FILM IN TV – “Ore disperate”, di Michael Cimino

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Cimino rinuncia alla scrittura ed è costretto a rinchiudersi in una casa. Per quanto grande sia… È imbrigliato, tenuto a freno, sedato. Ma mostra finalmente la verità sulla natura bipolare del suo cinema, che cerca la terza dimensione tanto fuori quanto dentro, nel paesaggio e nell'uomo. Giovedì 11 luglio SKY MAX ore 2:40

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ore disperate michael ciminoIl "peggior" film di Cimino? Come se la povertà, obbligata da una carriera di eccessi, bastasse, di per sé, a contenere la dismisura della visione, a ingabbiarla nelle strettoie intransigenti di un dramma "noir" da camera. Eppure, già in apertura, quelle luci e quei colori cangianti di un cielo notturno, che prende forma a partire dal buio più denso e impenetrabili delle origini, ci dicono che l'immagine non ammette limite, comunque. Non è un dato, ma è una trasformazione colta in atto, una creazione in compimento (mai compiuta dunque). Quelle luci e quei colori sono, soprattutto, il segno di una complessità insofferente alle griglie di senso del genere, alle strettoie produttive che riducono gli spazi abitabili e visibili, ai vincoli di una storia già data, all'esigenze necessariamente derivative del remake (The Desperate Hours, 1955).

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Di sicuro Cimino, al contrario di Wyler, non è un giansenista della messinscena. Non conosce il controllo, nonostante lo insegua. Non costruisce armonie: i suoi balli sono sottoposti alla forza centrifuga del caos, i suoi spazi si accendono improvvisamente di meraviglia e dolore, i suoi personaggi sono magnificamente contraddittori. E l'unica morale che predica è fondata sulla forza dirompente dei sentimenti. Ma proprio per questo, ancor più delle "grandi" scene che sfidano i limiti del quadro e la linea dell'orizzonte, di Cimino ricordiamo da sempre le scene più intime, i dialoghi, due personaggi in una stanza, gli amori folli, la rabbia, i litigi, le rotture, le riconciliazioni, le rivalità e le fratellanze. Gli sguardi di Robert De Niro e Meryl Streep, Kris Kristofferson e Isabelle Huppert a letto, Christopher Walken che mostra orgoglioso  la sua casa tappezzata di giornali, Stanley White e Tracy stesi sul divano… E ora torna Mickey Rourke, lo psicopatico assassino, alle prese con un risoluto Anthony Hopkins.

 

Ecco, in Ore disperate, Cimino rinuncia alla scrittura ed è costretto a rinchiudersi in una casa. Per quanto grande sia… È imbrigliato, tenuto a freno, sedato. Ma mostra finalmente la verità sulla natura bipolare del suo cinema, che cerca la terza dimensione tanto fuori quanto dentro, nel paesaggio e nell'uomo. E appare finalmente chiaro come quella dismisura, quell'incontrollabile "grande", a cui sembra sempre tendere il suo sguardo, sia in realtà la somma di una serie infinita di piccoli movimenti. Scosse telluriche che si accavallano fino a sciogliere la loro tensione in un terremoto.

No, neanche Ore disperate funziona, nonostante tutti gli accorgimenti e le zavorre. Cimino riesce a farlo saltare in aria, fottendosene della verosimiglianza e dell'equilibrio narrativi, riducendo la tensione non a una semplice situazione, ma a un conflitto schizofrenico tra uomini con i nervi tesi, sacrificando la violenza a momenti di lirismo assoluto, perdendosi in paesaggi western tra montagne, fiumi e cavalli. E alla fine, una volta riassorbita tutta l'anormalità dei comportamenti, depurata la storia dalle esigenze del genere, cancellata la violenza e abolite le indagini di polizia, intravediamo, nella luce diffusa, un incredibile filmino familiare, come quelli girati per la Kodak.

E se, un giorno, Cimino accettasse la sua grandezza anche nell'infinitamente piccolo? Magari tornerebbe a girare, a farci toccare i cancelli del cielo con un iphone. Con nulla.

 

Titolo originale: Desperate Hours

Regia: Michael Cimino

Interpreti: Mickey Rourke, Anthony Hopkins, Mimi Rogers, Lindsay Crouse, Kelly Lynch, Elias Koteas, David Morse, Shawnee Smith

Durata: 105’

Origine: USA, 1990



Giovedì 11 luglio SKY MAX ore 2:40

 

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