"Frozen", di Adam Green

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Film horror decisamente atipico Frozen, sicuramente originale nello spunto e nella realizzazione. Aggredisce lo spettatore psicologicamente ma non rinuncia a momenti cruenti, per stomaci allenati. Un mix interessante, senza mostri nè presenze diaboliche. A farne le veci bastano il freddo, l’altezza e qualche lupo affamato

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Così quel giorno d’inverno, Dan, Lynch e Parker decisero di andare a sciare. Consuetudine per i due ragazzi, migliori amici sin da bambini. Stavolta però si aggrega anche Parker, la ragazza di Dan, e Lynch non ne è propriamente entusiasta. Un po’ perché rovina quell’atmosfera cameratesca che inevitabilmente si crea fra due compari di vecchia data, un po’ perché è una principiante e impedisce ai due esperti sciatori di mettere in pratica ciò che hanno imparato negli anni. Eppure, non fosse stato per la sua presenza (e avvenenza), non avrebbero mai convinto il corpulento custode della pista a farli entrare con una cospicua mazzetta. Probabilmente, senza di lei, non sarebbero piombati in quell’incubo.
Film horror decisamente atipico Frozen, sicuramente originale nello spunto e nella realizzazione. Aggredisce lo spettatore psicologicamente ma non rinuncia a momenti cruenti, per stomaci allenati. Un mix interessante. Non ci sono mostri e presenze diaboliche. A farne le veci bastano il freddo, l’altezza e qualche lupo affamato. Tre ragazzi, vuoi per sfortuna, vuoi per sconsideratezza, si ritrovano sospesi in aria su una seggiovia in piena notte col gelo. Dimenticati dal mondo e con il miraggio della riapertura dell’impianto sciistico a distanza di una settimana. Morte certa, a meno che qualcuno non si faccia venire una brillante idea per salvarsi.
Chiaro sin da subito quale sia l’obiettivo principale; si punta dritto sulla capacità di creare empatia. Il pubblico si immedesima e passa sopra alle piccole magagne. Impossibile non entrare nei pensieri dei malcapitati. Cosa farei al loro posto?

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frozenAnche la prima mezzora, in cui si introducono i personaggi,  si rivela funzionale allo svolgimento della trama e allo scopo di cui sopra. Si entra in contatto con i tre ragazzi, si crea il famoso legame con il pubblico. Mentre la macchina da presa di Green riesce a rappresentare con efficacia realistica insperata le tensione dell' "impossibile set" a quindici metri dal suolo (e la produzione non ha mancato di sottolineare la complessità tecnica delle riprese in esterni, con la creazione di appositi congegni per fissare la cinepresa). Nonostante tutto qualcosa non convince in pieno. Forse l’assurda girandola di eventi che porta alla situazione disperata. Quel che un po’ fa venire le paturnie è sempre e solo un fatto. E non si ricollega solo a Frozen ma alla storia dei film dell’orrore, al suo proverbiale "patto spettatoriale". Possibile mai che i protagonisti di questi film capiscano come agire per salvarsi solo dopo aver commesso idiozie su idiozie? Diciamoci la verità, gli amanti del genere adorano queste storie anche per questo. Per poter prendere in giro le scelte insensate, per ridere delle brutalità e poter insultare senza pudore l’unica povera anima che riesce a salvarsi dal pronosticato massacro.

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Titolo originale: id.
Regia: Adam Green
Interpreti: Shawn Ashmore, Kevin Zegers, Emma Bell, Ed Ackerman, Rileah Vanderbilt, Kane Hodder
Distribuzione: M2 Pictures
Origine: Usa, 2010
Durata: 93'

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