Generazione romantica. Sentieri Selvaggi intervista Jia Zhang-ke
In occasione dell’arrivo in sala di Generazione romantica, in uscita il 17 aprile, abbiamo incontrato il grande regista cinese, che ci ha parlato del suo ultimo film. La nostra intervista esclusiva

In occasione dell’arrivo in sala di Generazione romantica, che verrà distribuito dalla Tucker Film nei cinema italiani a partire dal 17 aprile, abbiamo incontrato a Roma il celebre regista cinese Jia Zhang-ke, che ci ha parlato della sua ultima opera, delle evoluzioni linguistiche di cui è stato oggetto il suo cinema nel corso degli ultimi 25 anni, offrendoci anche un ragionamento sul ruolo storico e sociologico delle immagini in movimento, e sulla mutazioni a cui il tempo, inesorabilmente, le sottopone. Da questo punto di vista, un lungometraggio così “atipico” nel percorso cinematografico del regista qual è Caught By the Tides, presentato in anteprima lo scorso maggio alla 77ª edizione del Festival di Cannes e composto perlopiù da materiali preesistenti, si configura, data la sua assoluta autoriflessività, come il crocevia di passaggio di tutte le soluzioni estetiche adottate dal cineasta nel corso della sua trentennale carriera, nonché quale cassa di risonanza delle metodologie e della precisione quasi chirurgica con cui Jia ha raccontato le trasformazioni urbanistiche, economiche e sociali di una nazione in continuo divenire.
Partiamo proprio da qui. Sin dai tempi di Xiao Wu – ma anche del tuo progetto di laurea Xiao Shan Going Home – hai sempre cercato di scattare la fotografia di un paese in preda al cambiamento, e dato che in Generazione romantica ritornano le immagini di molti dei tuoi film precedenti, da Unknown Pleasures a Still Life fino a I figli del Fiume Giallo ed a Al di là delle montagne, sembra quasi che con questo lungometraggio tu abbia desiderato far coincidere su uno stesso piano le trasformazioni storico-sociali della Cina del 21º Secolo con le evoluzioni linguistiche che hanno attraversato il tuo cinema negli ultimi 25 anni. In fase di progettazione, quando hai iniziato quindi ad operare sui vari “materiali d’archivio”, eri già cosciente di voler intrecciare questi due sentieri in un unico discorso?
Innanzitutto, il progetto di Generazione romantica è iniziato nel 2001, quando avevo intenzione di realizzare una sorta di prodotto itinerante da girare con una semplice videocamera digitale, con cui avrei registrato, insieme agli attori, tutto quel che accadeva intorno a noi, per un numero considerevole di anni. Poi nel 2020 è arrivato il COVID, che mi ha dato la possibilità di riflettere sui materiali che ero arrivato a cumulare nel corso di ben due decadi. In questo arco di tempo molte cose sono cambiate, anche a livello personale, ed inoltre siamo passati da una società estremamente vitale come quella della Cina di inizio Millennio, alla sequela di chiusure determinate dall’arrivo della pandemia. È da qui che è nata l’idea di ripercorrere, dal punto di vista puramente storico, i fenomeni che abbiamo attraversato negli ultimi vent’anni, e il fatto stesso di utilizzare delle scene inedite che ho girato in tempi pregressi mi ha permesso di ripassare in rassegna tutta la mia produzione artistica, e di donarle un nuovo significato.
Tutto il film, d’altronde, sembra svilupparsi a partire dalle immagini di un’opera-simbolo del tuo cinema come Unknown Pleasures
Si, infatti buona parte del materiale incluso in Generazione romantica è stato girato nel 2001 [anno di produzione di Unknown Pleasures] e lì si manifesta il me stesso di quell’epoca, che poi naturalmente si è evoluto con il passare del tempo, ed è diventato quello che sono adesso, sia come persona, che in qualità di regista.
Vorrei soffermare un attimo l’attenzione sulla natura iconografica e semantica del materiale da te girato negli anni. Le immagini, soprattutto quando mettono in scena l’individuo e il contesto socio-culturale in cui è immerso, assumono sempre un valore storico e sociologico: ma, secondo il tuo parere, come vengono trasfigurate dal tempo queste inquadrature? Quali significati acquisiscono nel momento in cui vengono riscoperte dall’occhio dell’individuo dopo numerosi anni, come è accaduto a te non appena hai iniziato a lavorare sui “materiali d’archivio”?
Trattando il tema dal punto di vista strettamente personale, penso che il fenomeno su cui hai appena posto l’enfasi mi abbia portato a vedere le cose con nuovi occhi, a volte anche con un po’ di tristezza in più del dovuto, ma di certo tutto quel che è stato girato nel corso degli anni assume, dinanzi allo scorrere del tempo, un aspetto davvero inedito. Devo dire, poi, che revisionando questi vecchi materiali, registrati in un arco di vent’anni, ho maturato una comprensione diversa del mondo che mi circonda, e dei significati che nasconde, necessaria per creare [con Generazione romantica] qualcosa di nuovo, di cui poco prima non si conosceva neanche l’esistenza.