"Fuga dal Natale", di Joe Roth

La scrittura meccanica di Columbus offre i consueti momenti di gag sempliciotte ed infantili ma a volte simpatiche (in alcuni passaggi sembra di assistere ad un “Mamma, ho perso il Natale”) e nonostante tutto affiora anche il grottesco, uno slapstick più chiassoso se non vaghissime suggestioni horror. Nonostante tutto.

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Probabilmente non è un caso se Fuga dal Natale è una delle rare escursioni di John Grisham al di fuori dell'ambito "legal thriller". L'impianto narrativo del romanzo, da cui Joe Roth (I perfetti innamorati, La rivincita dei Nerds 2) ed un Chris Columbus in veste di produttore-sceneggiatore hanno costruito il film, rimanda ad una non troppo sottintesa atmosfera processuale. Quella in cui si trova a vivere una qualsiasi famiglia bene (tipo?) che decidesse per un anno di bypassare, ignorare, rifuggire la festa più amata (o solo rispettata?). Accusata nei minimi gesti quotidiani da amici, colleghi, conoscenti. Basterebbe e sarebbe bastato solo questo spunto per apprezzare pienamente il film: da esso ne derivano nel bene e nel male tutte le riflessioni formali e morali del caso. Perché non possiamo evitare anche solo di far finta di voler festeggiare il Natale? Perché dobbiamo obbligarci a seguire l'onda temporale della socialità calendarizzata con le sue scadenze mostruose? Perché non si può minimamente adombrare l'ombra dell'anticostituzionalità di una ricorrenza religiosa celebrata con i crismi dell'ufficialità nazionale in uno stato laico (ma qui i ragionamenti si fanno pericolosi)? I coniugi Kranks per buona parte del film incarnano efficacemente il disagio della scelta coraggiosa da difendere sul campo. I volti di Tim Allen (già nei vari Santa Clause) e Jamie Lee Curtis regalano la loro fisicità elastica ormai dominata nei territori della commedia. Dan Aykroyd fa emergere dalla sua maschera tratti fascistoidi che riescono ad imporre un'aura di repressione conformista all'intero quartiere di Hemlock Street, Chicago (uno dei set esterni più grandi mai costruti per un film). La scrittura meccanica di Columbus offre i consueti momenti di gag sempliciotte ed infantili ma a volte simpatiche (in alcuni passaggi sembra di assistere ad un Mamma, ho perso il Natale) e nonostante tutto affiora anche il grottesco, uno slapstick più chiassoso se non vaghissime suggestioni horror, percepibili soprattutto nelle apparizioni del pupazzone Frosty. Succede poi che la figlia partita volontaria in Perù torni improvvisamente per le feste, che personaggi disseminati qua e là fungano da deus ex machina portatori sani di melassa, che il protagonista viva a velocità supersonica il processo di ravvedimento. Succede anche che verrebbe voglia di iscriversi alla "Fondazione Plinio Fernando per la difesa della crudeltà umana" recentemente fondata da Tommaso La branca.

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Titolo originale: Christmas with the Kranks


Regia: Joe Roth
Interpreti: Tim Allen, Jamie Lee Curtis, Dan Aykroyd, Erik Per Sullivan, Cheech Marin, Jake Busey


Distribuzione: Columbia Tristar Films Italia
Durata: 99'
Origine: Usa, 2004

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