Gene Hackman, una spietata non-star

Uno degli attori iconici della Hollywood anni ’70 e ’80. Eroe e antieroe duro, ambiguo e spietato. Ne ripercorriamo la sua carriera dagli inizi fino al ritiro di oltre vent’anni fa.

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“If you look at yourself as a star, you’ve already lost something in the portrayal of any human being”.

Eugene Allen Hackman, detto Gene, non si è mai considerato una star. Probabilmente è questa sua caratteristica che lo ha portato ad essere un attore iconico della Hollywood anni ’70 e ’80. Nonostante il difficile ingresso nel mondo del cinema, dettato anche dalla poca aderenza agli standard hollywoodiani dell’epoca, ha avuto una carriera straordinaria. Sembra però che il suo successo più grande sia stato allontanarsi dal mondo dello spettacolo, circa 20 anni fa, per vivere una vita tranquilla a Santa Fe.

Nella sua carriera ha collaborato con alcuni dei cineasti statunitensi più importanti, tra cui Francis Ford Coppola, Arthur Penn e Woody Allen, interpretando quasi tutti i tipi di ruoli: detective, politici, funzionari governativi, criminali, allenatori sportivi, padri e militari. La sua presenza prevalente e autorevole davanti alla macchina da presa e le emozioni tanto oneste quanto crude hanno segnato un’epoca e offerto interpretazioni memorabili.

Nato il 30 gennaio 1930 a San Bernardino, in California, Hackman ha un’infanzia segnata dalla separazione dei genitori quando era ancora piccolo, e frammentata dai continui spostamenti. A 16 anni mente sulla sua età per arruolarsi nei Marines, dove presta servizio per cinque anni come operatore radio. Dopo il congedo tenta diverse strade, studiando giornalismo e produzione televisiva all’Università dell’Illinois. Attratto dalla recitazione, torna in California e frequenta la Pasadena Playhouse. Qui stringe una persistente amicizia con Dustin Hoffman con cui condivide la discutibile qualifica di “least likely to succeed”.

Si trasferisce a New York, dove divide la stanza proprio con Hoffman, ottiene il suo primo ruolo cinematografico come poliziotto in Mad Dog Coll (1961) e debutta a Broadway in Children From Their Games, a cui fa seguito un ruolo in A Rainy Day in Newark. Dopo averlo visto a Broadway, il regista Robert Rossen lo scrittura nel dramma Lilith – La dea dell’amore (1964) con Warren Beatty.

Beatty supporta Hackman e nel 1967 riesce a farlo partecipare in Gangster Story. È la svolta. Arthur Penn gli affida il ruolo di Buck Barrow ed ottiene la sua prima nomination agli Oscar e poi lo dirige di nuovo in uno dei suoi personaggi più belli, l’investigatore privato Harry Moseby in Bersaglio di notte (1975). La sua carriera decolla. In Il braccio violento della legge (1971), la figura dell’agente Jimmy “Popeye” Doyle gli consegna il primo Oscar come miglior attore. Nel thriller di Francis Ford Coppola, La conversazione (1974) brilla come Harry Caul, un investigatore privato oscuro, inaccessibile e pure estremamente vulnerabile, mentre, per la regia di Richard Donner, veste i panni del geniale e ironico Lex Luthor in Superman (1978), togliendo i riflettori al magnetico Christopher Reeve. Riprende il ruolo nel seguito Superman II (1980) di Richard Lester.

Nel 1983, è protagonista nel film Eureka di Nicolas Roeg, che però non ha avuto un grande successo. Ottiene maggiore riconoscimento con Due volte nella vita (1985), dramma diretto da Bud Yorkin che gli valse una candidatura ai Golden Globe. Nonostante alcuni insuccessi commerciali come Target – Scuola omicidi (1985), di nuovo con Arthur Penn, e Power – Potere (1986) diretto da Sidney Lumet, risolleva la sua carriera con Colpo vincente (1986) e Senza via di scampo (1987). Nel primo è un ex allenatore radiato che guida una squadra di basket di una piccola scuola alla vittoria del campionato regionale mentre in Senza via di scampo interpreta il Segretario della Difesa statunitense David Bric, la cui moglie ha una relazione segreta con il comandante e collega Tom Farrell (Kevin Costner).

Nello stesso anno, riprende nuovamente il ruolo di Lex Luthor in Superman IV – The Quest for Peace (1987) ed è tra i protagonisti di Un’altra donna (1988) di Woody Allen. Il 1989 è un’altro momento indelebile della sua carriera. Sempre nello stesso anno la sua interpretazione in Mississippi Burning – Le radici dell’odio, pellicola che ha avuto un enorme successo, gli consegna l’Orso d’argento come miglior attore al Festival di Berlino e la sua quarta candidatura agli Oscar.

In seguito, interpreta lo sceriffo Little Bill Daggett, brutale e impulsivo, in Gli spietati (1992) di Clint Eastwood. La descrizione di un West giunto ormai al crepuscolo, stanco e disincantato va a nozze con la recitazione istintiva e di sottintesa vulnerabilità di Hackman che lo consacra con il secondo Oscar, stavolta come miglior attore non protagonista. L’anno successivo invece viene diretto da Sydney Pollack in Il socio in cui è l’avvocato dall’ambigua moralità che fa da mentore al protagonista interpretato da Tom Cruise.

Compare poi in Twilight di Robert Benton nel 1998 insieme a Paul Newman e al fianco di Morgan Freeman in Under Suspicion (2000) di Stephen Hopkins. Tra gli ultimi lavori, in I Tenenbaum (2001) dà vita al lungometraggio di Wes Anderson ad un padre di famiglia ormai anziano che si impegna nella riconquista degli altri membri del bizzarro, colorito e nostalgico nucleo familiare.

Dopo oltre quattro decenni di carriera, Hackman si ritira nel 2004, con la sua interpretazione dell’ex-presidente egocentrico in Due candidati per una poltrona. La performance è talmente coinvolgente che l’antagonismo viene quasi meno: il cattivo Gene è inesorabilmente simpatico e non si può che tifare per lui.

Qualche anno fa Kevin Costner lo ha definito il miglior attore con cui abbia mai lavorato svelando un aneddoto dal set di Senza via di scampo (1987). Da quanto raccontato, Costner, discutendo con il regista, ha spostato un’intera scena da un luogo ad un altro poco prima delle riprese. Hackman, protagonista della scena, non solo non si è lamentato ma si è magistralmente adeguato al cambio. Infine, al termine delle riprese, ha voluto ringraziare Costner, perché, dopo un periodo difficile tra il divorzio con Fay Maltese e una serie di film non eccezionali, gli ha mostrato l’energia dei suoi inizi di carriera.

Hackman è stato trovato morto insieme alla moglie Betsy Arakawa pochi giorni fa nella loro casa in New Mexico. A 95 anni se ne va un attore che ha segnato un’epoca tra ruoli da eroe duro e personaggi ambigui e spietati. Nei suoi film non è mai stato un protagonista romantico ma lontano dalle telecamere era sentimentale, timido e gli piaceva la vita tranquilla. Dal 2004 ha privilegiato questa sua natura, rifiutando ogni contatto con il mondo del cinema e dedicandosi ad altre passioni. Ha co-scritto diversi romanzi e amava dipingere.


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