"Flash of Genius", di Marc Abraham

flash of genius

Tratto dall’articolo omonimo scritto da John Seabrook per il “The New Yorker”, l’esordio del produttore Marc Abraham è di un’intensità sconvolgente e contiene contemporaneamente la solidità granitica di Richard Brooks, il sublime fallimento del sogno di Tucker di Coppola e la frantumazione della separazione tra realtà e paranoia di A Beautiful Mind di Howard. E Greg Kinnear è da urlo

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flash of geniusColpi di fulmine fuori stagione. Era già accaduto due anni fa con lo straordinario Reign Over Me di Mike Binder e ora la cosa si ripete allo stesso livello con Flash of Genius, film dall’impianto apparentemente classico, dalla regia esemplare nella sua trasparenza ma che a un certo punto, come per accumulo, prende fuoco, mandando in fiamme la testa e i sensi. In effetti sia Adam Sandler in Reign Over Me sia un grandissimo Greg Kinnear (forse nel suo caso si può davvero parlare di “politica degli attori” in quanto marchia in modo indelebile ogni film di qualsiasi livello che lo vede protagonista) in Flash of Genius sono accomunati dal fatto di vere dentro la realtà solo col corpo. Il loro mondo, la loro dimensione è altrove. Charlie, nel film di Binder, è chiuso nel proprio dolore dopo la morte della moglie e delle figlie avvenuta nella tragedia dell’11 settembre. Robert Kearns in quello di Abraham è invece intrappolato nel proprio sogno. Al di fuori, le altre persone attraversano soltanto momentaneamente la loro vita ma non li scuotono. Robert è un professore universitario che nel tempo libero realizza delle nuove invenzioni. Una di queste, il tergicristallo, potrebbe cambiare la vita a lui e alla sua numerosa famiglia. La Ford, prima lo seduce poi lo abbandona. Rifiuta infatti di comprargli il prototipo, poi gli ruba il progetto. Mettendosi anche contro gli amici e la famiglia Kearns intraprende a questo punto una battaglia legale contro una delle più importanti case automobilistiche del mondo.
Tratto dall’articolo omonimo scritto da John Seabrook per il “The New Yorker”, Flash of Genius segna l’esordio dietro la macchina da presa di Marc Abraham, produttore tra gli altri di Spy Kids e I figli degli uomini. Eppure il cineasta sembra avere un’esperienza da veterano. Certo, come si è visto, la presenza di Kinnear è fondamentale. Però colpisce il modo come il suo film abbia anche una classicità d’altri tempi con quella solidità granitica del cinema di Richard Brooks, con il modo di rappresentare il sogno americano che diventa sublime nel suo fallimento proprio come Tucker di Coppola e con la propensione a confondere realtà e paranoia come A Beautiful Mind. Ecco, davanti a Flash of Genius, risalta soprattutto il cinema di Ron Howard per come il biopic si trasforma in un’esperienza unica da vivere all’infinito e per come regala una grandiosa ed emozionante intimità a squarci familiari quotidiani. C’è un momento in cui Robert lascia ai suoi figli la decisione se accettare o meno i soldi offerti dalla Ford. Qui c’è un altro scarto, un altro passaggio in cui si sentono dei brividi realizzato con un’efficacia invidiabile. Quegli scarti di cui lo stesso Milk di Van Sant ne è pieno. E che portano a ripercorrere, anzi, a rivivere questa esistenza irripetibile una, cento, infinite volte.   
 
Titolo originale: id.
Regia: Marc Abraham
Interpreti: Greg Kinnear, Lauren Graham, Dermot Mulroney, Alan Alda, London Angelis, Jake Abel
Distribuzione: Universal
Durata: 119’
Origine: Usa/Canada, 2008
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