Garofano Rosso Film Festival 2022 – Le increspature del contemporaneo

Grazie ai vari dibattiti (come quello con Gianfranco Pannone) e alle visioni dei corti, le crepe del mondo contemporaneo tornano alla luce nei giorni del festival appena conclusosi a Massa D’Albe

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Nella piccola frazione di Forme, nella municipalità di Massa D’Albe, alle pendici del Monte Velino, si è svolta e conclusa la seconda edizione del Garofano Rosso Film Festival 2022. La manifestazione cinematografica lascia una scia di domande e di spunti che non sempre trovano delle risposte. Il festival si è svolto in un contesto puramente locale e, per questa motivazione, ne ha tratto vantaggio in termini comunitari. Del resto, uno dei principali cardini della manifestazione è stato proprio il continuo riproporre la relazione fra la modernità e tutto ciò che c’è prima di essa.

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Le storie rappresentate in cortometraggi come A Modo mio (2021) di Danilo Rovani e Neo Kosmo (2020) di Adelmo Togliani tendono e mettere in luce queste contraddizioni. Nel primo cortometraggio, una giovane coppia che vive una relazione omosessuale viene perseguitata fino all’evento tragico della morte della ragazza. Questo episodio, violento e tragico, sembra proporre un argomento a favore della modernità in quanto solo con più modernità e razionalità sarà possibile superare ancestrali pregiudizi e discriminazioni.

Tuttavia, nel secondo cortometraggio, il regista Adelmo Togliani costruisce una storia distopica, ambientata in un futuro estremamente tecnologico e modernizzato; tutto appare perfetto, eppure i componenti della famiglia, al centro della pellicola, sembrano assenti e fuori dalla realtà. Il punto principale è che, in questo caso, nell’epoca tecnologica la società diventa più asettica, più isolata e quindi più violenta. In quest’ultimo cortometraggio, l’argomento sembrerebbe tendere, invece, a favore dell’epoca premoderna laddove i rapporti umani si risolvevano in relazioni comunitarie e misurate dal pathos.

Il leitmotiv della relazione tra modernità e premodernità torna con il cortometraggio La pescatora (2020) di Lucia Lorè; in questo lavoro è seguita la vicenda umana di una ragazza che prova a diventare, con grande determinazione, la prima pescatora donna in un contesto dominato da pescatori uomini. In questo passaggio, si può notare l’importanza della modernità e quindi dell’avanzamento culturale rispetto ad un contesto sociale chiuso ed arretrato tendente alla limitazione della libertà personale.

Contrariamente a questa conclusione sembra giungere il lavoro di Prospero Pensa, Macchiato (2020); il protagonista del cortometraggio è il gestore di un piccolo bar che ogni giorno ascolta le lamentele dei clienti in merito ai problemi sociali ed economici che il sistema globalizzato, inevitabilmente, tende a produrre su larghi strati della società. Partendo da ciò, Piero, il protagonista, giungerà gradualmente ad uno stadio di paranoia che lo porterà ad entrare in conflitto con il gestore di un bar accanto al suo di proprietà di un cittadino di nazionalità cinese.

Il cortometraggio, in questo caso, sembra offrire un argomento a disdoro della modernità in quanto è proprio attraverso di essa che il sistema ha potuto aumentare il livello di conflittualità. Qui la modernità diventa veicolo di vittoria, per alcuni, e di sconfitta per altri lacerando, in tal modo, sia il contesto sociale e sia il contesto umano.

Macchiato

Tuttavia, il direttore del festival, Paolo Santamaria, ha sottolineato che lo scopo del festival non è di contrapporre la modernità con la premodernità ma bensì di invitare mondi diversi all’attività del dialogo in maniera da riscoprire sia la sensibilità e sia l’empatia verso gli altri.

Il concetto di empatia è altresì sviluppato nell’incontro clou del Garofano Rosso Film Festival 2022, ovvero, nella presentazione dell’ultimo libro di Gianfranco Pannone È reale? Guida empatica del cinedocumentarista; l’autore sostiene come il concetto di empatia sia essenziale per un documentarista in quanto esso offre la possibilità di avvicinarsi all’altro inteso come persona. Tuttavia, successivamente, lo stesso documentarista deve lasciare da parte l’empatia, nel momento del distacco dal personaggio, in maniera tale da offrire una posizione maggiormente completa ed obiettiva.

Lo scopo dell’obiettività è connesso alla presa di responsabilità del documentarista e anche dello spettatore, il quale, mai come oggi, deve essere in grado di filtrare i contenuti rispetto alla grande offerta quotidiana in termini audiovisivi con l’intento di separare la realtà da ciò che, invece, appare come realtà.

La posizione di Pannone sul problema della modernità e della premodernità non è una posizione conflittuale ma l’autore aspira ad una possibilità di sintesi tra i due momenti. È lecito andare avanti così come è lecito non perdere la parte positiva del passato e, in questo passaggio, il Garofano Rosso Film Festival dà la possibilità a molti autori di immergersi in una grande atmosfera di silenzio e quindi di riflessione su una potenziale presa di coscienza evitando di lasciarsi trasportare dalla corrente della massificazione.

Al centro della locandina del festival c’è un garofano rosso, tuttavia, gli organizzatori avrebbero potuto raffigurare un tiglio. Nella simbologia europea, il tiglio è simbolo di fertilità e rinascita, pertanto, solo mettendo in luce le increspature della vita moderna e solo unendo gli aspetti della vita moderna con quelli positivi della società premoderna allora si potrà pensare ad un percorso di reale rinascita e progresso. Gli organizzatori del Garofano Rosso Film Festival sembrano credere in questa possibilità e l’esperimento cinematografico ha dato i suoi frutti in questa direzione.

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