Fiore del deserto, di Sherry Hormann

Centrato sulla vita della top model somala Waris Dirie, il film racconta il dramma dell’infibulazione femminile con toni leggeri ma efficaci. Dal 14 aprile al cinema con Ahora! Film e K2 Film.

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Waris Dirie non è una top model qualsiasi. Il suo nome, che tradotto significa “fiore del deserto”, fa intendere quanto essa stessa sia una rarità. Se la sua bellezza è rara, ancor di più lo è il suo vissuto. La sua vita è stata d’ispirazione per il film intitolato proprio Fiore del deserto (Desert Flower), scritto e diretto dalla regista tedesco-americana Sherry Hormann (Frauen Sind Era Wunderbares, Giorno del padre). In realtà la vita di Waris è stata fonte di un best-seller omonimo scritto dalla stessa modella somala. La data d’uscita italiana è prevista per il 14 aprile, con Ahora! Film e K2 Film, ma il lungometraggio in realtà è uscito nel 2009, debuttando proprio al Festival di Venezia. Ci sono voluti quasi sette anni per portare Fiore del deserto in Italia.

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Il tema centrale è molto forte. Waris, da piccola ha subito una delle pratiche più violente e poco umane che esistano nella cultura africana: l’infibulazione. Essa è una tradizione africana non scritta nel Corano che prevede la sottrazione dei genitali femminili delle bambine in tenera età. In aggiunta, c’è la successiva cucitura della vulva, permettendo solo la fuoriuscita di urine e di sangue mestruale. E’ una vera e propria mutilazione che ogni giorno viene effettuata non solo in Africa, ma anche in Europa e in America. E’ un tema tragico, che Waris, nel pieno della sua carriera, portò alla luce a livello mediatico, prima con interviste e successivamente con la pubblicazione di libri autobiografici. Lei stessa è divenuta ambasciatrice dell’ONU per la lotta contro l’infibulazione femminile, che da allora è stata

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desert-flower 2 vietata in diversi paesi.

Waris, interpretata dalla bellissima Liya Kebede, top model etiope, riesce a sfuggire dalla Somalia e da una vita che l’avrebbe vista schiava. Fiore del deserto racconta quindi la sua fuga verso Londra, dove riuscirà a crearsi una vita e, casualmente, a divenire una fotomodella. Nonostante gli elementi centrali siano quelli dell’infibulazione e la conseguente mancanza di una completa femminilità, il film non percorre la via (tra l’altro giustificata) del dramma. Il tocco stilistico ed efficace della Hormann sta nella creazione di una cornice tragica con all’interno tanti elementi presi in prestito dalla commedia e dalla black comedy. Spesso il film è capace di far sorridere utilizzando situazioni tristi, o capovolgendo principi culturali, africani o europei, rendendoli simpatici. Gli stessi effetti comici, dopo un primo sorriso, portano subito lo spettatore a soffermarsi sul suo stesso sorriso e ad andare oltre, fino a sentire suo il dramma profondo e nascosto che di tanto in tanto fuoriesce.

 

Titolo originale: Desert Flower
Regia: Sherry Hormann
Interpreti: Liya Kebede, Sally Hawkins, Craig Parkinson, Soraya Omar-Scego, Idriss Abdillahi Houfaneh
Distribuzione: Ahora! Film
Durata: 120′
Origine: Gran Bretagna/Germania/Austria/Francia 2009

 

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