Gagarine. Proteggi ciò che ami, di Fanny Liatard, Jérémy Trouilh
Un racconto di resilienza che fa leva sull’immaginario sognante del giovane protagonista e su un senso di comunità e di condivisione di valori.

Si apre nel segno della Storia Gagarine, film d’esordio di Fanny Liatard e Jérémy Trouilh: sono le immagini d’archivio dell’inaugurazione di un complesso abitativo nella periferia parigina da parte di Jurij Gagarin, primo uomo a volare nello spazio, da cui la Cité prende il nome. Un progetto architettonico di 370 appartamenti che allora, siamo all’inizio degli anni ’60, rappresentava un’utopia collettiva – la convivenza di persone di diversa estrazione culturale e sociale – e che oggi, persa la connotazione più politica, è diventato il punto di riferimento di una comunità che non condivide semplicemente uno spazio fisico ma un insieme di valori, di ricordi e di sogni. Come quello del giovane Youri (prima prova per Alseni Bathily), che vorrebbe fare l’astronauta (un’assonanza che rimanda ad altre) e che si impegna in una missione per salvare il luogo in cui è nato e cresciuto, destinato a sparire per sempre in seguito alla decisione di demolirlo.
Per Youri, che è stato abbandonato dalla madre, quella è la sua casa, la sua vera famiglia; se ne prende cura, la adatta alla sua condizione, costruisce al suo interno un habitat naturale quando fuori tutto è spento e privo di vita – restano solo i segnali luminosi della sua amica Diana (Lyna Khoudri, un’attrice che in pochissimo tempo si è ritagliata ruoli molto interessanti). Lo sguardo di Youri è quello di tanti ragazzi resilienti che fino alla fine portano avanti un ideale, che non abbandonano la nave a meno che non sia essa stessa a espellere il suo comandante e a partire solitaria per un nuovo viaggio.
Titolo originale: Gagarine
Regia: Fanny Liatard, Jérémy Trouilh
Interpreti: Alseni Barhily, Luna Khoudri, Jamil McCraven, Finnegan Oldfield, Farida Rahouadj, Denis Lavant
Distribuzione: Officine UBU
Durata: 97′
Origine: Francia, 2020