Gino Soldà. Una vita straordinaria, di Giorgia Lorenzato, Manuel Zarpellon

Docufiction sulla vita di Gino Soldà, leggenda dell’arrampicata e della montagna. Anche se la parte fiction non convince totalmente, il registro doc resta invece a tratti emozionante.

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Docufiction sulla vita di Gino Soldà, leggenda dell’arrampicata, ma non solo, sciatore e alpinista di grande spessore sportivo (ha partecipato nel 1932 alle Olimpiadi come fondista), divenuto un esempio assoluto per la sua polivalenza e multidisciplinarità. Nato nel 1907 nelle sue adorate Dolomiti, è stato tra i primi in assoluto a conquistare le pareti più temibili del mondo, quali Sassolungo, Marmolada, la Cima Ovest di Lavaredo (di quest’ultima conquista si rivedono tra il girato di repertorio, immagini del famoso documentario del 1960, Direttissima, in cui il vicentino è protagonista di una delle più difficili ascensioni). Gino Soldà è stato anche uno sperimentatore. Basta ricordare la sua ricerca sulle scioline e le sue formule tirate fuori per nuove misture e il suo approccio totalmente autodidatta sia nell’affrontare le sfide più temibili, sia nel fornirsi artigianalmente tutti gli strumenti e materiali necessari alle scalate. Ha partecipato alla spedizione sul K2 del 1954 a 47 anni. Inoltre, durante la Seconda Guerra Mondiale, Soldà è stato convinto antifascista facendo parte dei partigiani nel 1943 e costituendo a Valdagno, provincia di Vicenza, uno vero e proprio battaglione di resistenza. Dopo l’8 settembre, infatti, l’alpinista Soldà entra in clandestinità e diviene il partigiano “Paolo”, impegnato in prima linea nella lotta di liberazione.

Gino Soldà è stato un educatore, soccorritore, guida della montagna per tutti gli amanti della conquista delle vette, dove l’uomo sente scandire i battiti dell’eternità. Nel 1963 sulle Piccole Dolomiti, l’anno dopo aver salvato il medico privato del presidente Kennedy, ritorna con lo stesso a fare una salita di VI grado e ancora oggi quella parete si chiama “Punta Kennedy”, dopo aver ricevuto un encomio e una lettera di ringraziamenti dallo stesso JFK. Gli autori Giorgia Lorenzato e Manuel Zarpellon amalgamano documentario e fiction nella ricostruzione. Alle immagini di repertorio, l’intervista dell’alpinista Simone Moro alla nuora di Soldà, Giannina Cegalin, le riprese di una arrampicata di Simone Moro con un suo collega, quasi a voler ripercorrere idealmente i percorsi di Soldà, si fondono gli ultimi due giorni di vita, 7 e 8 novembre 1989, in chiave fiction, di Gino (interpretato da Mario Zucca), nella sua casa di montagna in compagnia della moglie (interpretata da Marina Thovez). Stava preparando, con la macchina da scrivere, qualcosa da presentare ad un giornalista che da tempo chiedeva un’intervista sugli anni della guerra, su cui Gino era restio a ritornarci per i fantasmi che spesso tornavano a sconvolgere i ricordi.

Ecco, proprio nella parte fiction probabilmente l’opera perde un po’ di interesse. C’è da aggiungere però che non era affatto semplice trovare il giusto equilibrio nel racconto doc e quello recitativo. Infatti si sente un certo affanno ma che in fondo non compromette totalmente lo spirito del lavoro. Resta convincente ed emozionante soprattutto nel registro doc la passione e il trasporto degli interpreti nel porsi dinanzi ad un mito, andando a scovare diversi aneddoti e svariate storielle, senza mai dimenticare i veri insegnamenti che ci ha lasciato Gino Soldà: riconoscere i propri limiti e capire quando è il momento di fare un passo indietro anche se la montagna, appunto, insegna a guardare in su e a salire, perché soltanto dall’alto arriva la forza.

 

Regia: Giorgia Lorenzato, Manuel Zarpellon
Interpreti: Guido Laurjni, Simone Moro, Mario Zucca, Marina Thovez, Giannina Cegalin Soldà
Distribuzione: Mescalito Film
Durata: 66’
Origine: Italia, 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
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Il voto dei lettori
3.8 (5 voti)
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