"Final destination 2", di David R. Ellis

David R. Ellis, con maggior tenacia di James Wong, mette in scacco, in evidenza, una struttura filmica (ri)pensata per essere scorsa come esercizio di stile al di là di ogni riflessione introspettiva sul genere

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La destinazione finale del film è la morte. Una Morte che traccia le coordinate nelle quali maglie e giunture si nasconde il disegno finale. Un percorso programmatico teso a (ri)condurre sulla retta via con una perseveranza quasi cristiana, gli sbandamenti inaspettati del Destino, così da riaffacciarli nella destinazione finale, al cospetto della cosiddetta Ombra della Mietitrice. Final destination, appunto.

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In questo film, come nel suo predecessore firmato da Wong, la messinscena gioca a rifrangersi, in un meccanismo ben lubrificato. Non solo la Morte dunque, ma anche e soprattutto la regia al lavoro sul corpo dell'attore. Soprattutto qui, per quello smascheramento così rivelato in "artifici" registici quasi ingombranti. David R. Ellis, infatti, con maggior tenacia di Wong, mette in scacco, in evidenza, una struttura filmica (ri)pensata per essere scorsa come esercizio di stile al di là di ogni riflessione introspettiva sul genere. Non si assapora affatto la caparbietà nostalgica, l'esibizione quasi revisionista (tra virgolette) di un Jeepers Creepers. Piuttosto ci si accorge di un lavorio scenografico e spettacolare della Morte (quindi della Regia) così assolutamente gratuito da rasentare una grazia  tutta sua.


Se il John Doe-Fincher di Seven si premurava meticolosamente di mettere in scena la risultanza della violenza nella paralisi fotografica della salma, l'Ellis di Final Destination 2 concentra il suo sguardo, con più fiducia e forse riuscendoci meglio di Wong,


A questo scopo la sequenza d'apertura riassunta nella magistrale carambola autostradale (laboratorio e fucina di splendide moderne-messinscene cinetiche, pensiamo all'ultimo Matrix) ha ben impressa la dottrina archetipica della serie Final destination: un corpo non più vittima e carnefice, ma solamente vittima di una morte/messinscena che si è scelta come complice la materialità distaccata, ineluttabile, kinghiana, assai (assai!) cinematografica dei tools assassini.


 


Titolo originale: Final Destination 2
Regia: David R. Ellis
Sceneggiatura: J. Mackye Gruber, Jeffrey Reddick, Eric Bress
Fotografia: Gary Capo
Montaggio: Eric A. Sears
Musiche: Alison Freebairn-Smith, Shirley Walker
Scenografia: Michael S. Bolton
Costumi: Jori Woodman
Interpreti: Ali Carter (Clear Rivers), A. J. Cook (Kimberly Corman), Michael Landes (Thomas Burke), David Paetkau (Evan Lewis), James Kirk (Tim Carpenter), Lynda Boyd (Nora Carpenter), Keegan Connor Tracy (Kat), Jonathan Cherry (Rory Peters), Terrence "T. C." Carson (Eugene Dix), Justina Machado (Isabella Hudson), Tony Todd (William Bludworth)
Produzione: Craig Perry, Warren Zide
Distribuzione: Nexo
Durata: 90'
Origine: USA, 2003


 

 

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