FILM IN TV – Skin Deep. Il piacere è tutto mio, di Blake Edwards

Stroncato dalla critica, è invece una ironica sex comedy sul tramonto dell’edonismo reaganiano con momenti irresistibili e uno scatenato John Ritter. Domani, ore 15.30, Sky Classics

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Nella fase finale della carriera di Blake Edwards non si contano molti successi ma spesso opere controverse che non hanno fatto che confermare i pregiudizi dei recensori americani e inglesi, mai teneri con il regista di Tulsa. Skin Deep – Il piacere è tutto mio, pur incassando nel 1989 ben 19 milioni di dollari a fronte dei 9 di budget, venne praticamente stroncato della critica. Con il tempo le cose non sono migliorate, con un attuale gradimento nel sito Rotten Tomatoes intorno a un misero 36%. Il film è una ironica sex comedy sul tramonto dell’edonismo reaganiano e vede come protagonista assoluto il compianto John Ritter (indimenticabile protagonista dal 1977 al 1983 della sit-com Tre cuori in affitto, scomparso a 54 anni nel 2003 per un aneurisma dell’aorta) nei panni di Zachary “Zach” Hutton, scrittore 42enne in crisi, con debole per l’alcol e le belle donne. skin deep john ritterBlake Edwards ripropone un personaggio che sta a metà strada tra il Dudley Moore di 10 (1979) e il Burt Reynolds de I miei problemi con le donne (1983), poggiando sulle robuste spalle di Ritter una comicità ipercinetica e piena di doppi-sensi. Nonostante la mancanza di una struttura omogenea che possa legare fra loro le varie parti, vi sono episodi davvero irresistibili: la scena iniziale con il doppio tradimento di moglie e amante, Zack che va a letto con una culturista che sembra Rambo (“la signora Arnold Schwarznegger”), le scosse miocloniche dopo il trattamento elettrico di una fisioterapista sadica, la cena di gala con uno ”smoking” atipico, i tentativi di rianimazione del cane della suocera (la scena verrà ripresa in Tutti pazzi per Mary dei fratelli Farrelly) e la famosa lotta dei profilattici fosforescenti che duellano nel buio come le spade di Guerre Stellari. Ma il plus valore dell’opera sta in questo ritratto fedele dell’America degli anni ’80, in cui, dissolto nel cinismo qualsiasi spessore etico, si punta decisamente sul corpo e sulla mono-dimensione, restando sulla superficie patinata di una copertina di Penthouse. Anche le riuscite caratterizzazioni di contorno riflettono questo preciso richiamo allo specchio del proprio tempo, privo di qualsiasi prospettiva e caratterizzato dalla presenza pervasiva del mezzo televisivo: il barista disilluso (Vincent Gardenia), lo psichiatra autoironico (Michael Kidd), la suocera inacidita (Nina Foch, sue le migliori freddure) e la serie infinita di personaggi femminili (la parrucchiera, la culturista, la fisioterapista) che riflettono un Io svuotato da qualsiasi ideologia e ipertrofizzato nelle masse muscolari o nel rimodellamento estetico. Fa eccezione il personaggio della moglie giornalista (Alyson Reed) che è l’unica a credere nelle capacità reattive del satiro Zach, in una scena che è un omaggio indiretto a Il laureato di Mike Nichols.

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skin deep il piacere è tutto mioLa vis comica che pervade la prima parte del film va stemperandosi tra funerali e case mandate a fuoco da fidanzate psicopatiche: Blake Edwards inserisce una componente drammatica derivante dalla consapevolezza di Zach di avere demandato all’alcol e al sesso ossessivo compulsivo le proprie assunzioni di responsabilità. Cosi dalle note dance di Falling Out of Love che richiamano il sound tipico di quegli anni si passa a un malinconico Cole Porter suonato al piano come per esorcizzare i demoni. L’American Pie sembra andata a male e il film si chiude con l’ennesimo sberleffo di Edwards ai colori della bandiera americana e all’inno nazionale, un intelligente dito medio contro l’establishment hollywoodiano. Non si esce vivi dagli anni ’80.

Titolo originale: Skin Deep

Regia: Blake Edwards

Interpreti: John Ritter, Vincent Gardenia, Alyson Reed, Joel Brooks, Julianne Phillips, Nina Foch

Durata: 101′

Stanotte ore 3.20 e domani ore 15.30 su Sky Classics

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