FILM IN TV – Terra lontana, di Anthony Mann

Western proto-crepuscolare con infinite sfumature psicologiche, è il film che anticipa di molti anni le note malinconiche di Dove la terra scotta e Cimarron. Oggi, ore 16.50, Rete 4

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

“Il western è un dramma del visibile e dell’invisibile, tanto quanto un’epopea d’azione: l’eroe agisce solo perché vede per primo e trionfa solo perché impone all’azione l’intervallo o quel secondo di ritardo che gli permettono di vedere tutto”. Gilles Deleuze

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

 

Prima di tutto l’uomo. Così si potrebbe sintetizzare l’idea del western secondo Anthony Mann, tesa a rivelare la profondità invisibile dopo avere superato parecchi strati di apparenza. Non fa eccezione Terra lontana, storia di Jeff Webster (James Stewart) che da Seattle si muove verso il Canada (facendo tappa in Alaska) per far passare una mandria di bovini e venderla agli affamati cercatori d’oro. E’ il 1896 e il dio denaro regola come sempre gran parte delle vicende terrene tirando fuori il peggio dai diversi protagonisti: la sceneggiatura del grandissimo Borden Chase pone un evidente parallelismo tra l’egocentrismo del giudice-sceriffo Gannon (John McIntire) e la misantropia di Jeff che, pur di non vedere ostacolati i propri interessi (la vendita dei bovini gli consentirà di aprire una fattoria nello Utah), lascia tiranneggiare il rivale.

terra-lontanaIl titolo The Far Country al di là dei riferimenti geografici di frontiera, in realtà identifica il progressivo allontanamento di Jeff dai territori dell’umanità, una peripatetica deriva esistenziale alimentata dalla solitudine. James Stewart abbandona i disincantati personaggi dei film degli anni ’30 e ’40 e regala al suo protagonista una nota cinica e amara che deriva dal crollo delle illusioni dell’America dopo la Seconda guerra mondiale. Il sorriso bonario di George Bailey ne La vita è meravigliosa si trasforma nel ghigno beffardo di Jeff Webster che risponde alle richieste di aiuto guardando distrattamente da un’altra parte. Esemplare la scena dell’evitamento del ghiacciaio: mentre Jeff conosce i pericoli di quel territorio e decide per un tragitto più lungo, Rhonda (Ruth Roman) e i suoi uomini non vengono avvisati e rischiano di morire sotto una slavina. Questo è il primo momento in cui Jeff realizza che un atteggiamento neutrale, omissivo, è altrettanto colpevole rispetto ad una azione volontaria dolosa. Anthony Mann fa perdere Jeff nelle montagne dell’Alaska e lo immerge dentro bianchi paesaggi innevati quasi a volerne ottenere un momento di ripensamento rispetto alle infinite possibilità dello sfondo naturale. Il trovarsi in un territorio di confine costringe ad una fuga perenne mentre attorno la febbre dell’oro brucia tante esistenze. Il reale potere catartico scaturisce dall’elemento femminile: da una parte Rhonda che fin dall’inizio salva Jeff dai guai e dalla prigione e cerca di ricondurlo dentro i parametri di una vita sociale, dall’altra la giovanissima Renèe (Corinne Calvet) che insegna a Jeff l’abecedario dei sentimenti puri e disinteressati, dimostrando che l’innocenza è un transitorio ma salutare stato di grazia. In questo continuo scambio di attenzioni e sguardi, Jeff non può rimanere passivo, confinato nel proprio piccolo deserto, con la sola compagnia di un cavallo e del suo campanellino. Ferito gravemente, guarda le proprie mani e si contorce in una smorfia di sofferenza: non è il dolore fisico, ma è il sangue della colpa che lo fa urlare di raterra-lontana-james-stewartbbia. Dove è stato tutto questo tempo? In quale luogo buio ha portato i propri sogni? Come è potuto arrivare così lontano senza rendersene conto?

Non è un caso che Anthony Mann giri la scena finale in piena notte, tra ombre spettrali e suoni distanti di campanelli del giudizio, un redde rationem con inevitabile spargimento di sangue e un debole raggio di luce lunare, una coscienza sociale che passa attraverso il sacrificio. Western proto-crepuscolare con infinite sfumature psicologiche, Terra lontana è il film che anticipa di molti anni le note malinconiche di Dove la terra scotta e Cimarron, trasformando la Revolutionary Road del sogno americano in un inevitabile viale del tramonto, in cui continuano a scontrarsi interesse personale e bene collettivo.

Titolo originale: The Far Country

Regia: Anthony Mann

Interpreti: James Stewart, Ruth Roman, Corinne Calvet, John McIntire

Durata: 90′

Origine: Usa 1954

Genere: Western

Oggi, ore 16.50, Rete 4

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative