Freaks, di Tod Browning

Film sull’umanità dei mostri e la mostruosità degli umani, preso ad esempio da cineasti come Lynch, Burton, Gilliam e Jodorowsky. In sala da oggi nella versione restauurata della Cineteca di Bologna

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“Signori io non vi ho mentito, avete visto coi vostri stessi occhi i mostri viventi del nostro serraglio. Voi ne avete riso o provato ribrezzo, tuttavia se lo avesse voluto la natura beffarda, anche voi potreste essere come loro. Non hanno chiesto loro di venire a questo mondo, eppure sono qui tra noi. Si riconoscono in un codice che nessuno ha mai scritto. Offendetene uno, e si sentiranno offesi tutti quanti”. (Freaks, 1932)

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Un film sull’umanità dei mostri e la mostruosità degli umani. E’ il 1932 e Freaks sposta in avanti molti paletti sui limiti del rappresentabile suscitando interventi censori. E’ come se il corpo stesso del film si deformasse e venisse esposto al pubblico in tutto il suo scandalo: dai 90 minuti si passa ai 61 con varie amputazioni e tagli, dopo le crisi isteriche e i malori della prima proiezione a San Diego. Tod Browning viene dal grande successo di Dracula (1931) con Bela Lugosi e ha ampi margini di manovra nel descrivere la storia d’amore impossibile tra la “sfinge volante” Cleopatra e il nano Hans, sotto gli occhi di uno zoo umano caratterizzato dalle più disparate deformità. Ci sono ragazze senza braccia che bevono birra utilizzando i piedi, ermafroditi, sorelle siamesi, donne barbute partorienti, uomini-torso che si accendono sigarette con acrobazie, la donna uccello Elizabeth Green, il mezzo ragazzo Johnny Eck, lo scheletro umano Peter Robinson, nani acondroplasici ed esseri microcefali “Pinhead”.

freaks-browningIl fatto che queste menomazioni siano reali dona al film una sfumatura documentaristica che trasforma il grottesco in puro orrore, inteso come raffigurazione antiestetica della violazione non solo delle leggi della società ma anche di quelle della natura. Infatti il microcosmo circense in cui si muovono i Freaks è retto da leggi non scritte che consentono l’accesso solo a un numero selezionato di persone: questi “scherzi” della natura devono proteggersi dal cinismo dei cosiddetti “normali”, fondando un mutuo soccorso. “Sono come dei bambini” dice Madame Tetrallini cercando di proteggerli da sguardi morbosi e giudizi discriminatori. Tod Browning non cade nell’errore di proporre una semplice elegia del diverso alle prese con intolleranze e condanne, ma ribalta l’assunto iniziale mostrando il processo inverso di contaminazione della bellezza con la deformità corporea (la stupenda sfinge volante ridotta a anatra starnazzante). La modernità del film risiede in questo scambio di soggettive, non solo il punto di vista del convenzionale sullo straordinario ma anche lo sguardo passivo-aggressivo del diverso che utilizza la propria posizione di emarginazione per una vendetta eversiva. Solo perché sono dei mostri, non hanno anche loro il diritto di vivere? La scena cruciale è proprio quella del matrimonio tra Hans e Cleopatra, nella quale tutti i freaks gridano in coro “La accettiamo, è una di noi..” rivolto alla bellissima trapezista. Se fino ad adesso la dialettica alto-basso era tutta a svantaggio del freak costretto a guardare da una posizione inferiore le evoluzioni e le soddisfazioni di una vita “normale” (pensate alla scena iniziale con Hans che guarda rapito le evoluzioni al trapezio della sfinge volante), adesso i ruoli si invertono: la donna uccello danza sul tavolo dei commensali e il nano Angeleno fa bere tutti dalla coppa dell’amore, sempre da una posizione di superiorità. Cleopatra per la prima volta guarda lo spettacolo da un gradino più basso e ha inevitabilmente la tipica reazione dello spettatore di cinema che nel processo di identificazione spera sempre di mantenere la distanza dal prodotto della finzione e invece si trova immerso nello specchio scuro di una asimmetria che riconosce propria. L’ulteriore reazione allo svelamento dell’inganno ha una violenza direttamente proporzionale all’entità del tradimento che si è dovuto subire.

freaksTod Browning, mostrando la coalizione dei Freaks e facendo intuire il successivo scempio dei corpi di Ercole e Cleopatra, insinua un pericoloso messaggio rivoluzionario: i reietti, gli emarginati, possono avere coscienza della propria classe e organizzare la rivolta contro il sistema delle norme e delle regole. Non è un caso che alla fine degli anni 60, con il prevalere delle lotte studentesche e del movimento contro-culturale, il film verrà preso ad esempio da fotografi (Diane Arbus), cantanti rock (Ramones, David Bowie) e registi (Alejandro Jodorowsky) proprio a sostegno delle lotte dei diritti dei diversi. Anche se in decenni successivi altri autori come David Lynch, Terry Gilliam e Tim Burton si sono ispirati ai Freaks di Tod Browning,  solo pochi (Ciprì e Maresco è l’esempio più calzante) ne hanno compreso veramente il potenziale eversivo. Dietro un mondo reale orribile e avido, ci sono questi mostri, questi irregolari che in un altro luogo e in un tempo “altro” provano ancora emozioni e sentimenti. Mostri che non solo possono amare ed essere amati ma che sono anche in grado di organizzarsi per rivendicare a pugno chiuso il loro diritto ad esistere.

Titolo originale: id.

Regia. Tod Browning

Interpreti: Wallace Ford, Leila Hyams, Olga Baclanova, Roscoe Ates, Henry Victor

Distribuzione: Cineteca di Bologna

Durata: 64′

Origine: Usa, 1932

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