Gli indifferenti, di Leonardo Guerra Seràgnoli

Seragnoli riadatta l’opera di Moravia ambientandola ai giorni nostri. Il risultato è un film sterile che non indaga a fondo i suoi protagonisti. Su Prime Video

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Sarebbe fin troppo facile e scontato giocare col titolo per esprimere la sostanziale indifferenza in cui ci ha lasciati il film di Leonardo Guerra Seràgnoli. Ma è esattamente lo stato in cui ci siamo ritrovati a vegetare per tutti gli 85 minuti di durata. Il registariadatta il romanzo d’esordio di Alberto Moravia, già portato sul grande schermo nel 1964 da Francesco Maselli e da Mauro Bolognini in tv nel 1988, epurandolo però del contesto politico che faceva da sfondo e movente alle vicende letterarie, e trasportandolo ai giorni nostri per mezzo degli smartphone e di un pallido accenno al mondo degli streamer professionisti che dovrebbero bastare a dare forma e sostanza ad un contesto di per sé asettico.

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La trama ricalca l’originale: Maria Grazia (Valeria Bruni Tedeschi) è una vedova in rovina dell’alta borghesia capitolina. Le è rimasto solo l’attico in cui vive con i due figli Carla e Michele. A completare il quadro si aggiungono Leo (Edoardo Pesce), amante di Maria Grazia, che nel tempo le ha prestato del denaro per saldare i suoi debiti, con l’unico scopo di impossessarsi dell’attico e sedurre la diciottenne Carla. E poi Lisa (Giovanna Mezzogiorno), amica di famiglia che intrattiene una relazione clandestina col giovane Michele.

In un susseguirsi strascicato di dialoghi senza spinta se non i picchi isterici di Valeria Bruni Tedeschi, che torna a vestire i soliti e comodi panni di una donna ben oltre l’orlo della crisi di nervi, il film è costituito da scene che appaiono slegate tra loro, tanto che l’ambientazione domestica sembra essere l’unico collante a tenerle insieme. L’apatia e il distacco di cui i personaggi si fanno portatori, si riflette sull’atmosfera generale del film, che non potendo trovare slanci vitali in un contesto familiare arido di calore e valori morali, non riesce nemmeno nell’intento di denuncia o amara presa di coscienza perché totalmente avulso dal presente. In questo modo la critica antiborghese di fondo all’opera di Moravia si tramuta in una narrazione sterile, agghindata a sontuosa passerella che affonda sulle meschinità dei suoi protagonisti senza sfiorarne le fragilità e le sofferenze. Sul finale Seràgnoli vira rispetto al testo letterario, cercando la drammaticità nell’abuso, che diventa il mezzo col quale risvegliarsi dal torpore, per cercare un dialogo, una connessione. Ma il dolore lacerante della violenza come unica via salvifica rispetto ad una vita passiva e svuotata di emozioni, assume l’aspetto ambiguo dell’espiazione di una colpa, aggravata dalla reazione imperturbabile di Maria Grazia davanti alla confessione della figlia.

 

Regia: Leonardo Guerra Seràgnoli
Interpreti: Valeria Bruni Tedeschi, Edoardo Pesce, Vincenzo Crea, Beatrice Grannò, Giovanna Mezzogiorno, Awa Ly, Blu Yoshimi, Denise Tantucci
Distribuzione: Vision Distribution
Durata: 85′
Origine: Italia, 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
1.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
2.67 (6 voti)
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