossico, percorreva la via della salvezza, cessando drasticamente di essere un "cattivo tenente" e andando incontro alla morte per meritare la salvezza, terminando così il suo percorso cristologico. Frank White per contro, non ha nessuna intenzione di crepare, anche se nei suoi occhi traspare ineluttabile l'approssimarsi della fine, ma vuole vivere per continuare a fare "opere di bene" anche a costo di massacrare mezza New York. Il suo dunque è un delirio mistico di onnipotenza di origine divina, che drasticamente viene diminuendo con la minaccia di una morte ormai imminente. Significativa è una delle ultime sequenze, dove dall'alto di una finestra riesce a vedere solo una piccola parte della sua città tanto amata, illuminata dalla luce dei grattacieli, tutto intorno, il buio, la solitudine, la morte, segno inequivocabile della decadenza di un re, un re nero, divorato dalla sua stessa ambizione e ferocia.


Ferrara in questo suo lavoro, si fa giudice imparziale, spietato egli stesso, non risparmiando nessuno. Poliziotti e criminali fanno tutti la stessa terribile fine. Non v'è biblica differenza tra uomini giusti ed ingiusti: tutti vengono uccisi in modo tragico. Perdita di linea di confine che separa il bene dal male, la bontà dalla cattiveria. La salvezza non fa più parte di questo mondo, dove c'è posto solo per l'inferno, privo di fiamme ma carico di dolore.


 


King of New York


REGIA: Abel Ferrara


con: Christopher Walken, David Caruso, Wesley Snipes, Victor Argo, Larry Fishburne, Steve Buscemi, Giancarlo Esposito


USA, 1989. DURATA: 103'


Venerdì 17 febbraio, ore 2,45 Rete 4.

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