FILM IN TV – "Vite vendute", di Henri-Georges Clouzot


Tratto da un romanzo del 1950 di Georges Arnaud, è uno dei capolavori del polar. Lo sguardo crudele di Clouzot mostra la condizione umana degradata dal profitto e dall’avidità, costruendo fotogramma dopo fotogramma un atto d’accusa, senza speranza, verso la bassezza cui è stata ridotta. Martedì 24/04, h 3.30, Rai Movie

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Vite vendute
(titolo originale Il salario della paura), capolavoro del polar diretto nel 1953 con mille difficoltà da Henri-Georges Clouzot, è un film crudele e sadico, un ritratto nero come il petrolio dell’umanità. Un viaggio al termine della notte che fa sembrare la sedia dello spettatore irta di chiodi per tutta la manciata di chilometri che i quattro protagonisti devono percorrere, una breve distanza che si allunga a dismisura. Per duemila sporchi dollari i quattro devono condurre due camion carichi di nitroglicerina dalla sede della SOC (Southern Oil Company) a un pozzo petrolifero in fiamme, in modo che possa essere spento. Ogni minimo scossone potrebbe essere fatale e l’andatura è lenta come quella dei copertoni.

Quello che Clouzot realizza è un film che volteggia sul filo del rasoio come fosse una lumaca, il ralenti di una caduta vertiginosa, fino all’inevitabile e definitivo impatto. Da grande maestro riesce nella magia di fondere gli opposti ed è in grado di inchiodare lo spettatore con un ritmo lento e il gusto per il dettaglio. Vite vendute può essere suddiviso in due parti, due lati della stessa medaglia, quella che rappresenta la vita di chi non ha più nulla da perdere, non è più niente ed è bloccato come in una prigione, una condizione condivisa dallo stesso Clouzot agli albori della sua carriera come autore.
Due parti, una lunga introduzione volta ad approfondire sia la personalità dei protagonisti, sia lo scenario dove ha luogo il dramma e una parte dedicata al trasporto della nitroglicerina, nella quale viene fatto esplodere ciò che si è costruito in precedenza, affogato nel nero del petrolio. I ruoli si ribaltano e l’esperto e arrogante malvivente Mister Jo (uno straordinario Charles Vanel) muta in un vecchietto timoroso e cagionevole, mentre Mario (Yves Montand), il suo lacchè, si rivela coraggioso e determinato.

Nello sguardo di Clouzot non c’è però spazio per la speranza o il riscatto e i protagonisti sono destinati a cadere uno a uno. Sarebbe comunque riduttivo attribuire solo alla causalità e caducità della vita il triste destino riservato ai diseredati protagonisti di questa storia, un criminale in fuga, due migranti manovali e un vagabondo, tutti bloccati nella cittadina di Las Pedras, immersi in questa zona di frontiera, liminale, una babele di linguaggi, razze e modi di vita. Come suggerisce il titolo originale, le cause ultime di questa tragedia sono il salario e l’avidità, delle multinazionali, rappresentata da Mister “stelle e strisce” O’Brien, ma anche dell’individuo. Non è un caso che lungo tutto il film torni ossessivo il rumore dei motori dei camion, quasi a ricordare il suono delle macchine nelle catene di montaggio.
Dal dramma sono escluse le donne, l’unico ruolo femminile degno di nota è riservato alla bellissima Vera Clouzot, moglie del regista. Due donne, tra cui la stessa Vera, saranno invece protagoniste del successivo capolavoro, I diabolici.
Vite vendute non è solo un grande film noir, capace di fare stare lo spettatore sulle spine, ma è anche uno splendido ritratto della condizione umana e dei suoi lati oscuri.

Titolo originale: Le Salaire de la peur
Regia: Henri-Georges Clouzot
Interpreti: Yves Montand, Charles vanel, Peter van Eyck, Folco Lulli, Vera Clouzot
Durata: 131' Origine:
Francia, 1953
Martedì 24 aprile, h 3.30, Rai Movie

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