Food for Profit: viaggio al termine dell’industria della carne
Il documentario investigativo di Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi svela i legami tra l’industria della carne, le lobby e la politica. In streaming su OpenDDB da lunedì 2 dicembre
Food for Profit è un documentario investigativo di Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi che svela i legami tra l’industria della carne, le lobby e la politica, rivelando come i fondi europei per gli allevamenti intensivi alimentino maltrattamenti animali, inquinamento ambientale e rischi di future pandemie.
Il documentario, in streaming su OpenDDB da lunedì 2 dicembre, è un viaggio attraverso l’Europa in cui gli autori si confrontano con allevatori, multinazionali e politici.
Giulia Innocenzi, sceneggiatrice e regista del film, è una giornalista italiana. Approccia il mondo televisivo ad Annozero su RaiDue, dove affianca Michele Santoro nello spazio Generazione Zero. Dopo una parentesi per La7, torna su RaiDue con Animali come noi un programma d’inchiesta volto a denunciare gli allevamenti intensivi. Al tema dedica anche il libro Tritacarne edito da Rizzoli. La reporter stessa segnala come fondamentale l’incontro con Se niente importa di Jonathan Safran Foer, uno dei saggi più importanti della cultura animalista mondiale, che l’ha portata all’indagine sugli allevamenti italiani e poi europei.
Nel 2018 nasce l’idea di un documentario investigativo ma le piattaforme di streaming e i grandi produttori a cui si rivolge respingono prontamente la proposta. Il “no” è alla denuncia al sistema degli allevamenti intensivi e (soprattutto) allo smascheramento del legame di questi con i finanziamenti dell’Unione europea all’agricoltura.
Innocenzi però non si ferma e, assieme a Pablo D’Ambrosi, film-maker italo britannico, inaugura cinque anni di lavoro d’inchiesta, affiancata da una squadra di investigatori sotto copertura.
“Io e Paolo abbiamo lavorato gratuitamente per questo film. Ogni tanto dovevamo fermarci per tornare ai nostri lavori e guadagnarci da mangiare. Per realizzarlo ci siamo avvalsi di fondi per circa 250 mila euro” racconta Innocenzi in un’intervista. “Ogni volta dovevo andare da privati o fondazioni a chiedere finanziamenti”.
Food for Profit abbraccia tutto il sistema europeo: le riprese si dividono tra Spagna, Germania, Polonia e ovviamente in Italia. Sempre la giornalista racconta delle numerose violazioni di domicilio effettuate per l’indagine al fianco di diverse associazioni per il diritto degli animali europee, coordinati dalla LAV (Lega anti vivisezione).
Terminato il film si è riproposto il problema avuto in produzione: nessuno considerava Food for Profit appetibile. “Pensa che sogno se anche solo un cinema ci proiettasse” racconta di aver pensato Innocenzi prima che il film fosse programmato in centinaia di sale italiane ed europee.
La svolta per il documentario è avvenuta per merito di alcuni eurodeputati (Ignazio Corrao, Italia; Tilly Metz, Lussemburgo; Francisco Guerreiro, Portogallo) grazie ai quali Food for Profit è stato proiettato al Parlamento europeo di Bruxelles il 22 febbraio 2024. A partire da quel momento il film è stato presentato in diverse sedi istituzionali e dal 14 marzo è stato distribuito nei cinema italiani. Un importante riscontro di pubblico, ha infine portato Food for Profit anche in Spagna, Germania e Regno Unito e nuovamente nelle sale italiane. Il film è inoltre stato oggetto della puntata di Report del 5 maggio 2024.
Il documentario ha però attirato anche una serie di detrattori, così è arrivata una diffida da uno dei più grandi produttori di carne investigati. “Inizialmente non l’ho presa bene, l’ho vissuta come una sconfitta personale” ha raccontato Innocenzi a Mowmag. “Vincono sempre loro, mi sono detta, mi stanno costringendo a togliere il loro marchio. Ma poi abbiamo ragionato e capito che a noi principalmente interessa denunciare un sistema produttivo che accomuna tutti i marchi, il cui unico fine è quello di massimizzare il profitto e ridurre i costi e che per farlo, oltre a rendere un inferno la vita degli animali negli allevamenti intensivi, inquina l’ambiente”.
Food for Profit oltre ad aver smosso le acque nella filiera dell’allevamento ha avuto anche un riscontro politico. Paolo De Castro, ex membro del Parlamento europeo, è finito al centro delle polemiche perché mentre sedeva in Commissione Agricoltura come eurodeputato, aveva anche incarichi retribuiti da varie aziende del settore. Il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida ha attaccato il film di Innocenzi e D’Ambrosi affermando che si tratti di una “criminalizzazione generalizzata dei nostri allevatori” e che “sono eccezioni quelli che agiscono scorrettamente”. La critica a far di tutta l’erba un fascio si somma a quella estetica e stilistica.
“Lo stile da Iene turba, non ci aspettavamo Herzog ma nemmeno Brumotti” viene scritto in un articolo di Rivista Studio. Il taglio del film, definito scandalistico e risolutivo rispecchia però le convinzioni di Innocenzi che alla domanda sulla possibilità di allevamenti “virtuosi” risponde “No, perché non esiste un modo etico o virtuoso di uccidere un animale, e alla fine è quella la fine che fanno, essendo destinati al consumo umano. Si decreta sempre l’uccisione di un essere senziente”.
“Il nostro è un film politico, non vogliamo cioè solo divulgare informazioni ma vogliamo creare un cambiamento” afferma Giulia Innocenzi, a cui va riconosciuta forte tenacia e attaccamento al tema. La regista ha accompagnato Food for Profit per tutto il suo percorso in sala, approfondendo con gli spettatori questioni trattate nel film. Infine, Innocenzi ha annunciato di star lavorando ad un nuovo documentario di cui il contenuto resta però top secret.