Gli uomini d’oro, di Vincenzo Alfieri

Dopo I peggiori, un super-hero movie fatto in casa che guardava a James Gunn, Alfieri torna dietro la macchina da presa con Gli uomini d’oro e, questa volta, punta all’heist movie.

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Torino, dopo i fasti dell’epopea craxiana ,si è dovuta risvegliare di colpo anche dall’effimero sogno berlusconiano. Neanche le vittorie cannibali della prima Juventus di Marcello Lippi, semplici omeopatie per cuori proletari, riescono a distrarre dalle politiche di un governo costretto a legare le mani di un paese euforico. La riforma delle pensioni di Lamberto Dini arriva come una doccia fredda sui sogni esotici di tanti aspiranti baby pensionati, che forti dei loro diciannove anni di contributi, si sentivano sicuri di un caldo futuro sulle spiagge del Costarica. Luigi, impiegato delle poste, è una delle tante “vittime” di questo maledetto governo “non eletto da nessuno”. Trovarsi, all’improvviso, di fronte la certezza di vivere per sempre in un posto dove il freddo ti mangia le ossa, per un orgoglioso napoletano come lui, è una paura troppo grande. Eppure la soluzione sarebbe lì a portata di mano, in quel portavalori postale che ogni giorno è costretto a trasportare per le grigie strade torinesi… Si sa, un uomo senza via di uscite è capace di tutto e quando, in determinati periodi storici, la disperazione è merce diffusa, è facile trovare complici disposti a imbarcarsi in un folle piano criminale. Luigi, insieme all’amico di sempre Luciano, al frustrato collega Alvise e al pugile fallito Nicola, si imbarca nel colpo perfetto che trasformerà tutti loro in uomini d’oro.

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Vincenzo Alfieri, nella sua breve carriera di regista, ha dimostrato di voler flirtare con generi internazionali, cercando un respiro commerciale ambizioso anche se stonato. Dopo I peggiori, un super-hero movie fatto in casa che guardava a James Gunn, Alfieri torna dietro la macchina da presa con Gli uomini d’oro e, questa volta, punta all’heist movie. Lasciandosi guidare dalla cronaca, citata e tradita a più riprese, il film insegue un ritmo action capace di coinvolgere il pubblico nelle avventure dei suoi antieroi per caso. Le aspirazioni di Alfieri sono evidenti. Una sceneggiatura che si complica dietro diversi pov e piani temporali e una ricostruzione storica 90s ostentata ma spesso piegata alle esigenze artistiche del regista (il sapore di molte scene è più attuale di quello che ci si aspetterebbe in un film comunque in costume) sono solo due dei tanti elementi che portano Gli uomini d’oro su un piano produttivo insolito per il panorama italiano ma difficilmente competitivo in un immaginario collettivo bombardato da prodotti televisivi e cinematografici globali. È un prodotto che ha il coraggio di raccontare una storia senza scadere nel comico, vuole abusare dei volti riconoscibili della commedia nostrana (De Luigi, Leo, Morelli) sfigurandoli in ruoli inediti nella loro carriera, esasperandone i lati grotteschi o sbagliati. Lo sforzo registico, narrativo e concettuale è, sinceramente, ammirevole ma il risultato finale sconta la distanza tra intenzioni e risultati.

Pur coinvolti in ruoli decisamente diversi dal solito, interpretati con grande trasporto e dedizione, De Luigi e Morelli non riescono fino in fondo a liberarsi della propria maschera. Vittime di una carriera inflazionata da film e interpretazioni sempre uguali, i due attori non si smarcano dalla loro immagine, risultando spesso goffi e caricaturali. Edoardo Leo, invece, collegamento vivente con la saga di Smetto quando voglio (riferimento evidente ed abusato del film), forte di un’esperienza recitativa più variegata, dà al suo ex-pugile credibilità. Il problema di fondo, lo stesso che ha colpito l’ultima carriera di Guy Ritchie e dei tanti epigoni di Tarantino, è la presunta necessità di creare personaggi iconici, gangster kitsch e ruoli instant cult per avere una sorta di legittimità di genere. Il boss/sarto interpretato da Gianmarco Tognazzi (sempre esempio di una professionalità recitativa encomiabile) è l’esempio di questa presunzione. Un tentativo da guardare con simpatia e supporto ma che, se portato all’estremo, crea solo confusione.

 

Regia: Vincenzo Alfieri

Interpreti: Fabio De Luigi, Edoardo Leo, Giampaolo Morelli, Giuseppe Ragone, Mariela Garriga, Matilde Gioli, Susy Laude, Gian Marco Tognazzi
Distribuzione: 01 Distribution

Durata: 110’
Origine: Italia, 2019

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
2.71 (7 voti)
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