FolleMente, di Paolo Genovese

Un film paradossale, vittima delle stesse insicurezze dei suoi protagonisti. Vuole quasi far ridere per forza e affoga in un indistinguibile, verboso, rumore di fondo.

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OPEN DAY FILMMAKING & POSTPRODUZIONE: 23 maggio

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BORSE DI STUDIO per LAUREATI DAMS e Università similari

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SPECIALIZZAZIONI: la Biennale Professionale della Scuola Sentieri selvaggi

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Una casa, due persone, un soggiorno, una cena, ma anche soltanto un setup chiuso, teatrale. Torna sempre qui, Paolo Genovese, come un Prometeo qualsiasi, quasi fosse condannato a ricreare la formula iperpop di Perfetti sconosciuti e di mancare, anche solo di poco, il bersaglio.

Già nelle prime inquadrature siamo sempre intrappolati nei soliti spazi stavolta perfino sdoppiati. Piero e Lara si incontrano in un bar e decidono di tentare un primo appuntamento a casa di lei, magari provando ad allontanare le rispettive insicurezze. Per farlo, però, dovranno confrontarsi con le loro emozioni che, personificate, proveranno a pilotare l’incontro svelando però tutti i limiti e le manie dei protagonisti.

L’idea alla base di FolleMente pare difficilmente sbagliabile. Genovese sviluppa infatti uno spunto che conserva dal 2004 nella forma di un Inside Out live action che va a intercettare una fascia generazionale, quella dei trenta/quarantenni che il film Disney ha lasciato fuori. Manca, ovvio, a Follemente, il respiro dell’appassionato world building del classico Pixar. Qui è tutto un fatto di pancia, con il film lasciato in mano alla solita coralità dei cast dei film di Genovese ma senza una vera linea da seguire. E in effetti FolleMente è un film senza respiro, tutto ripiegato sui volti, sui gesti dei suoi attori, sul ritmo tenuto sempre alto dalle battute, dai botta e risposta rapidissimi, dalle contrapposizioni tra il “dentro” ed il “fuori” dei personaggi che cercano a tutti i costi la bordata comica.

FolleMente ragiona dei limiti che ci imponiamo, delle nostre insicurezze, ma Genovese pare cadere vittima per primo del suo overthinking, finendo forse per svelare gli intenti del film, la necessità di colpire ad ogni costo i suoi spettatori, di risultare accattivante e trasversale, o anche solo di creare gag buone da rilanciare sui social. E così rimpinza il racconto di materiali, di contrappunti, ma non fa altro che creare rumore di fondo, affogare le linee in una scrittura sempre più verbosa, che finisce per zavorrarlo, spiegare troppo, svelare eccessivamente l’intimità dei personaggi.

Capita allora che i momenti migliori di FolleMente siano quelli in cui il racconto esclude le “voci della mente” e rimane sui soli Edoardo Leo e Pilar Fogliati, riscoprendo l’importanza del silenzio e di certi sottintesi tra i personaggi.

Forse Genovese ha davvero sfiorato il suo grande melò dopo il tiro a vuoto di Supereroi e anzi, se davvero tutto si fosse chiuso e sviluppato nella cena tra Piero e Lara questo, probabilmente, sarebbe stato uno dei suoi film più riusciti. Ma nessuno sembra accorgersene, nessuno prova a sciogliere un film fin troppo avviluppato tra le sue anime, che trova un equilibrio nella sequenza d’amore e soprattutto nella breve ultima parte, in cucina, tra le stoviglie e la pasta in cottura, in quella che pare, a tutti gli effetti, la più svelata citazione a Perfetti Sconosciuti (ma forse anche l’apice del personale supplizio di Prometeo del suo regista).

 

Regia: Paolo Genovese
Interpreti: Claudio Santamaria, Vittoria Puccini, Pilar Fogliati, Marco Giallini, Edoardo Leo, Claudia Pandolfi, Emanuela Fanelli, Rocco Papaleo, Maria Chiara Giannetta, Maurizio Lastrico
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 97′
Origine: Italia, 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.2
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Il voto dei lettori
3.07 (84 voti)

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