Susanna, di Howard Hawks

Un dispositivo di incessante comicità frutto di un intricato groviglio di sovrastrutture verbali e di irresistibili equivoci. Stanotte, ore 5.00, Rai 3

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Nessun flash-back, nessuna ellissi, la sua regola è la continuità; nessun personaggio si muove senza che noi lo seguiamo, nessuna sorpresa che il protagonista non condivida con noi. (…) L’intero film, corpo glorioso, è animato da una respirazione duttile e profonda.
Jacques Rivette

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Se la meticolosa (ri)costruzione del brontosauro che costituisce lo scopo scientifico del paleontologo David Huxley (Cary Grant) è la metafora di una vita diligentemente posta al servizio della scienza e della “normalità” che avrebbe portato lo scienziato a sposare la altrettanto coscienziosa, ma algida miss Swallow, il suo afflosciarsi su se stesso, nel finale del film, in una sorta di spettacolare implosione per l’ennesimo

susanna_2 “disastro” causato da Susan Vance (Katharine Hepburn), costituisce il segno di una necessaria e nuova ricostruzione non solo del povero brontosauro ridotto di nuovo a scheletro scomposto, ma anche della vita del “malcapitato” scienziato.
Howard Hawks è stato un geniale costruttore di cinema che ha spaziato dal western alla commedia, con una puntata anche nella fantascienza e in quel cinema più strettamente contingente ad una attualità in movimento come accadeva nel cinema degli anni settanta che con un abbandono graduale dei generi cercava nel contemporaneo l’ispirazione per le nuove produzioni.
Alla solida classicità che ha scontornato il cinema degli anni futuri appartengono i suoi titoli come Scarface (1932), Ventesimo secolo (1934), Arcipelago in fiamme (1943), Acque del sud (1944), Il grande sonno (1946), Il fiume rosso (1948), Ero uno sposo di guerra (1949), Il grande cielo (1952), Un dollaro d’onore (1959) solo per ricordare i titoli più importanti. Film che hanno tutti diritto ad un posto nella storia del cinema e sicuramente qualcuno di questi ad un posto privilegiato. La sintesi rivettiana ci pare non superabile per condensare in tre righe la poetica di questo autentico maestro del cinema hollywoodiano che aveva in odio il montaggio ed era per questo che privilegiava la continuità del racconto che restituiva allo spettatore quella fisiologia narrativa di cui ci parla il grande autore francese.
Susanna (1938) che altro non è che la storia di un corteggiamento con evidenti tracce di stalking, si direbbe oggi, traspone i mali d’amore e dell’innamoramento in unasusanna-1938 commedia iperattiva, decisamente esagerata e dalla trama che si fa progressivamente articolata tanto da assomigliare ad un cubo di Rubik nelle mani nervose di un inesperto giocatore.
Lavorando su una curva iperbolica che Hawks ebbe a giudicare eccessiva per la totale assenza di personaggi normali, il film mette a segno una serie gag tra le quali non si può dimenticare quella che si coglie nella versione originale nella sequenza del travestimento femminile di David quando per la prima volta al cinema la parola “gay” viene usata in relazione all’omosessualità. Ma Susanna è molto di più e la sua forza comica si coglie nello svolgersi della storia in cui l’ininterrotta serie di equivoci fa da struttura portante al corteggiamento sfrenato di Susan nei confronti dello sprovveduto David cui Cary Grant offre il proprio corpo impacciato e la sua espressione da nerd inguaribile che non riesce a guardare il mondo se non attraverso una inconcludente razionalità scientifica. Susan è un ciclone distruttivo, una vera calamità naturale, un disastro ambulante che sconvolge la tranquillità misurata di David e della sua composta (ex) compagna. Il film diventa così un dispositivo di incessante comicità, forse caricaturale, ma era quella l’intenzione di Hawks. In una intervista riportata in Il cinema di Howard Hawks editato in occasione della retrospettiva dei suoi film alla Mostra del Cinema di Venezia del 1981, il regista sottolinea con un certo orgoglio di quando Harold Lloyd gli disse che Susanna era la commedia con la migliore costruzione che avesse mai visto. Certo dopo Hawks sarebbero venuti molti altri ad inventare, con altri e più segreti significati, le strutture della commedia brillante (come non ricordare l’eterno Wilder!). Ma di altrettanto certo vi è che Susanna, con l’intricato groviglio di sovrastrutture verbali ed equivoci di susanna-hawksirresistibile comicità costituisce, per Hawks, il frutto del suo lungo lavoro sui generi e quindi anche sulla commedia. Un impegno che lo spingeva ad una invenzione continua delle forme espressive ed è indubbio che per questo film, fece anche grande affidamento sulla presenza scenica dei due grandissimi attori che aveva scelto. Spendere altre parole su Cary Grant e su Katherine Hepburn è sicuramente inutile, ma non è inutile sottolineare, ancora una volta la modernità sconcertante del personaggio di Susan che in anni insospettabili (ricordiamolo, siamo nel 1938) agisce come una donna dei nostri giorni senza alcuna ipocrisia femminile, dritta verso il suo obiettivo che riesce a raggiungere lasciandosi dietro una immensa serie di piccole catastrofi che nella Hollywood di quegli anni erano perfettamente rimediabili con un bacio finale e il brontosauro millenario accasciato irrimediabilmente nella sua originaria scomposizione.

 

Titolo originale: Bringing Up Baby
Regia: Howard Hawks
Interpreti: Katharine Hepburn, Cary Grant, Charles Ruggles, May Robson
Origine: Usa 1938
Durata: 102’
Genere: commedia

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4.5 (6 voti)
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