"Genitori&figli – Agitare bene prima dell'uso", di Giovanni Veronesi

margherita buy michele placido genitori e figli giovanni veronesiÈ proprio dal finale che probabilmente bisogna partire per ricompattare possibilmente il film di Giovanni Veronesi, opera riuscita fin quando si resta nell'ambito della commedia corale e non più a capitoli. Veronesi rimpicciolisce il cinema, ma questa volta non lo castra, o seziona, come in passato, anzi trova la grazia (anche il coraggio della volgarità a tratti), che gli permette d'incanto di riemergere dal magma “provincialistico” della nostra commedia di ultima generazione, fatta di interminabili e reazionarie puntate

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margherita buy michele placido genitori e figli giovanni veronesiFuori traccia. Quando si confrontano e si scontrano genitori e figli, il finale è scontato, praticamente senza storia, carico comunque di luoghi comuni, presunte riappacificazioni, inesorabili incomprensioni. È proprio dal finale che probabilmente bisogna partire per ricompattare possibilmente il film di Giovanni Veronesi, opera riuscita fin quando si resta nell'ambito della commedia corale e non più a capitoli, della caotica e pur consolante realtà ricostruita. Questa è la chiave, la bussola, il criterio, l'itinerario psicologico che guidano Veronesi nella tentazione a non sfuggire alla necessità di creare un mondo come se dovesse vivere per conto suo. Una creazione completa, con tutti i suoi cliché, le astuzie del mestiere, il piacere del racconto, condotta con una minuzia, con un'attenzione quasi maniacale, non solo espressiva. Altro che libertà dell'immaginario: è cinema che lascia poco spazio alla temibile risacca. Pesi, volumi, colori, tutto è calibrato, come gli attori tutti notevoli e mai sopra le righe, anzi, lo stesso Placido sembra ritrovare una magica ispirazione e una certa carica d'improvvisazione. Genitori e figli, storia infinita raccontata attraverso un tema in classe, dalla ragazzina quindicenne che ha fretta di perdere la verginità, che assiste imperturbabile alla separazione dei genitori, che incrocia per caso nella sua voglia di crescere anche il figlio del professore, diviso dal partecipare al Grande Fratello e la difesa degli animali (molto bella la scena all'acquario, con un'orca che emerge improvvisamente). Stridenti contraddizioni o semplicemente il turbolento fluire di cieche passioni. In mezzo, una nonna sconsiderata che da fondamentali consigli, il primo amore, i tormenti di sempre. Non c'è comunicazione, o meglio, sembra rivivere il principio dell'irresponsabilità in cui siamo tutti coinvolti , oggi ancora di più. Dalla politica, al sociale, senza esclusione di colpi e colpe. Troppo moralistico? Sicuramente, ma è proprio questo che Veronesi pare voglia scongiurare, proprio una lezione di vita. L'essenza della commedia veronesiana scavalca Ponte Milvio, quello conosciuto da Muccino, luogo favolistico e amaro, che scombussola i piaceri della vita beata e consacrata. Che è mai quest'epoca dell'irresponsabilità e quando fu? C'è mai stata un'epoca di suprema ispirazione narrativa e visiva in cui l'uomo potesse tornare a essere bambino? In cui l'intero genere umano potesse tornare a essere bambino? Un'epoca in cui le mura fortificate della desolazione e della noia venissero abbattute e un flusso impetuoso, indomito e primogenio di vita, di esuberanza, di creatività, sgorgasse come una formidabile eruzione vulcanica? Un'epoca in cui le forme non fossero ancora rapprese intorno alla sostanza, in cui tutto fosse ancora possibile, malleabile, aperto e fanciullesco? E se anche ci fosse stata, sapremmo riconoscerla? Oseremmo rinunciare ai sofisticati “muccini”, meccanismi di difesa da noi creati per proteggerci da tutto ciò che una simile epoca comporta? Dalla sua “primordialità” sfrenata, dalla sua irruente profusione? Meccanismi che, poco per volta, sono divenuti una prigione per noi? Veronesi non risponde certo

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chiara passarelli genitori e figli giovanni veronesi a queste domande, neanche probabilmente se l'è poste, ma per un attimo, ed è forse solo negli attimi che un'epoca potrebbe rivelarsi, chiama tutti noi a tuffarci, senza motivo apparente o comprensibile, nelle acque dell'indecifrabile, in cui noi adulti proviamo un dolore insopportabile per esserci pietrificati già bambini e avvertiamo l'istinto impellente di sciogliere la crosta formatasi intorno a noi. Veronesi rimpicciolisce il cinema, ma questa volta non lo castra, o seziona, come in passato, anzi trova la grazia (anche il coraggio della volgarità a tratti), che gli permette d'incanto di riemergere dal magma “provincialistico” della nostra commedia di ultima generazione, fatta di interminabili e reazionarie puntate. Quanti inutili riflessioni per un'opera che dimenticheremo in fretta… Sembrava difficile però in Italia poter fare ancora cinema su argomenti così delicati, ma gli occhi della liceale compenetrano con leggerezza e a volte rude complicità, nella travagliata e grottesca giostra dello scontro generazionale. L'idea di cinema (a volte, ma non in questo caso, restava solo l'idea) di Veronesi non è mai un ampio variare dentro un'ispirazione rigorosamente coerente, ma un continuo (in)seguire l'attualità nascosta del mutamento, tenendosi però lontano dal mostrare portata e conseguenze, ma smuovendo gli animi con rutilante vivacità e questa volta riuscendo a produrre inaspettata meraviglia, se agitata prima dell’uso.

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Regia: Giovanni Veronesi
Interpreti: Michele Placido, Margherita Buy, Silvio Orlando, Luciana Littizzetto, Piera Degli Espositi, Elena Sofia Ricci, Max Tortora, Chiara Passarelli, Emanuele Propizio, Andrea Facchinetti
Distribuzione: Filmauro
Durata: 110’
Origine: Italia, 2010

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