FILM IN TV – "Lo Specialista", di Luis Llosa

Lo Specialista celebra lo scollamento ormai insanabile, la ferita non più rimarginabile, il distacco-divorzio totalmente avvenuto e realizzato, tra il corpo e l’idea di un corpo. E’ il film che accompagna il landover tra la fisicità materica e totalizzante dello Stallone corpo assoluto degli anni ’80, e l’evanescenza della carne dei corpi di Sly e di Sharon Stone che negli anni ’90 non riescono mai ad accompagnarsi alla materia. Sabato 3/5, h 21:30, Rete4

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"La carne è triste, la macchina pure."
(Giona A. Nazzaro su Robocop di Paul Verhoven)

 

Sulla scontatezza presunta, fallace e ingannatoria dei gesti. Contro la tendenza a sottovalutare la presenza del gesto. Sulla paura del gesto, sul difendersi dai gesti, sulla mancanza di gesti nelle esistenze e nelle visioni di molti. Da questo punto di vista, Lo Specialista di Luis Llosa (uno dei registi di b-movie di cui si è servito spesso Stallone nell’arco della sua carriera – il film sarebbe dovuto essere in un primo tempo con Steven Seagal) è un film completamente esente dalla più piccola possibilità di un gesto. Unica pellicola possibile dopo Demolition Man e dopo le vette del cinema puro di Renny Harlin di Cliffhanger (il vero film che apre gli anni ’90 di Stallone, dopo la chiusura splendente e meravigliosa di Rocky V che chiude il decennio precedente con la tondezza di un 1990…), Lo Specialista celebra lo scollamento ormai insanabile, la ferita non più rimarginabile, il distacco-divorzio totalmente avvenuto e realizzato, tra il corpo e l’idea di un corpo. E’ il film che in qualche modo accompagna il landover tra i due decenni: dalla fisicità materica e totalizzante dello Stallone corpo assoluto degli anni ’80, all’evanescenza della carne di Stallone in questo film, tristissima nella sua lucentezza che ne dimostra l’allontanamento più siderale nei confronti del leggendario softporno che segna gli esordi di Sly, Kitty and Stud. E l’incontro con Sharon Stone, altra star che si pone come simbolo del peccato non ancora mondato (ovvero quello d’aver vissuto il cosiddetto ‘edonismo’ degli anni ’80) è sostanzialmente impossibile, e così i corpi non si accompagnano mai alla materia, nemmeno nella fatidica sex scene sotto la doccia: per buona parte del tempo, le confessioni reciproche, notturne e telefoniche, tra la ricca maliarda che ha commissionato una serie di esecuzioni allo specialista di esplosivi che passa le notti ad allenare il fisico in uno scantinato buio, sono la colonna sonora in audio fuori sincrono che accompagna le sequenze della vita quotidiana dei due protagonisti: spesso nudi, accarezzati dalla mdp, ma sempre soli. L’esplosivo incontro dei testosteroni non fa alcun botto: Stallone non fa che piazzare cariche di dinamite in ogni dove, facendo saltare in aria qualunque cosa, qualsiasi impensabile oggetto, e i nervi di un James Woods vecchio amiconemico di guerra che sembra essere lì giusto a dimostrare ancora, testardamente e – perché non potrebbe essere altrimenti – ridicolmente, che ancora si può possedere lo spessore di un corpo pesante, che pesantemente sbraita, pesantemente si sbraccia, gesticola, urla, s’incazza, storce la faccia, guarda a Rod Steiger come il fantasma morente ed agonizzante di un’attorialità ormai irrevocabilmente passata, già dimenticata e sepolta, lasciata lì a consumarsi lentamente. Non è dunque un caso che il protagonista sia sempre impegnato nella progettazione e nella costruzione di congegni letali sempre più piccoli, sempre più miniaturizzati, sempre più complicati da realizzare: Stallone sa bene che non è Sharon Stone, non è la sequenza in cui si libera di quattro balordi che importunavano un’anziana signora facendoli volare a suon di pugni fuori dai finestrini, non sono le esplosioni, non è la scena di sesso che per Llosa è il senso unico del film, non è niente di tutto questo che può fermare l’inesorabile dissolversi della corporeità ormai passata verso l’illusoria, chimerica leggerezza smolecolata dei tempi che corrono: non sarà l’armatura di Dredd, né il Richard Donner di Assassins, ma il tornare a cantare e a prendere letteralmente il volo con Renny Harlin in Driven dopo essersi portato addosso il peso del cinema di Mangold in Cop Land, a siglare definitivamente la visione di Stallone del decennio.  

 

Titolo originale: The Specialist

Regia: Luis Llosa

Interpreti: Sylvester Stallone, Sharon Stone, James Woods, Rod Steiger, Eric Roberts

Durata: 110’
Origine: USA, 1994

Sabato 3 Maggio, h 21:30, ReteQuattro

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