FRANCE CINEMA 2003 – Presentata a Roma la 18a edizione

Diretto da Aldo Tassone, si svolgerà a Firenze dal 4 al 9 novembre. Ci saranno una selezione di film francesi della stagione 2002-2003 e la retrospettiva sul "noir alla francese". Omaggi per Maurice Pialat, Daniel Toscan du Plantier, Jacques Deray e Marie Trintignant.

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Dopo l'edizione dello scorso anno sulla Nouvelle Vague – il cui catalogo è stato da poco tradotto in Francia con il titolo Que reste-il de la Nouvelle Vague? 8edizioni Stock)che ha aperto un vivace dibattito anche all'interno di "Sentieri Selvaggi – il direttore del festival Aldo Tassone ha presentato a Roma, all'interno dell'Ambasciata di Francia a Palazzo Farnese, la 18° edizione del festival. Da anni France Cinéma si propone come sguardo autentico sul cinema d'oltralpe, come riflessione critico-storica sui generi, sugli autori, sulle tendenze del cinema francese. Dalla Nouvelle Vague a Becker a Ophuls è come se France Cinéma abbia attraversato trasversalmente, nel corso del tempo, l'intera storia del cinema transalpino. Al tempo stesso è stato anche laboratorio di ricerca e di scoperta facendo vedere opere di autori famosi e meno conosciuti che sono uscite in sala successivamente o non hanno mai trovato la via distributiva.

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Dal 4 al 9 novembre dunque, spaziando tra il Cinema Teatro della Compagnia (via Cavour 50/r) e la Sala dell'Istituto Francese (p.zza Ognissanti 2) di Firenze, France Cinéma presenterà, tra gli altri, opere già apparse al festival di Cannes (La petite Lili di Claude Miller e Les invasions barbares di Denys Arcand), gli ultimi film di Alain Corneau (Stupeur et tremblements) e Jean-Paul Rappeneau (Bon Voyage). L'evento però sembra essere rappresentato da un cineasta come Lucas Belvaux del quale verrà presentata la sua trilogia composta da Un couple épatant, Cavale e Après la vie. Ed è proprio l'atmosfera noir dell'opera di Belvaux che apre al cuore dell'edizione di quest'anno, la retrospettiva sul noir alla francese, genere ricchissimo da un percorso storico lunghissimo che arriva appunto a Caval e che parte dagli episodi di Fantômas realizzati da Louis Feuillade a partire dal 1913. La retrospettiva di France Cinéma copre un arco di tempo che va dal 1937 al 2003. Si potranno così rivedere grandi film come Pepé le moko (1937) di Duvivier, Alba tragica (1939) di Carné, Grisbi (1954) di Becker, I diabolici (1954) di Clouzot, Bob le flambeur (1955) di Melville, Le dernier tournant (1939) di Chenal, riduzione di Il postino suona sempre due volte di Cain, La poison (1951) di Guitry, passando per pellicole più recenti come Betty (1992) di Chabrol, L'insolito caso di Mr. Hire (1989) di Leconte, Codice d'onore (1981) di Corneau e Morti sospette di Deray. Un genere, il noir alla francese, che ha segnato in maniera indelebile la cinematografia francese, che ha una sua precisa identità e riconoscibilità rispetto a quello statunitense. Tassone ricordava infatti anche l'aspetto più quotidiano, più intimo di opere come Grisbi in cui Max e Riton mangiano insieme nell'appartamento e poi si lavano i denti. Un genere che ha abbracciato registi di ogni generazionefino ad arrivare a Leconte, Tavernier e Miller, cineasti che hanno superato la cinquantina. Ecco, forse in Francia non ci sono registi più giovani che si confrontano con il noir, ma ciò avviene anche perché non ci sono produttori più disposti ad investirci. Sul catalogo del festival c'è poi un'interessante classifica sui noir più amati dalla critica e i noir più amati dal pubblico. Nel primo elenco, originato da un'inchiesta della rivista "Positif" del 1995 che ha coinvolto registi, autori, critici ed estimatori del genere, figurano nell'ordine tra i primi cinque Grisbi, Legittima difesa (1947) di Clouzot, Il fascino del delitto (1978) di Corneau, Il corvo (1943) di Clouzot e Delitto in pieno sole (1960) di Clémént. I campioni al box-office sono invece Legittima difesa (5.526.341 spettatori), Grisbi (4.710.496), I diabolici (3.674.380), Rififi (1954) di Dassin (3.284.666) e La ragazza del peccato (1958) di Autant-Lara (3.152.042). L'8 novembre si svolgerà, in proposito, una tavola rotonda dal titolo "il polar tra letteratura e cinema" presieduta da Bruno Torri dove interverranno tra gli altri Corneau, Nadine Trintignant, Miller, Jean-Claude Carrière, Giorgio Gosetti e Mauro Gervasini.

Questa edizione, presieduta da Francesca Comencini, porta ancora con sé alcuni dei suoi sponsor storici come la Citroën Italia e la Fondation Gan pour le Cinéma anche se ha avuto consistenti tagli di bilancio. La forza appassionata di Tassone consente però di aprire un ulteriore squarcio dentro/fuori il cinema francese, rafforzato anche dagli omaggi a Marie Trintignant, Jacques Deray, Maurice Pialat (del quale verrà proiettato Van Gogh) e soprattutto dell'illuminato produttore Daniel Toscan du Plantier, scomparso quest'anno mentre si trovava al Festival di Berlino. Questi, produttore dei film di Pialat ma anche di Fellini, Herzog, Bergman e Bresson, racconta in un estratto della sua autobiografia, il rapporto con cineasti geniali e pazzi come Fellini (la tormentata lavorazione di La città delle donne), l'ascesa e decadenza della Gaumont Italia e delle parole di Bergman che era con lui a Venezia per presentare Fanny e Alexander. «Senza di lei – disse il cineasta svedese a Daniel Toscan du Plantier – non avrei mai fatto questo film che è la somma della mia vita e della mia opera; non so nulla del mondo del cinema, ma sento che su di lei c'è come una minaccia…». In effetti, quello per il produttore fu l'ultimo festival di Venezia come capo della Gaumont .


Indiscrezioni, da parte di Françoise Pieri (Direzione finanziaria e produzione nonché curatrice della retrospettiva sul "noir alla francese") sono trapelate sulle prossime edizioni. La prossima sarà dedicata a François Truffaut (ricorre il ventennale dalla morte) mentre quella successiva al grande e ancora non troppo rivalutato Sacha Guitry.

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