Giurato Numero 2, di Clint Eastwood

Ancora una volta tutto si decide sulla soglia tra vita privata e dovere comunitario: più che Lumet, dalle parti di Friedkin o una versione legal di Trap di Shyamalan. Un’altra lezione di sguardo

-----------------------------------------------------------------
REGALA UN CORSO DI CINEMA!

-----------------------------------------------------------------
--------------------------------------------------------------
Scuola di Cinema Triennale – Unisciti al Set: l’Anno Accademico è Ancora Tutto da Girare!

--------------------------------------------------------------

Sulla soglia – letterale, domestica – tra vita privata e doveri comunitari si gioca moltissimo del cinema di Clint Eastwood, da sempre e fordianamente, dallo stadio di San Francisco del finale del Caso Scorpio fino a Gran Torino o al recente Richard Jewell (per non dire di Flags of our fathers, American Sniper o Assalto al treno…): in ognuno di questi casi, di fronte al giudizio della nazione a fare la differenza è quel tentennamento che ci rende umani, quell’istante di smarrimento (in questo, il processo raccontato in Sully rimane forse l’enunciato più cristallino del teorema), quella frazione di secondo in cui bisogna impugnare una posizione etica, un principio e un ideale più grandi – ed è tutto in quell’attimo di sospensione su cui si chiude, ancora una volta davanti ad una soglia e a due volti risoluti che sembrano quasi quelli di un duello, il senso di Giurato Numero 2, il nuovo film di Eastwood che arriva in sala dopo aver strappato una uscita limitata nei cinema a Warner, che lo aveva pensato per la distribuzione direttamente su piattaforma.
Ed è a tutti gli effetti un film “piccolo”, girato secondo la proverbiale essenzialità formale e produttiva che caratterizza lo stile Malpaso, un court drama che per secchezza fa tornare alla mente l’ultimo William Friedkin di The Caine Mutiny Court-Martial (anche lì, come in questo caso, con Kiefer Sutherland), ma dove il grande regista rinnova la sua capacità sempre impressionante di lavorare di sfumature, di intendere cioè le scelte di fotografia (ad opera del collaboratore degli ultimi Eastwood, Yves Bélanger) e l’intero strumento del montaggio (dell’inossidabile Joel Cox, al fianco di Clint sin dagli anni ’70) come puri elementi morali.

Ecco, Eastwood in carriera di processuali ne ha lambiti parecchi, anche quelli “nascosti” come Fino a prova contraria, Changeling Mezzanotte nel giardino del bene e del male. Ma stavolta, più che all’immancabile Lumet, Giurato Numero 2 assomiglia in maniera quasi paradossale all’ultimo Trap di M. Night Shyamalan, nell’ottica in cui tratteggia un protagonista, il Justin di Nicholas Hoult, che sin da subito è il nostro conduttore falsato dentro la vicenda del film, e ogni elemento dell’immagine, la luce e l’ombra, sembra mutare seguendo le stesse oscillazioni con cui si rincorrono in noi le opinioni sul personaggio: Eastwood moltiplica gli “sdoppiamenti”, i ravvedimenti e i voltafaccia non solo in Justin ma nel procuratore distrettuale di Toni Collette, nel giurato-detective di JK Simmons (che personaggio incredibile, il poliziotto in pensione diventato fioraio insieme alla moglie mai in scena ma sempre interpellata, come la moglie di Colombo…), nella consorte del protagonista… in fin dei conti, più che il verdetto di colpevolezza o innocenza dell’imputato, qui – come sempre in Eastwood – importa capire se fidarsi o meno del nostro eroe (costantemente dipinto come premuroso, generoso, altruista, attento al prossimo), della promessa che ha fatto alla sua famiglia e a se stesso, se abbia tentennato o meno davanti a quel drink (tutti i flashback del film non sono mai chiarificatori né risolutivi).
La responsabilità del singolo nei confronti del sistema tutto e del suo nucleo familiare, il peso della verità e l’impossibilità di stabilirne una versione univoca e universale, il destino che ci mette di fronte alle scelte più abissali: a 94 anni Eastwood gira un compendio della filosofia che ha innervato le sue parabole per 50 anni, un apologo in realtà molto meno “innocuo” di quanto possa lasciar pensare l’andatura compassata dell’opera – in questa galleria di ritratti di variopinta umanità di provincia e pregiudizi connessi, il peccato peggiore di tutti resta comunque quello della neutralità, dell’imparzialità, dell’indifferenza.

Titolo originale: Juror #2
Regia. Clint Eastwood
Interpreti: Nicholas Hoult, Leslie Bibb, J.K. Simmons, Zoey Deutch, Toni Collette, Kiefer Sutherland, Gabriel Basso, Chris Messina, Amy Aquino, Cedric Yarbrough, Drew Scheid, Adrienne C. Moore, Hedy Nasser, Jason Coviello, Francesca Eastwood
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Durata: 114′
Origine: USA, 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4
Sending
Il voto dei lettori
2.52 (31 voti)
----------------------------------------------------------
Regala la Gift Card di Sentieri selvaggi

----------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    ----------------------------
    Sostenete Sentieri selvaggi!


    ----------------------------