Fuori c’è un mondo, di Giovanni Galletta

Il terzo lungometraggio del regista propone una riflessione sulla ricerca di risposte all’esterno e sulle diverse dimensioni che ci offre il “la fuori”, l’atto di uscire dallo spazio privato

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Tutte le possibilità si trovano nel titolo. Il terzo lungometraggio di Giovanni Galletta – dopo Il mistero di Laura (2012) e Dopo quella notte (2010) – subito determina le sue aspirazioni e anche la direzione che vuole prendere come corpo cinematografico. L’atto di affermare che “Fuori c’è un mondo”, cosa significa? Si parla del mondo al di fuori dello spazio privato? Oppure vuol dire che c’è qualcosa oltre gli schermi e la realtà virtuale costruita dai social? Potrebbe fare anche riferimento a ciò che sfugge alla ragione umana, l’universo irraggiungibile, “l’aldilà” della logica. Nel Cinema, come nella vita reale, provare a rispondere ad almeno una di queste domande sembra un atto di coraggio; cercare di avvicinarsi a tutte nello stesso film, quasi un salto nel vuoto. E il lungometraggio di Giovanni Galletta ci prova.

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Come punto di partenza, troviamo il giovane scrittore Gabriele (Emanuele Bossi), che non riesce a scrollarsi di dosso una depressione; evita il contatto con le altre persone, non riesce a uscire da casa e neanche a riprendere la scrittura. Quando finalmente decide di confrontarsi con il “mondo la fuori”, s’incrocia con Lorenzo (Bruno Crucitti), un barbone che vive sotto i ponti. Con lui comincia un’amicizia che lo porterà a una catena di conoscenze, coincidenze e incontri con persone che cercano un senso, oppure una via di uscita alla loro esistenza: Valentina, la figlia di Lorenzo; Arianna, una ex prostituta in cerca di riscatto; Daniele, un sacerdote che non vuole esserlo più.

Una volta ancora, la città di Roma diventa personaggio, un corpo che respira attraverso l’incrocio di storie. Adesso, però, l’interesse non si fissa soltanto nella Roma di sopra – riconoscibile e vista – neanche in quella “sottoterra” (da scoprire, da scavare) ma in una dimensione intermedia, quella del sotto-ponte; in un certo senso, nella vita all’altezza del fiume alberga il flusso della città, è un’arteria, una sorgente che lascia salire alcune cose alla superficie e altre le riserva per sé. Il percorso di Gabriele si muove tra questa dimensione – un luogo che all’inizio era per lui soltanto un punto di fuga, ma poi diventa la scoperta di un “la fuori” e un’esperienza quasi religiosa – e il rapporto con la vita in superficie, dove c’è la traccia di una quotidianità che ormai non riconosce più ma che vuole ritrovare.

Poi, c’è una terza dimensione, che all’inizio sembra prendere una direzione e un corpo ma dopo si dissolve nell’intento: lo schermo come luogo sospeso tra uomo e coscienza, tra simulazione e realtà. Uno sguardo in macchina che interpella lo spettatore, un riflesso negli occhiali di Gabriele, un’amicizia che si rende possibile soltanto via Skype, la TV che riempe gli spazi di solitudine, il computer come unico modo di raggiungere una realtà che forse è soltanto un miraggio.

Tutte le problematiche proposte dall’inizio si muovono in queste dimensioni, come satelliti

Danielefuoriin cerca di un centro di gravità. Ogni satellite, ogni riflessione, ogni storia, potrebbe diventare una stella che brilla di luce propria; ma a volte, quando si mettono tutte insieme – oppure quando ricevono troppa illuminazione esterna – rischiano di perdere il suo vero fulgore. Quel fulgore che sempre si trova, in modo evidente o nascosto; nella storia che non deve essere sottolineata per aver un senso, nell’inquadratura che parla da sola, nello sguardo che sopravvive senza parole, nell’emozione che non ha bisogno di musica per raggiungere la vulnerabilità di uno spettatore. Proprio come Daniele, che continua a cercare un senso all’esterno e negli altri, mentre prova a trovare la volontà persa “la fuori”, quando tutte le risposte le ha portate sempre con sé.

Regia: Giovanni Galletta
Interpreti: Emanuele Bosi, Giulia Anchisi, Bruno Crucitti, Alberto Tordi, Gianna Paola Scaffidi, Silvia Quondam, Ines Nobili, Lucia Batassa
Origine: Italia, 2017
Distribuzione: Ipnotica Distribuzione
Durata: 105′

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