"Gli amici del bar Margherita", di Pupi Avati

gli amici del bar margherita di pupi avati

Il regista ci riporta dentro un microcosmo bolognese del 1954 ma non ricrea un’epica del mondo dei bar. Una serie piccole storie fa sentire l’assenza di un fulcro centrale attorno al quale si possa compattare l’intera pellicola.

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gli amici del bar margherita di pupi avati
Nella Bologna del 1954 il bar Margherita, su via Saragozza, è luogo di ritrovo per un gruppo di amici. Le donne, il calcio, il biliardo e le piccole manie personali di ciascuno costituiscono gli argomenti di conversazione. Taddeo è il più giovane e aspira ad entrare nell’entourage il suo racconto accompagna la narrazione.
Pupi Avati chiude ancora una volta il suo interesse su Bologna e vuole comporre un’elegia sul mondo del bar come luogo di ritrovo maschile negli anni cinquanta. Lo sguardo benevolo su quel mondo non è sempre sufficiente a restituire le atmosfere divise tra goliardia e leggera cattiveria. Se da una parte esistono le regole da rispettare per essere ammessi a fare del sodalizio e che il giovane Taddeo enuncia all’inizio del film, è anche vero che queste non sono sufficienti a fare emergere quella forte coralità della storia e che potrebbe diventare uno dei fondamenti del film per ricreare quell’epica, alla quale tende, del tempo dei bar. L’assemblaggio delle storie, seppure supportate da un cast di tutto rilievo tra i quali Abantantuono e Lo Cascio primeggiano per sensibilità recitativa il primo e per adattamento ad un personaggio al di fuori del proprio solito repertorio il secondo, non è sufficiente a compattare il film imponendone un centrale punto di vista. È come se manchi un’idea forte, un nucleo centrale attorno al quale la pellicola e le storie parallele possano trovare sede e fondamento. Per cui se Gli amici del bar Margherita raggiunge picchi di emozione, in cui l’umanità dei personaggi emerge (l’incontro alla stazione tra Bep,
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luigi lo cascio in Gli amici del bar margheritaTaddeo e Al o alcuni momenti dello scherzo tirato a Gian), è anche vero che tutto si sussegue in un procedere narrativo che se trova unità temporale, non ritrova quella unità drammaturgica necessaria. La compressione della durata nei rigorosi 90 minuti quasi canonici, ha nuociuto al film che avrebbe avuto, forse, necessità di maggiore respiro per entrare con più forza drammatica all’interno di queste storie. Avati è come se abbia avuto la fretta di raccontare, l’urgenza di mostrare e sotto questo profilo nulla di male, ma una urgenza incontrollata restituisce un’immagine di superficialità che solo una scrittura a tratti vivace non fa sconfinare nel solito macchiettismo all’italiana. Nelle interviste che il regista bolognese ha rilasciato più volte ha insistito sulla maggiore libertà e deresponsabilizzazione dei giovani di quell’epoca rispetto a quelli di oggi. Purtroppo però dal film questa riflessione non può emergere. La precisa ambientazione temporale, infatti, non è sufficiente a contestualizzare le storie che appaiono, invece, avulse dal mondo circostante e prive di riferimenti storici o di cronaca che possano aiutare la riflessione anche nei termini autobiografici sulle cui tracce la narrazione si sviluppa. Il film, quindi, privato di un lavoro del genere fa restare estranea e solo sulla carta questa volontà. La materia resta confinata alla goliardica dissipazione del tempo che non trova un adeguato contraltare da ipotizzare all’interno del contemporaneo contesto sociale.
Gli amici del bar Margherita, nel suo piccolo, per parafrasare il tormentone di Al, non fonda l’epica del mondo dei bar, non racconta la Bologna del 1954, ma solo una serie di storie di quella città, all’interno di questo microcosmo “esclusivo” che non sembrano volere coltivare la memoria, quanto piuttosto aggiungersi ad un immaginario catalogo di volti dei quali si riesce a ricordare a mala pena il profilo.
 
 
Regia: Pupi Avati
Interpreti: Diego Abatantuono, Luigi Lo Cascio, Gianni Cavina, Laura Chiatti, Neri Marcorè, Fabio De Luigi, Gianni Ippoliti, Claudio Botosso, Katia Ricciarelli, Pierpaolo Zizzi.
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 90’
Origine: Italia 2008

 

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Il trailer

 

 

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