FILM IN TV: "Tigerland" di Joel Schumacher

Schumacher conosce il gioco, e le regole per giocarci. Qui mette in scena la propria consapevolezza del simulare: ogni Vietnam al cinema è a conti fatti una Tigerland, il campo di simulazione della giungla e delle situazioni di guerra dove i marines passavano l'ultima terribile settimana di addestramento prima del fronte. Venerdi 9/3 23:15 Rete4

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Joel Schumacher conosce il gioco, e le regole per giocarci. Il suo giocare non è mai un giocarsi, ma sempre un mostrare apertamente la propria mossa sulla scacchiera: la "baracconaggine" dei suoi due Batman, il patetismo esibito di Flawless o Veronica Guerin, l'essenza-bruckheimer di Bad Company: Protocollo Praga, il pruriginoso delirio da carne in decomposizione di 8mm, che proprio per questo è probabilmente il suo film migliore, quanto e più di Un giorno di ordinaria follia, dove al contrario la "follia" del titolo è arginata, tenuta a bada, incanalata nei condotti segnati, tracciati, della regia e della sceneggiatura precisa e infallibile. Dunque, ogni Vietnam al cinema è a conti fatti una Tigerland – il campo di simulazione della giungla e delle situazioni di guerra messo su dall'Esercito Americano dove i marines passavano l'ultima settimana di  addestramento prima di venire spediti al fronte, divisi in due squadre, una "di casa" e l'altra che fingeva di essere vietcong: Schumacher mette in scena la propria consapevolezza del simulare, dopo la prima e piuttosto ingenua parte del film in cui seguiamo il precedente addestramento della truppa, e veniamo a conoscenza del personaggio carismatico di Roland Bozz (Colin Farrell). A Tigerland, per Schumacher non si tratta poi più nemmeno del Vietnam-finto-due-volte, quanto della spettacolarità della lotta primordiale, bestiale e boormaniana tra Bozz, capo della squadra dei vietcong, e Wilson (Shea Whigham), psicopatico comandante del "plotone USA" che odia Bozz dai tempi dell'addestramento alla base e tenta in tutte le imboscate e le simulazioni di scontro armato di ucciderlo sparando con pallottole vere. E Colin Farrell, che inizia ad affermarsi proprio con questo film, è qui già il corpo infiltrato teorizzato da Michael Mann col suo Sonny in Miami Vice: ritrovatosi – lui, attore irlandese – suo malgrado a capo della truppa dei "finti musi gialli", è il classico soldato dalla testa calda e dal cuore d'oro, insofferente alle regole e alla disciplina dell'esercito, provocatore violento, ma anche uomo generoso e pronto sempre a dare una mano agli altri compagni di camerata. Il suo gesto finale, di strappare le pagine del diario dell'amico Paxton che fuoricampo narra la vicenda del film, è allora un tentativo estremo di ribellarsi alla caratterizzazione della parola scritta per affermarsi come puro segno trasversale (elemento estraneo e impazzito che fa saltare l'implacabile macchinario dell'Esercito), incasellabile, indefinibile, ingiudicabile – e Joel Schumacher, che di sicuro è un "regista bastardo", ci gode invece a intrappolare Farrell due anni dopo Tigerland nell'opprimente cabina telefonica di un film di nuovo senza aria, risolto dalla scrittura geometrica del "quel che vedi è quel che accade", In linea con l'assassino.  

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Tigerland


Regia: Joel Schumacher


Origine: USA, 2000


Interpreti: Colin Farrell, Matthew Davis, Clifton Collin Jr., Thomas Guitry, Shea Whigam, Russel Richardson, Nick Searcy


Durata: 101'


Venerdi 9 Marzo, h 23:15, Rete4


 

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