Pulp Fiction, di Quentin Tarantino

Palma doro al Festival di Cannes 1994, è come le statue pagane dell’Antico Testamento, perché ha la forza di stupire, fare inginocchiare gli accoliti, e mette in campo un immaginario debordante.

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Palma d’oro (contestatissima) al Festival di Cannes 1994, il secondo film di Quentin Tarantino è il principale film di culto degli anni ’90. Per definirlo, in fondo, basterebbe questa  semplice frase, tuttavia la pellicola ingloba miriadi di altre definizioni, di commenti didascalici, di recensioni improvvisate dalla sua schiera di spettatori, sempre più nutrita e pronta a farne un simbolo, un altare sul quale i nuovi fan immolano la propria passione cinematografica.
Pulp Fiction è un idolo, come le statue pagane dell’Antico Testamento, perché ha in sé la forza di stupire e fare inginocchiare gli accoliti, e mette in campo un immaginario debordante – quello dei fumetti “riservati a un pubblico adulto”, come scrivono sulle cover, unito all’atmosfera da gangster movie degli anni ’30 e a un’incredibile pregnanza dialogica, perché (fortunatamente) non basta riempire le frasi di parolacce e incitazioni a delinquere per ottenere la Spaghetti-drammaturgia di
Tarantino.
Il film travalica la comune struttura a incastro, figlia della decostruzione kubrickiana di Rapina a mano armata, e segmenta lo sguardo dello spettatore come un prisma segmenta la luce. Disorienta, certo, ma lo fa cautamente, senza far perdere il filo o tediare o ancor peggio irritare. Insomma, abbiamo a che fare con un melting pot, con l’amalgama di molti elementi della sottovalutata cultura di massa. Il racconto è labirintico e pieno di pause e flashback, ma è anche preciso e mai, mai affidato al caso. Il materiale (visivo, sonoro e narrativo) si accumula nella progressione delle varie sottotrame: due criminali di strada vogliono rapinare una tavola calda, due sicari (i leggendari Travolta e Jackson) si ritrovano con un cadavere in macchina, mentre un pugile vince un incontro che avrebbe dovuto perdere.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Tarantino osa molto, è vero, tuttavia si preoccupa sempre di non perdere appeal. Anzi, cerca esplicitamente di mantenerlo, come un marchio di alta moda che punta a diventare un’icona di stile. Ed effettivamente, riguardandolo oggi, Pulp Fiction è un’icona di stile, un vestito elegante che si adatta a qualunque taglia, a qualunque spettatore che desideri portarlo e sfoggiarlo nelle occasioni mondane. Per questo motivo, non bisogna stupirsi del fatto che il regista sia diventato un brand, una fonte di reddito per pellicole lontane anni luce dalla qualità artistica e tecnica di Pulp Fiction.
Tarantino ha mostrato come si fa, e il mondo cinematografico si è adeguato e ha tentato di imitarlo, di omaggiarlo, di salire sul carro del vincente. Eppure, nel cinema, i franchising non hanno mai funzionato.

 

Titolo originale: id.
Regia: Quentin Tarantino
Interpreti: John Travolta, Samuel L. Jackson, Uma Thurman, Harvey Keitel, Bruce Willis, Tim Roth, Amanda Plummer, Maria de Medeiros, Ving Rhames
Durata: 154′
Origine: USA, 1994

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

Sending
Il voto dei lettori
3.67 (3 voti)
--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array