FILM IN TV – Magnifica ossessione, di Douglas Sirk
Un melodramma stilizzato e delirante per raccontare la potenza di un amore che non si ferma davanti a nulla. Uno dei capolavori del regista. Tratto dal romanzo del pastore luterano Lloyd C. Douglas e rifacimento di Magnificent Obsession (Al di là delle tenebre, 1935) di John M. Stahl, è la storia di un amour fou talmente sopra le righe da andare oltre il ridicolo per approdare al sublime. Mercoledì 1° ottobre, ore 9.30, Iris
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Forse il più delirante e stilizzato fra i melodrammi di Sirk, Magnifica Ossessione, tratto dal romanzo del pastore luterano Lloyd C. Douglas e rifacimento di Magnificent Obsession (Al di là delle tenebre, 1935) di John M. Stahl, è la storia di un amour fou talmente sopra le righe da andare oltre il ridicolo per approdare al sublime.
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Non è difficile rintracciare le origini tedesche di Sirk (nato ad Amburgo come Hans Detlef Sirk): il tema dell’amore che supera ogni barriera è sempre stato uno dei capisaldi del romanticismo tedesco, che fossero barriere temporali o geografiche -come nell’Iperione di Holderlin– per arrivare all’Isotta wagneriana che, impossibilitata a coronare il suo sogno d’amore con Tristano, invoca la “Liebestod”, ovvero la morte d’amore, nella quale i due amanti possono finalmente ricongiungersi nella morte.
Qui le barriere da oltrepassare sono quelle mediche e fisiologiche: indiretto responsabile della morte di un medico e della cecità di sua moglie (Jane Wyman), un playboy milionario (Rock Hudson) dedito solo al vizio e alla bella vita decide di riprendere gli studi di medicina interrotti anni prima, diventa un chirurgo e dona nuovamente la vista all’amata. Al di là dell’improbabilità dell’intreccio, nessun altro film ha incarnato in maniera tanto perfetta l’estetica sirkiana: l’utilizzo dei colori desaturati (da antologia il Technicolor di Russell Metty), dell’illuminazione laterale e di architetture spoglie e razionaliste -che riflettono in maniera claustrofobica il soffocamento delle passioni operato dai protagonisti- è in netto contrasto con la natura viva e sanguigna dei sentimenti che animano i personaggi e che scorrono come fiumi sotterranei, rompendo gli argini imposti dalle convenzioni borghesi.
L’utilizzo di soluzioni narrative volutamente di cattivo gusto, mutuate tanto dai romanzetti d’appendice ottocenteschi quanto da certi fotoromanzi, pone l’attenzione dello spettatore sul rapporto fra i protagonisti che, con il proseguire della storia, si fa sempre più profondo e complesso; più di qualcuno ha visto in questo film implicazioni psicoanalitiche e sottintesi edipici (Helen appare decisamente più anziana rispetto a Bob) e l’ossessione sessuale (alla base anche di Secondo amore) rappresenta l’inconscio collettivo della società americana dell’epoca, nascosto sotto il puritanesimo di facciata: utilizzando una simbologia religiosa (legata allo schema colpa-punizione-espiazione) le trasgressioni qui vengono sempre punite, dal caso o dalla negligenza dei personaggi.
Un misto di “Kitsch, follia e letteratura dozzinale” a detta dello stesso Sirk, salvato dalla follia: “tra l’arte e la spazzatura c’è pochissima distanza, e la spazzatura che contiene un grano di follia è per questo più vicina all’arte”.
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