Finch, di Miguel Sapochnik

In un mondo ormai collassato, Finch Weinberg cerca salvare la cultura umana, affidandola al robot senziente Jeff. Tom Hanks si fa missionario e apologeta del culto della tecnologia su AppleTV+

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Cosa definisce la nostra umanità? Finch Weinberg (o chi gli ha assegnato il suo compito) sembra avere una risposta chiara a questa filosofica domanda: la cultura. Per questo la sua missione su una Terra ridotta in arida polvere, con il cielo che è “come formaggio svizzero”, rendendo mortale il contatto con la luce solare, è quella di raccogliere e scannerizzare tutti i libri su cui riesce a metter mano. Sopravvive insieme al suo cane Goodyear e il piccolo robottino Dewey in un rifugio sotterraneo, cibandosi dei cibi in scatola che riesce a recuperare nei ruderi di quelle che una volta erano città. Quando, però, una tempesta enorme si avvicina alla sua posizione, è costretto a scappare e affida le preziose informazioni recuperate al cervello elettronico di Jeff, un robot umanoide e bambinone. Anche perché le ore di vita di Finch sembrerebbero contate.

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Apple ha scelto Miguel Sapochnik, veterano della serialità statunitense, per confezionare questo Mad Max: Fury Road per famiglie costruito tutto in funzione di Tom Hanks. È più nella bravura del protagonista che nella brillantezza e nell’originalità della scrittura che risiede il merito di momenti tragici che in certe occasioni riescono a essere struggenti. Funziona bene, inoltre, la chimica comica con il robot umanoide Jeff, doppiato dal fresco vincitore del premio di Cannes al miglior attore Caleb Landry Jones. Tra buffe incomprensioni e aiuti reciproci, la relazione tra i due evolve in maniera classica come quella tra mentore e allievo. Qual è, però, la materia d’insegnamento?

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Scena dopo scena, Finch accompagna il robot Jeff attraverso il regno umano della contraddizione. La stessa missione del protagonista, salvare il frutto della collaborazione umana sotto forma di cultura scritta, stride con una tempesta che si fa simbolo della pulsione autodistruttiva dell’umanità. Le folgori che illuminano le nere nuvole all’orizzonte sono la cortina di fumo che avvolge il vero cattivo del film, l’umanità dei nostri giorni, che pur non direttamente colpevole per il tracollo definitivo non viene comunque assolta. Jeff viene battezzato dal sangue di un’umanità morente, che alla fine dei suoi giorni cerca di istruire come meglio può il traghettatore designato a portarla al di là di sé stessa.

Eppure, rimane più di qualche dubbio sulla facilità con la quale l’Intelligenza Artificiale si presta a questo difficilissimo compito. Tutto l’impianto del film, a partire dall’immediatezza con la quale Jeff prova emozioni, sembra suggerire che possedere dei sensi con i quali percepire il mondo porti naturalmente allo sviluppo di una sensibilità. Finch evita con furbizia di porsi qualsiasi dilemma morale su questo fronte (a differenza di un film simile, che si basa sul problematizzare questo sviluppo, come Humandroid di Neil Blomkamp) e pensando al committente e a una visione della tecnologia tanto vicina alla fede, è difficile resistere alla malizia. Siamo così sicuri, allora, che nel travaso del genere umano nella tecnologia non si perda solamente qualcosa, ma che quella parte si trascini via, paradossalmente, tutto? Vogliamo davvero credere all’infallibilità di questo nuovo Messia?

Titolo originale: id.
Regia: Miguel Sapochnik
Interpreti: Tom Hanks, Caleb Landry Jones
Distribuzione: AppleTV+
Durata: 115′
Origine:
USA, 2021

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
5 (1 voto)
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