FILM IN TV – Kramer contro Kramer, di Robert Benton

Karmer contro Kramer, Hoffman e Streep

Dramma borghese, che originariamente doveva dirigere François Truffaut,  sulle conseguenze di una separazione è uno dei pochi film che guardi ad una vicenda di separazione dall’ottica maschile. La sua perfezione, lo penalizza, il suo sguardo unidirezionale è prova di una sottile misoginia, nonostante sia uno dei primi film che rompa il tabù della prospettiva femminile in una storia come questa. Sabato 6 settembre, ore 21.10, La7D

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Kramer contro Kramer, 1979La solida sceneggiatura, il ferreo sviluppo e il gigantismo attoriale e interpretativo dei due protagonisti fanno di questo film un’opera che sembra imprescindibile. Sembra appartenere ad un modello insuperato, nel suo genere, da vantare il diritto di appartenere alla storia del (buon) cinema. Forse, però, si tratta solo di un utile supporto ad un’analisi delle dinamiche coniugali nelle opulente società occidentali alle soglie dei famigerati ’80.

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Kramer contro Kramer (1979) è diretto da Robert Benton che nasce come sceneggiatore e che ha lavorato all’adattamento del romanzo di Avery Corman ben prima che gli venisse affidata la regia. Il film avrebbe dovuto essere diretto da François Truffaut.

Due coniugi, medio alta borghesia newyorkese, scoprono la fine del proprio matrimonio e lei (Joanna) va via da casa, lui (Ted) continua ad occuparsi con qualche manchevolezza, ma con amorevole attenzione del figlio. Un duro scontro giudiziario li attenderà proprio a causa dell’affidamento del bambino.

Benton ha condotto un gran lavoro per restituire lo spessore psicologico di Ted (un Dustin Hoffman in grande spolvero) attraverso la cui prospettiva vive la storia. Non così per Joanna la sua protagonista femminile (Meryl Streep). Un che di subdolo e di inaffidabile sembra caratterizzare il personaggio, l’aura di oggettività sembra andare a monte a favore di una evidente partigianeria con cui è costruita il film.

Il punto di vista di Ted è l’unico attraverso il quale lo spettatore vede la vicenda, l’unico motivato e di cui si comprendano a fondo le ragioni. Nonostante ciò tutto ha un suo interesse, una sua connaturata credibilità. Pur nella monocorde ottica che dà vita alla storia, il ritmo narrativo è perfetto e la regia di Benton è assai solida come l’intera struttura sulla quale il film si regge.

Kramer contro Kramer è uno dei pochi film (e Gli equilibristi è uno dei pochi in Italia) che guardi ad una vicenda di separazione dall’ottica maschile, che solitamente la visione femminile sopravanza per contrappasso nel rispetto di una immaginata condizione di debolezza. Kramer contro Kramer sembra rompere questo tabù, per proporre un padre amorevole, disposto a rinunciare alla carriera, con le perdonabili distrazioni di una madre con i pantaloni.

Joanna è una donna insoddisfatta, il dialogo sfumato, vago, privo di chiari intendimenti: Ricercavo me stessa, … non avevo Kramer contro Kramerpiù tempo per me … – (ricorda una divertente canzone di Claudio Bisio), ci restituisce un personaggio incerto, antipatico e ingrato. Le frasi fatte di Joanna, rendono sfumate le sue giustificazioni e la sua cattiveria nel condurre la battaglia legale corrisponde ad una velata misoginia che si insinua nel film. Il gesto finale compenserà, con la lealtà, i comportamenti scorretti adottati durante il processo. Un profilo femminile al quale corrisponde una sottile e pungente cattiveria e l’inquietante atteggiamento dietro il vetro di un bar, come una vera e propria figura cattiva e minacciosa, ne è prova. 

Era il 1979 e dopo (ma ancora quasi durante) un predominante femminismo, con tracce di notevole aggressività, questo film, molto amato, forse per la bravura dei suoi interpreti, sembra costituire una reazione alle manichee ragioni femminili e per questo divenne un caso. Ma per la sua natura di narrazione che rompeva le regole e quindi, paradossalmente anticonformista anche le organizzazioni femministe, all’epoca ancora attive e combattive, non lo osteggiarono è anzi ne apprezzarono il contenuto proprio perché, in fondo, anche (forse) inconsapevolmente rivoluzionario.

Kramer contro Kramer, Robert BentonIl film oscilla tra un registro che appartiene alla commedia amara alla Woody Allen e il melodramma familiare, senza mai approdare alle forti tinte di una drammatica messa in scena pur nella sua essenza di dramma borghese. Le atmosfere sono ben lontane da quelle nere e soffocanti di quel piccolo film che era La guerra dei Roses, di Danny De Vito, dotato di una autentica perfidia e affidato alla geniale visione di un cinema spiazzante. Qui tutto è centrato sui suoi personaggi, su una accennata verbosità e, paradossalmente, trova i suoi maggiori difetti in tutti quegli elementi che dovrebbero costituire i suoi pregi: l’eccessiva credibilità, la lievemente fastidiosa perfezione, l’impeccabile procedere della progressione narrativa, l’ineccepibile verosimiglianza dei dialoghi e l’inappuntabile performances dei suoi interpreti. Tutto tanto perfetto da sembrare di assistere alla vita vera. Kramer contro Kramer non imita la vita, sembra proprio replicarla e viene il sospetto che se è lo “spettacolo” della vita al quale si è deciso di assistere, talvolta è meglio guardare l’originale.

 

 

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