FILM IN TV – Occhi senza volto, di Georges Franju

occhi senza volto

Reiterando l’alternarsi di morte e vita e calcando la mano sulla sinistra ambiguità dei personaggi, Franju fa precipitare lo spettatore in una lugubre spirale orrorifica che gioca costantemente sul filo del non detto, fino al cruento finale che sublima la tensione accumulata in una liberatoria sequenza di puro splatter ante-litteram. Venerdì 14 novembre, ore 00.20. Sky Cinema Classics

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occhi senza voltoOcchi senza volto giunse nelle sale nel 1959, anno di consacrazione definitiva della Nouvelle Vague. Franju considerava questa una mera coincidenza dato che egli ha più volte espressamente ribadito la sua estraneità al movimento e alle sue regole estetiche (improvvisazione sul set, rifiuto dell’utilizzo di teatri di posa), anche se quasi tutti gli studi sulla Nouvelle Vague annoverano il regista tra i suoi esponenti più illustri. 

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E’ in realtà all’Espressionismo tedesco, Murnau e Lang in particolar modo, che Franju guarda al momento di girare Les yeux sans visage; quando il film fu presentato a Edimburgo ben sette persone in sala persero i sensi e la critica rimase scandalizzata. L’unico giornalista che osò parlarne bene perse il lavoro. Franju beffardo dichiarò che aveva capito perché gli scozzesi indossassero il gonnellino.
A rivederlo oggi a distanza di più di mezzo secolo la reazione del pubblico di allora potrebbe sembrarci quantomeno esagerata, e in effetti la storia non contiene elementi particolarmente innovativi. C’è tutto: dallo scienziato pazzo alla villa isolata in campagna con tanto di laboratorio nei sotterranei, ma la maestria di Franju sta nel plasmare gli elementi a sua disposizione riuscendo a creare qualcosa di unico partendo da archetipi ben consolidati.

occhi senza voltoSe il dottor Genessier (Genesi?) è spinto dall’ambizione sfrenata e da un opprimente senso di colpa ad agire come il Creatore, disponendo del destino altrui pur di restituire a sua figlia Christiane la bellezza perduta dopo essere rimasta sfigurata in un incidente automobilistico, a Louise (Alida Valli) spetta il ruolo di angelo della morte che seleziona le vittime sacrificali in base alle caratteristiche fisiche: bionde e con gli occhi azzurri, come Christiane appunto.
Tuttavia non è intenzione del regista stigmatizzare l’arroganza della scienza di fronte ad un ordine divino o naturale; in molti infatti hanno voluto piuttosto vedere nel film un preciso sottotesto politico: l’egoismo familiare del dottor Genessier, che distorce l’amore paterno per la figlia riducendo a mere astrazioni tutte le altre ragazze, sarebbe ben radicato nel culto della famiglia che fu una bandiera della politica pétainista –in opposizione alla resistenza- a lungo presente nei programmi conservatori per la Rinascita Morale. Il gesto finale di Christiane si presenterebbe quindi come una presa di posizione politicamente di sinistra.
Reiterando l’alternarsi di morte e vita e calcando la mano sulla sinistra ambiguità dei personaggi, Franju fa precipitare lo spettatore in una lugubre spirale orrorifica che gioca costantemente sul filo del non detto, fino al cruento finale che sublima la tensione accumulata in una liberatoria sequenza di puro splatter ante-litteram.

 

Titolo originale: Les yeux sans visages

Regia: Georges Franju

Interpreti: Pierre Brasseur, Alida Valli, Edith Scob, Juliette Maynel, Claude Brasseur

Durata: 95'

Origine: Francia/Italia 1960

 

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