#Giffoni2017 – Arriva Jon Snow: Kit Harington racconta Game of Thrones

A Giffoni arriva il Jon Snow de Il Trono di Spade. Dalle esperienze teatrali al “prezzo” della popolarità, Harington parla anche del prossimo film di Xavier Dolan, dei ruoli che ha amato e di cinema

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L’arrivo al Giffoni Experience 2017 di Christopher Catesby “Kit” Harington riscalda il cuore, soprattutto femminile, della “Cittadella del Cinema” e si conferma uno degli avvenimenti più attesi dalle migliaia di fan e di giffoners presenti in giuria. Il trentunenne attore londinese, barbetta folta ma curata e abbigliamento casual, percorre lentamente il Blue Carpet travolto dall’entusiasmo e dalle richieste di selfie e di autografi, concede un paio di interviste esclusive alle televisioni e finalmente imbocca l’ingresso della “Sala Sordi” per il Meet the Stars con i fan, mentre nel pomeriggio sarà la volta dell’incontro con i giurati in “Sala Truffaut” e della premiazione con il Giffoni Experience Award 2017.

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Gli Harington sono un’importante famiglia britannica che comprende nobili e pari del regno, la cui genealogia è tracciabile dal 1500. Il padre di Kit è primo nella linea di successione al titolo di 14° baronetto di Harington, la nonna paterna, Lavender Cecilia Denny, era discendente diretta di Carlo II d’Inghilterra. Durante gli anni alla scuola di recitazione Central School of Speech and Drama di Londra, Kit interpreta diversi ruoli in Loves Labours Lost, Orpheus Descending, Pillars of the Community, Three Sisters e Titus Andronicus. Si diploma nel 2008 con un Bachelor of Art in Recitazione. A 21 anni, mentre è ancora studente alla Central, viene

gif critica 2ingaggiato per War Horse diretto da Marianne Elliott e Tom Morris per il ruolo di Albert Narracott che si rivela un grande successo nel West End. Interpreta il ruolo di Albert al National Theatre e al New Theatre di Londra dal settembre 2008 al settembre 2009. Nel 2010 interpreta il ruolo di Ed Montgomery in Posh al fianco di James Norton e Tom Mison al Royal Court Theatre a Londra. Grazie a questo grande successo Kit ottiene parti in varie produzioni accanto a grandi attori. Nel 2012 gli viene offerto il ruolo accanto a quello che è stato il suo primo padre sullo schermo, ovvero Sean Bean, e Adelaide Clemens in Silent Hill: Revelation 3D, diretto da Michael J. Bassett, sequel di Silent Hill (2006).

Il suo primo ruolo principale arriva nel 2014 con Pompei, diretto da Paul William Scott Anderson, con Kiefer Sutherland ed Emily Browning. Ottiene poi una piccola parte, accanto a Jeff Bridges e Julianne Moore, in Seventh Son (2014) del regista russo Sergej Vladimirovič Bodrov. Di recente ha scambiato la mitica Longclaw – la sua spada in Game of Thrones – per una pistola in Spooks: The Greater Good (2015) ispirato alla serie televisiva di grande successo della BBC. Con Alicia Vikander e Taron Egerton prende parte a Testament of Youth (2014), diretto da James Kent e tratto dal romanzo autobiografico di Vera Brittain. Nel dicembre del 2014 Deadline afferma che Kit interpreterà il ruolo principale nel primo film in lingua inglese di Xavier Dolan, ovvero The Death and Life of John F. Donovan, in cui sarà accanto a Jessica Chastain. Nel cast di eccezione figurano anche Natalie Portman, Susan Sarandon, Kathy Bates e Michael Gambon. Dopo diversi rinvii le riprese sono state realizzate in Québec, Canada, da giugno 2016 fino a settembre, e sono terminate dopo una due giorni di riprese a New York. L’uscita è prevista per il 2018. Nel 2015, dopo una settimana di riprese, Kit sostituisce Robert Pattinson in Brimstone, diretto da Martin Koolhoven. Il film è uscito in diversi paesi nel 2017, dopo essere stato presentato in vari festival l’anno precedente, e vede fra i protagonisti Dakota Fanning, Guy Pearce e Carice van Houten. Nel luglio 2014 Harington è stato annunciato come il nuovo volto della collezione Jimmy Choo AW14 che è andata avanti fino alla campagna SS15. Poi, nel luglio 2016, è stato testimonial di un’altra campagna pubblicitaria, quella di Infiniti Q60, che lo ha visto protagonista di due pubblicità: The Tyger ed Emotions Per Millisecond. Il 2016 lo ha anche visto avventurarsi nel mondo del gaming con la comparsa in Infinite Warfare, che fa parte della saga di Call of Duty, in cui ha interpretato il ruolo dell’ammiraglio Salen Kotch e che è uscito il 4 novembre. Di recente invece, a marzo 2017, è stato annunciato come il volto della linea uomo di Dolce & Gabbana.

19424026_10155525088888832_260350322812346408_nIl prossimo progetto di Kit sarà la realizzazione di una mini-serie intitolata Gunpowder, co-prodotta con l’amico Daniel West, la Thriker Films e la Kudos Film and Television. L’attore britannico interpreterà il ruolo del suo antenato Robert Catesby, la mente dietro il piano di far saltare il parlamento inglese, il cosiddetto “Gunpowder Plot” (“Congiura delle Polveri”, 1605). La serie, molto attesa, vedrà fra i protagonisti Liv Tyler, Mark Gatiss e Peter Mullan. La BBC detiene i diritti di distribuzione e le riprese sono già iniziate e tuttora in corso nella zona dello Yorkshire.

Il tema della 47esima edizione del Giffoni Experience è “Into the Magic” e ne Il Trono di Spade la magia è parte integrante del racconto. Cosa significa per te la magia e, se fossi dotato di poteri magici, come li utilizzeresti? “Ho sempre voluto una bacchetta magica. Sono sempre stato un grande fan di Harry Potter. Quindi mi piacerebbe molto interpretare il ruolo di un mago ed apprendere il modo in cui si utilizza una bacchetta magica. Ricordate Voldemort? Ecco, mi sarebbe piaciuto imparare il modo in cui la utilizza e la fa roteare”.

Hai recitato in film di genere molto diverso, dalla commedia al dramma e all’azione. Quale genere cinematografico senti più congeniale alla tua sensibilità interpretativa?Sono molto attratto dall’azione e amo interpretare le scene di combattimento, i duelli con la spada e gli stunt, tutti quegli aspetti più spericolati ed acrobatici delle riprese. Sono affascinato soprattutto dalla fisicità di un ruolo cinematografico: in quei momenti non devi pensare, devi semplicemente metterci il fisico, alla lettera, e agire. E amo molto la commedia. Penso che la vita stessa senza la comicità sia assolutamente noiosa, anzi, dirò di più: più una commedia è demenziale e più la apprezzo”.

Sono soprattutto le domande su Jon Snow ad infiammare i giovanissimi e a suscitare interesse. Ne Il Trono di Spade Jon diventa amico fraterno di Samwell Tarly, un personaggio preso frequentemente di mira per il suo aspetto fisico e per il suo carattere, emarginato e discriminato non solo dai “Guardiani della Notte” ma finanche dal padre. A tale proposito cosa pensi del fenomeno del bullismo e quanto è importante per te aiutare gli altri? “Credo sia una delle cose più belle ed importanti poter essere di aiuto agli altri. Il personaggio di Jon, sia nel libro che nella serie, ha questa caratteristica ed è animato da sano altruismo e dalla tendenza a prendere le difese dei più deboli e degli emarginati. Dobbiamo fare qualcosa per gli altri, non possiamo restare inerti. Sicuramente è una problematica da non sottovalutare quella delle modalità con cui guardiamo l’aspetto estetico e dell’importanza che oggi gli viene attribuita. Dobbiamo imparare a non accettare passivamente l’utilizzo che del corpo fanno molte riviste che ci propinano immagini di modelle sempre più magre. Non si tratta solo del fatto che non è una cosa salutare, penso sia proprio una cosa poco piacevole”. In un videoclip realizzato con i Coldplay in occasione della campagna “Red Nose Day”, Kit Harington viene chiamato Kit Snow. La simpatica circostanza offre al giovane attore il destro per affrontare la questione della popolarità e di un personaggio che rischia di fagocitarlo ed etichettarlo per il resto della vita: “È stato davvero strano. La celebrità è un concetto strano. Ho sempre desiderato di fare l’attore, ma non pensavo alla popolarità. Poi succedono delle cose, si mettono in moto dei meccanismi e di punto in bianco ti trovi ad essere famoso. In un certo senso, mi trovo nella condizione di vivere una doppia vita: sono un po’ Kit e un po’ Jon. Ad un certo punto devi fare i conti con il successo e anche queste sono le conseguenze, ma non è che non mi faccia piacere. In effetti, sto seriamente pensando di cambiare il mio nome in Jon Snow”. Qual è stata la scena più difficile che hai girato e ci puoi raccontare qualche aneddoto divertente in proposito. “Non so se ci sia qualcosa di divertente, ma posso dire che una delle scene più dure da girare ne Il Trono di Spade è stata quella in cui Ygritte muore. Ci sono state tre settimane di riprese in notturna e questa situazione ha fatto sì che fossimo tutti un po’, come dire, emotivamente carichi. Ad un certo punto – immagino conosciate bene la scena – mi giro e vedo Ygritte che mi sta puntando contro una freccia. Nel girarmi sorrido, in realtà non volevo farlo, ma nel rivedere la scena sembrava che la cosa funzionasse e alla fine l’abbiamo tenuta così com’è”.

Come pensi che si sia sentito il tuo personaggio, Jon Snow, nel passare da un ruolo emarginato come il “Bastardo di Grande Inverno di Casa Stark” all’inizio della serie al “Lord Comandante dei Guardiani della Notte” e poi, infine, a Re del Nord? “A differenza di altri personaggi della saga, Jon non ha mai pensato di affermarsi e non ha mai avuto un particolare desiderio di scalare le gerarchie della società. Ecco, questo è proprio uno degli aspetti che preferisco di Jon, la mancanza di quell’ambizione sfrenata che anima tanti altri protagonisti de Il Trono di Spade: quello che ottiene nel corso della serie gli succede e basta, sono solo delle circostanze favorevoli. Penso che Jon ha già ottenuto il massimo di ciò che poteva raggiungere e non credo che nella serie diventerà mai il sovrano dei Sette Regni”.

Jon-Snow-Game-of-Thrones1Uno degli aspetti della serie su cui una parte della critica si è maggiormente concentrata e, in alcuni casi, scagliata è la massiccia presenza di scene crude e violente che non lasciano nulla all’immaginazione. Nella sua esperienza teatrale recente Kit ha preso parte alla rappresentazione dell’opera di Christopher Marlowe La Tragica Storia del Dr. Faustus al Duke of Yorks Theatre nel West End di Londra, con l’adattamento teatrale firmato da Colin Teevan e con la regia di Jamie Lloyd. Anche questa messinscena ha suscitato delle critiche dello stesso tenore. Cosa pensi in proposito, cosa rispondi a queste critiche e perché credi che al giorno d’oggi ci siano ancora persone non abituate a questo tipo di rappresentazione teatrale, televisiva o cinematografica. “Penso che una delle cose più importanti che l’arte dovrebbe consentire e rappresentare sia proprio quella di cercare di andare oltre le barriere. Se non facciamo in modo che ciò avvenga non ci abitueremo mai a questo oltre e a vedere altro. Una delle caratteristiche che ha reso Game of Thrones una serie di grandissimo successo consiste proprio in questo: spingersi oltre i limiti, andare oltre, alzare progressivamente l’asticella della rappresentazione scenica. A volte bisogna prendersi dei rischi, ti può andare bene o meno bene. Game of Thrones questi rischi se li è presi tutti, consapevolmente, talvolta anche in eccesso. Lo stesso dicasi per La Tragica Storia del Dr. Faustus. Ma ritengo che per provocare un’evoluzione anche nell’arte sia necessario assumersi questo rischio, altrimenti non sapremo mai cosa c’è oltre”.

Il giovane attore londinese si sofferma quindi a parlare della tensione e dell’emozione provate sul set del prossimo film di Xavier Dolan, The Death and Life of John F. Donovan, in cui interpreta il ruolo principale e recita accanto ad un cast stellare: un grandissimo onore e, al tempo stesso, una grande opportunità che gli è stata concessa. Lavorare con attori tanto importanti e con un regista del calibro di Xavier Dolan ha rappresentato una grandissima sfida, attoriale e personale. Tanta adrenalina e qualche momento di ansia, ma alla fine ha prevalso il desiderio di mettersi alla prova e di sperimentare qualcosa di nuovo: Nel film interpreto un ruolo che in qualche modo rispecchia molto la mia situazione reale: un divo del piccolo schermo che sta per muovere i primi passi nel mondo del cinema. Questo aspetto della sceneggiatura mi ha molto affascinato. Da una parte mi sono ritrovato nel personaggio e l’ho sentito molto vicino, ma per altri aspetti si tratta di una figura lontana dal mio modo di essere: nel film interpreto infatti un omosessuale e ho cercato di fare del mio meglio per renderlo credibile. Sono sincero, non vedo l’ora di vedere il film da spettatore, sarà presto nelle sale”.

Il cinema italiano non sembra decisamente essere materia di studio per Kit Harington. Al suo silenzio imbarazzato, che solleva l’ilarità della platea, la domanda viene leggermente “corretta”: conosci e apprezzi qualche regista italiano? La risposta di Harington è secca, ma Kit si guarda bene dall’argomentarla: Matteo Garrone. “Ricordo poi un film italiano di molto tempo fa, aveva qualcosa a che fare con le biciclette”: sarà mica Ladri di Biciclette di Vittorio De Sica? “Avrete capito che non conosco molto il cinema italiano”, ammette Harington guadagnandosi l’applauso (e il perdono?) della platea.

In Testament of Youth Harington interpreta un ruolo in un certo senso “poetico” e molto diverso da altri ruoli che ne hanno caratterizzato finora la carriera. Il film è tratto dal romanzo autobiografico di Vera Brittain del 1933, un libro ambientato negli anni drammatici in cui la Gran Bretagna entrò nella Prima Guerra Mondiale e  che parla della storia del grande amore della scrittrice per Roland Leighton, un giovane di animo nobile e amante della letteratura, arruolatosi per il fronte. “A scuola ho studiato questo libro e ho anche letto le poesie dei cosiddetti war poets. In effetti è stato un periodo davvero tragico, ma anche pieno di cose da raccontare e tramandare. Il film vuole rappresentare proprio tutto questo, ho amato molto interpretare quel personaggio e sono dovuto andare a scavare in profondità per capire ed interpretare il ruolo nel miglior modo possibile. Trovo che sia un film bellissimo e, se non doveste averlo ancora visto, vi invito vivamente a vederlo”.

All’inizio della tua carriera c’era un attore che consideravi un tuo modello di riferimento? “Conoscete Ben Whishaw (il Jean-Baptiste Grenouille di Profumo – Storia di un Assassino e il “Q” della saga di James Bond in Skyfall)? Ecco, lui è stato il primo attore che mi ha fatto venire davvero voglia di recitare. Anni fa lo vidi interpretare il ruolo di Amleto e fu allora che decisi di intraprendere questa strada. Sicuramente conoscete, invece, Leonardo DiCaprio ed Edward Norton: mi colpirono soprattutto le loro interpretazioni, rispettivamente, in Romeo + Juliet e La 25a ora”.

d8e02c4cb45c45b99a4736539cdee1d8Che rinunce hai dovuto compiere per portare avanti il tuo sogno di diventare attore? E cosa pensi che avresti fatto se non avessi recitato? “Mi è sempre piaciuto scrivere e continuo tuttora a farlo. Ma è chiaro che la carriera di attore porta via tanto tempo alla scrittura. Posso quindi dire di aver rinunciato a diventare uno scrittore. È difficile conciliare diverse espressioni artistiche e una volta che la mia carriera cinematografica è decollata mi sono concentrato completamente sulla performance. Ma appena avrò del tempo mi piacerebbe ancora scrivere. Se non avessi fatto l’attore penso che sarei diventato un giornalista”.

Di recente Harington è stato a Napoli per girare lo spot di un noto marchio. Cosa si porta dietro di questa esperienza? Dopo tutto, il calore partenopeo non è propriamente la stessa cosa del freddo di “Grande Inverno”! “Ho notato che ai Napoletani piace molto ballare. Quanto al fatto di girare uno spot non è così semplice, in un certo senso ti senti come qualcuno che sta vendendo la propria anima al Diavolo. Non sempre esperienze simili ti lasciano sensazioni positive, ma anche quello è lavoro. Anzi, in quel caso, è solo lavoro. Per fortuna, Napoli mi ha fatto dimenticare che stessi dannando la mia anima. Vi ho passato dei giorni davvero meravigliosi, ho visitato piazze e musei, mangiato ottimi dolci. È una città piena di vita”.

Ci daresti qualche anticipazione sul finale della saga? Chi salirà sul Trono di Spade? O, quanto meno, chi a tuo giudizio avrebbe le qualità per governare in modo equo e saggio i Sette Regni? “Dico Tyrion Lannister, anche in considerazione del modo in cui è dovuto crescere e di tutto ciò che ha dovuto sopportare. Credo che sarebbe la persona più adatta. Ma nessuno di noi conosce ancora l’epilogo della saga”.

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