"G-Force – Superspie in missione", di Hoyt Yeatman

Le premesse per un kolossal spettacolare c'erano tutte: la collaborazione tra la Disney e Jerry Bruckheimer, impegnati nel confezionare un blockbuster in 3D. G-Force non mantiene tutte le sue promesse, e non riesce a completare la missione dello studio: quella di affrancarsi dalla Pixar nel campo dell'animazione. Il tocco della Disney qui serve solo a salvare un film costruito con poca cura.

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La Disney è stata tra le prime a sfruttare le possibilità del 3D, e ha persino contribuito a rilanciarlo con Hannah Montana e il suo tour, portato nelle sale con l’aiuto della rinnovata tecnologia. Questa volta, si è messa nelle mani di un nome affidabile come quello di Jerry Bruckheimer, personalità abituata al successo. Se si esclude l'ultima parte, G-Force non ha sfruttato al meglio le sue carte, e soprattutto non è riuscito a soddisfare l’ambizione dello studio: infatti, la major non ha ancora dimostrato di essere del tutto indipendente dalla verve della Pixar. Se i suoi film con attori in carne ed ossa (quelli capaci di lanciare una star come Amy Adams, la splendida fata di Come d’incanto, o quelli con Dwayne Johnson, l’uomo una volta noto come The Rock) riescono a collocarsi all’interno della tradizione di un intrattenimento familiare e tradizionale, senza pretese e soprattutto a basso costo, i tentativi di ritagliarsi uno spazio autonomo all’interno delle produzioni d’animazione è rimasto ancora frustrato, nonostante l’ingente impegno economico di G-Force, addirittura superiore a quello del precedente Bolt. Essere ricorsi alle avventure dei criceti addestrati come spie segrete ha permesso alla Disney di mantenere l’antico clichè deterministico secondo cui tutti – uomini e animali – hanno una funzione e una grandezza da sfruttare. Le suggestioni della Pixar (il capo della squadra si crede un supereroe, e rafforza il valore archetipico di un personaggio come il Buzz Lightyear di Toy Story: il tema era stato già al centro di Bolt, con il cane divo di Hollywood che deve accettare di essere semplicemente normale) non mancano, ma sono decisamente più attenuate, come nel caso delle repentine conversioni della talpa Speckle, con l’intenzione di coinvolgere un pubblico il più generalista possibile. Bruckheimer ha delegato la struttura narrativa alla coppia di sceneggiatori formata dai coniugi Cormac e Marianne Wibberley, che hanno già collaborato con lui in un pozzo di denaro come il franchise National Treasure: la volontà di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. La regia di Hoyt Yeatman tradisce il senso del ritmo di un produttore che ha nelle corde più il tempo dei serial televisivi che non quello cinematografico, specie negli intermezzi e nelle scene di raccordo, in cui non riesce a spiccare nemmeno Zack Galifianakis: alla fine, G- Force sembra costruito solo in funzione delle pirotecniche sequenze finali, in cui la risorse messe in campo sfruttano tutte le loro potenzialità spettacolari. Questa volta, il tocco della Disney serve solo a salvare un film altrimenti confezionato con poca cura.

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Titolo originale: G-Force
Regia: Hayt Yeatman
Interpreti (voci italiane): Lorenzo Flaherty, Romina Mondello, Fabio Troiano, Oreste Baldini, Fabrizio Vidale, Luca Dal Fabbro
Distribuzione: Walt Disney
Durata: 90'
Origine: USA, 2009

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