"Ghost World", di Terry Zwigoff

L'apparato espressivo del film esibisce chiaramente la propria matrice fumettistica, a partire dal lavoro svolto sugli elementi profilmici, che, nella composizione dell'immagine, privilegia la resa plastica e cromatica. Ma l'esibita vivacità della messinscena non fa che evidenziare, per contrasto, il pessimismo che sottende la vicenda.

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Tratto dall'omonimo libro a fumetti di Daniel Clowes, Ghost World è una commedia dolceamara che mescola leggerezza e cinismo, accenni ironici e spunti irriverenti, intenso vitalismo ed impietosa radiografia sociale. La trama è incentrata sui turbamenti interiori di Enid (interpretata da Thora Birch, reduce da American Beauty di Sam Mendes), una diciottenne divisa tra l'incertezza per il futuro e le ansie erotiche del presente, sullo sfondo di una civiltà metropolitana che mostra inquietanti segni di disfacimento. 

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L'apparato espressivo del film esibisce chiaramente la propria derivazione dall'universo segnico del comic book, a partire dal lavoro svolto sugli elementi profilmici, che, nella composizione dell'immagine, privilegia la resa plastica e cromatica. I luoghi e gli ambienti dell'alienazione urbana (fast-food, negozi, centri commerciali) sono nello stesso tempo "caldi" e stranianti, a sottolineare l'horror vacui di una società che sull'invadenza consumistica ha edificato la propria versione kitsch dell'estetica barocca. I personaggi si impongono innanzitutto nella loro fisicità, grazie anche alla funzione caratterizzante del make-up e dei costumi: ad emergere è soprattutto la multiforme presenza scenica della Birch, il cui corpo si carica più degli altri di un'evidente connotazione fumettistica. Alla definizione di un coerente tracciato audiovisivo contribuisce poi la variopinta colonna sonora, che alterna una miscellanea di brani in gran parte jazz e blues al malinconico ritornello composto da David Kitay, mentre l'agile sceneggiatura (dello stesso Clowes e del regista) ed il semplice ma funzionale lessico cinematografico di Zwigoff (già autore di due documentari, Louie Blouie – 1985 – e Crumb – 1995 -, nonché musicista) conferiscono immediatezza e ritmo alla narrazione.


La vivacità della messinscena non fa che evidenziare, per contrasto, il pessimismo che sottende la vicenda. Il percorso della protagonista, attraversato da una serie di personaggi con i quali non riesce a stabilire un'autentica comunicazione (l'amica Rebecca, più bella e incline al conformismo; il quarantenne Seymour, outsider solitario di cui si innamora; la debole figura paterna, che vorrebbe imporle un'indesiderata matrigna; Roberta, la presuntuosa ma ingenua insegnante d'arte; il timido ed introverso coetaneo Josh), non può che approdare alla perdita di orientamento di chi vive in un contesto che rimanda unicamente a se stesso. E il film ha il coraggio di un finale aperto e non conciliatorio, nel quale Enid, un po' come il Moraldo de I vitelloni (1953, Federico Fellini), abbandona la propria quotidianità per affrontare (chissà come) l'ignoto.


 


Titolo originale: Ghost World
Regia: Terry Zwigoff
Sceneggiatura: Terry Zwigoff, Daniel Clowes (dall'omonimo libro a fumetti di Daniel Clowes)
Fotografia: Affonso Beato
Montaggio: Carole Kravetz-Aykanian, Michael R. Miller
Musica: David Kitay
Scenografia: Edward T. McAvoy
Costumi: Mary Zophres
Interpreti: Thora Birch (Enid), Scarlett Johansson (Rebecca), Steve Buscemi (Seymour), Brad Renfro (Josh), Illeana Douglas (Roberta), Bob Balaban (padre di Enid), Stacey Travis (Dana), Charles C. Stevenson jr. (Norman), Dave Sheridan (Doug), Tom McGowan (Joe)
Produzione: Advanced Medien, Capitol Films, Granada Film Productions, Jersey Shore, Mr. Mudd, United Artists
Distribuzione: Fandango
Durata: 111'
Origine: USA/GB/Germania, 2001


 

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