Giovani, carini e disoccupati, di Ben Stiller

Non è solo un film ma parte della compilation della nostra vita. Ed è per questo che nel corso degli anni diventa non solo rappresentativo dei Nineties ma epocale. Oggi, ore 23.20, Premium Emotion

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E si chiedono perché noi nei nostri vent’anni ci rifiutiamo di lavorare ottanta ore a settimana in modo che così possiamo permetterci di comprare le loro BMW. Perché non siamo interessati alla contro-cultura che hanno inventato, come se non li avessimo visti barattare la loro rivoluzione per un paio di scarpe da corsa. Ma rimane la domanda, cosa faremo ora? Come possiamo riparare tutti i danni che abbiamo ereditato? La risposta è semplice… non lo so“.

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(Discorso di Lelaina durante il diploma all’inizio del film)

 

Forse non è il miglior film di Ben Stiller. Ma è uno di quelli più rappresentativi di quel decennio. Giovani, carini e disoccupati è forse l’American Graffiti degli anni ’90. Stavolta c’è una videocamera che cerca di immortalare quel tempo di una giovinezza da afferrare. E dentro il film potrebbe esserci il cuore di un continuo e intimo documentario. Dove i tre protagonisti, ma anche la stessa Lelaina (con Winona Ryder al massimo per intensità e seduzione) sembrano raccontarsi. Desideri, fiducia verso il futuro. Ma anche la paura, sempre, di essere costretti a rinunciare ai propri sogni e di doversi accontentare.

Houston. Quattro amici, dopo l’università, si ritrovano nel mondo adulto. Lelaina (Winona Ryder), è un aspirante filmaker e lavora i un emittente tv. Troy (Ethan Hawke) canta in un complesso rock e passa da un lavoro all’altro. Vicky (Janeane Garofalo) è commessa in un negopzio di abbigliamento e ottiene una promozione mentre Sammy (Steve Zahn) non sa confessare ai suoi che è gay. Tra i primi due c’è attrazione anche se non se lo dicono. A complicare il loro rapporto c’è Michael (Ben Stiller), produttore di una trasmissione a target giovanile.

Non è solo un film. È la compilation di una parte della nostra vita. Che parte a bomba con Hey Song. Rock’n’ Roll Part II di Gary Glitter ma ha uno dei suoi momenti epocali nella scena in cui le due protagoniste cantano e ballano My Sharona dentro Food Mart. Che quasi anticipa il bellissimo Alta fedeltà di Stephen Frears. Sì, si può parlare della propria vita attraverso la musica. Con inquadrature che segnano disegnare la forma di un disco. Come quella di Lelaine distesa sul letto. Forse Stiller, al suo primo lungometraggio come regista, stava ancora mettendo appunto quei meccanismi comici che poi esploderanno in Zoolander. E la dimensione più astratta ancora non è compiuta come il suo film migliore come cineasta, I sogni segreti di Walter Mitty. Però Giovani, carini e disoccupati è già trascinante ed esplosivo anche nei colori densi della fotografia di Emmanuel Lubezki, qui al suo primo film statunitense, che sembra portare dentro anche parte delle atmosfere del primo Cuarón. In più c’è tutto il rapporto tra Lelaine e Troy. Fatto di inganni con se stessi, gelosie nascoste (lui che l’aspetta sveglio a casa, lei che diventa perfida quando lui torna a casa a riprendersi le ultime cose con una nuova compagna) ma con un bacio, anche stile MTV, tra i più erotici di quel decennio. E che soprattutto lascia il segno nel finale. Dove Ethan Hawke sembra quasi aspettare Linklater per Prima dell’alba l’anno dopo.

hoMa c’è anche una sottile crudeltà. Nei dialoghi. In quella scena del film rimontato di Lelaine dall’emittente di Michael. Sembra quasi un momento alla Pietrangeli. Con un effetto simile alla Sandrelli presa in giro in Io la conoscevo bene. Perché forse alla fine Giovani, carini e disoccupati è una continua confessione. I protagonisti guardano in macchina solo nel documentario di Lelaina. Ma in realtà la cercano continuamente. Anche quando citano Nick mano fredda. O si incartano per definire la parola ‘ironia’ mentre l’ascensore si chiude.

Si, è vero, siamo d’accordo. Ci sono film generazionale più belli di Giovani, carini e disoccupati. Come alcuni che però scompaiono. Tra questi Allan Moyle. Stiller forse ha guardato dalle parti del suo Pump Up the Volume. Ed Empire Records, l’anno dopo Giovani, carini e disoccupati poteva essere anche un film gemello. Però poi c’è il tempo che è impietoso per alcuni e generoso con altri. E il film di Stiller diventa sempre più fondamentale. Per come ha mostrato i timori del decennio precedente (l’Aids). Per come si diventa impermeabili difronte al dolore e il lutto (la malattia e poi la morte del padre di Troy). Per come già si parla di precarietà economica. Sembra ancora lontanissima. Ma anticipa quasi la grande recessione iniziata nel 2008. E i sentimenti sembravano correre anche troppo veloci. Prima dei social. Ora Lelaina che resta stesa sul divano, non si cambia il pigiama, guarda la tv e fuma le sigarette per giorni invece mostra come Giovani, carini e disoccupati è un cinema che ha necessità di prendersi il suo tempo. Di fermarsi. Di aspettare che la protagonista si rialzi dalle sue cadute. Per poter di nuovo ripartire.

 

Titolo originale: Reality Bites
Regia: Ben Stiller
Interpreti: Winona Ryder, Ethan Hawke, Janeane Garofalo, Steve Zahn, Ben Stiller, Joe Don Baker
Durata: 99′
Origine: USA, 1994

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3.71 (7 voti)
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